MotoGp | Le pagelle di fine anno.
9 Dicembre 2019Marc Marquez 10-: Una stagione perfetta, il suo titolo non è stato praticamente mai in discussione. 12 vittorie e 6 secondi posti, un potere inattaccabile per nessuno, una sola macchia: la caduta ad Austin che interrompe il suo dominio in terra americana. Per il resto nulla da aggiungere, commentare la sua stagione è fin troppo semplice e scontato. Alieno.

Andrea Dovizioso 7,5: Lui c’è, la Ducati meno. 2 vittorie e 9 podi il bottino finale, che lo proiettano a -151 punti da Marc Marquez, un po’ troppi. L’impressione è che con una Ducati all’altezza sia in grado di dire la sua, si riconferma secondo nel mondiale, ovvero primo degli umani.

Maverick Vinales 8: Un’ottima seconda parte di stagione, parallela alla crescita della sua M1. Dal successo di Assen si è sbloccato mentalmente e ha iniziato a guidare davvero bene. Con una Yamaha all’altezza può giocarsi il mondiale, nel suo 2019 ha trovato una buona dose di costanza.

Alex Rins 7: 2 vittorie e 3 podi. Basterebbe questa statistica per sintetizzare la stagione dello spagnolo. Veloce sì, ma troppo incostante. Ha raccolto meno di quanto ci si aspettava dopo il Qatar e Austin. Diciamo che così non va benissimo, ma il binomio tra lui e la Suzuki ha un ottimo potenziale.

Fabio Quartararo 8: Il “Rookie of the Year” ha sorpreso tutti, anche i più scettici. Una grande prestazione condita da sei Pole Position e 7 podi, che per un ragazzo alle prime armi con una MotoGp non è un bruttissimo bottino. In conclusione si può dire che è mancata solo la ciliegina sulla torta: la vittoria.

Danilo Petrucci 5: La sua stagione è da dividere in due, prendendo come spartiacque la straordinaria vittoria del Mugello. Dopo il nulla. Una stagione molto deludente, che lascia agli appassionati italiani molti dubbi sul suo proseguo in MotoGp. Mai in palla, è caduto sotto il peso della pressione.

Valentino Rossi 4,5: Una delle peggiori stagioni della sua carriera. Che a dire la verità era partita molto bene, con il secondo posto di Austin che ad oggi riecheggia tra i ricordi dei suoi tifosi come una delle ultime possibilità di tornare al successo. Per tutto l’anno soffre la mancanza di grip al posteriore e, mentre negli anni scorsi rappresentava comunque la miglior Yamaha, quest’anno i problemi sembrano presentarsi solo sulla sua M1, navigando spesso dietro ai suoi colleghi. Tirando le somme non si può etichettare il 2019 come un’annata positiva.

Jack Miller 7: La sua è un’ottima stagione, a bordo della sua Ducati Pramac lotta spesso con i due piloti ufficiali, portando a casa anche 5 podi. Inoltre è il pilota più divertente e più “ignorante” dell’intera griglia, che in un ambiente così non è male. Paga qualcosa nella gestione delle gomme, con delle prime parti da gara sempre veloci, salvo poi indietreggiare come un gambero sul finale. Dettagli da migliorare, ma grande stagione.

Cal Crutchlow 6: Stagione con pochi alti e tanti bassi. 3 podi finali e troppe cadute, si prepara all’ultima stagione in MotoGP senza particolari ambizioni dopo che l’Honda l’ha privato della Repsol ufficiale, affidandola al piccolo Marquez.

Franco Morbidelli 6: Il paragone con il suo compagno non regge, ma il Morbido ha pagato di sicuro il passaggio da un’Honda ad una Yamaha. La sua nel complesso è stata una buona stagione, è mancato il podio che, sono sicuro, arriverà il prossimo anno.

Pol Espargaro 7: 100 punti tondi tondi, l’ennesima ottima stagione del pilota spagnolo, che si conferma un buon pilota. Quest’anno gli è mancato solo l’acuto che l’ha contraddistinto le passate stagioni.

Pecco Bagnaia 5,5: Non una stagione semplicissima per il campione del mondo 2018 della Moto2. Annata di studio, si è tolto lo sfizio di lottare per il podio in Australia. “Il ragazzo si farà.”

Andrea Iannone 5,5: Ci si aspettava qualcosa in più dal pilota di Vasto, la verità è che l’Aprilia al momento è il peggior mezzo del lotto.

Jorge Lorenzo S.V. : Dargli un voto sarebbe alquanto inutile, perché il vero Jorge quest’anno non è praticamente mai sceso in pista, se non a Barcellona. Da apprezzare il coraggio con cui si è ritirato, il che gli fa davvero onore, soprattutto per un pilota così vincente. Alla fine quel tanto voluto “dream team” ha segnato la sua fine.
