Giorgio Pantano – La storia dell’Italiano che fece il percorso inverso.
13 Gennaio 2021E’ il 7 marzo 2004. All’Albert Park, sulla griglia del Gran Premio d’Australia che aprirà le danze del 55° campionato di Formula 1, ci sono quattro italiani. Jarno Trulli è sulla sua Renault, in nona posizione, poi c’è Giancarlo Fisichella sulla Sauber che scatterà dalla quattordicesima piazza e giù, in fondo, ultimo, Gianmaria Bruni al volante della Minardi. Ma c’è un altro italiano, occupa la sedicesima piazza proprio dietro al suo compagno di squadra, Nick Heidfeld; quell’italiano, proveniente da un paesino del padovano, è un volto nuovo su quella griglia.
Quel giorno, almeno ai più informati, il nome diceva qualcosa: aveva già fatto due test con la Benetton nel 2000. Chi è? Giorgio Pantano.
Pantano nasce nel 1979 a Conselve, in Veneto; a nove anni esordisce nei Kart vincendo otto campionati in undici anni laureandosi anche campione mondiale junior nel 1993 e 1994. Nel 2000 corre nella Formula 3 tedesca che vince con 3 vittorie e 10 podi. Nel 2001 approda nella Formula 3000, la categoria propedeutica per la F1 che aveva sostituito la Formula 2 nel 1985. Cambia tre volte team in tre anni riuscendo a conquistare, nel 2002 e nel 2003 il secondo e poi il terzo posto finale.



Per il 2004 viene ingaggiato dalla Jordan correndo la sua prima (e unica) stagione in Formula 1 dove, peraltro, non conquisterà punti ma collezionerà 8 ritiri in 14 gare senza mai ottenere più di un 13° posto in gara. Campionato durante il quale sarà sostituito per quattro gare (l’ottavo round in Canada e le ultime tre in Cina, Giappone e Brasile) dal tedesco Timo Glock che riuscì anche a conquistare due punti.
È il 2005. La FIA introduce, al posto della F3000, la nuova serie cadetta GP2 nella quale Pantano militerà per 4 anni, dal 2005 al 2008. La stagione 2005 è una stagione molto altalenante: l’italiano, alla guida della Super Nova Racing, conquista 6 podi (3 secondi e 3 terzi posti) ma conclude fuori dai punti in ben 13 occasioni (di cui 2 ritiri). Riesce comunque ad arrivare complessivamente 6° nella classifica piloti dietro al suo compagno di squadra, Adam Carroll. I loro punti porteranno la scuderia ad arrivare 3° nel campionato costruttori.


Dal settimo round del 2006, Pantano sostituisce il connazionale Luca Filippi alla guida della FMS International concludendo 5° in campionato e vincendo anche tre gare. Per il 2007 viene ingaggiato dal team di Adrian Campos insieme a Vitalji Petrov. Concluderà il camponato in terza posizione dietro a Glock e Di Grassi. Petrov è invece molto indietro, solo 13°. L’anno successivo Pantano corre per la Racing Engineering ottenendo quattro vittorie e tre terzi posti incassando però anche una una squalifica durante Gara 1 del GP del Belgio (un contatto con Di Grassi) che lo porta a essere escluso per Gara 2. Nonostante ciò, il sabato successivo, a Monza, riesce a vincere matematicamente il campionato dal momento che il suo rivale al titolo, Bruno Senna, chiuse Gara 1 con un quinto posto, non abbastanza per tenere vive le speranze mondiale. Pantano divenne così il primo Italiano a vincere la GP2 con 76 punti. La Racing Engineering non riuscì a conquistare però il titolo costruttori concludendo solo quarta, complice un secondo pilota (Javier Villa) nettamente inferiore a Pantano come risultati (Villa concluse il campionato in 17° posizione).
Pantano continuerà poi la sua carriera correndo prima nella SuperLeague Formula (2009) e poi nell’Auto GP l’anno successivo. Fra il 2011 ed il 2012 corre qualche gara in Indycar senza mai agguantare un contratto a tempo pieno ma accontentandosi di alcune sostituzioni, così come aveva già fatto nel 2005. Nel 2013 conquista poi il titolo nella classe GT Open. Nel 2014 ha corso nella Blancpain Sprint Series e ha partecipato alla 24h di Spa. Complessivamente nella sua carriera Pantano ha davvero spaziato tutto il mondo delle quattro ruote senza però davvero mai riuscire ad essere incisivo, complici talvolta anche le auto guidate, come la non competitiva Jordan del 2004.
Pantano come Valsecchi, Bortolotti e la lista potrebbe essere ancora più lunga, sono la prova pratica che in italia non sappiamo valorizzare i nostri talenti.