E se Hamilton non avesse lasciato la Mclaren nel 2013? /3
16 Gennaio 2021
Vi siete mai chiesti cosa sarebbe successo se Hamilton non avesse sposato il progetto Mercedes? Chi avrebbe vinto 5 mondiali degli ultimi 6? Proviamo ad ipotizzarlo…
Disclaimer: questo articolo ho provato a scriverlo sì usando la fantasia, ma cercando anche di rimanere nel plausibile (quindi no, non ci sarà nessun Raghunathan campione del mondo). Inoltre, sarà una “miniserie” divisa in varie puntate, dove racconterò circa 2/3 stagioni; detto ciò, partiamo!
Nei test prestagionali, mentre Mercedes annuncia Esteban Ocon, la Ferrari vola, nel computo totale dei tempi è un 1-2 rosso, con Vettel davanti ad Hamilton solo di qualche millesimo. Si vola in Australia e il cavallino rampante mette le ali, strategia perfetta che ribalta la doppietta Mercedes in qualifica: alla bandiera a scacchi Vettel vince davanti ad Hamilton. Tutti i giornali italiani sono in visibilio, è tornato il cavallino di Michael Schumacher e di Jean Todt e così sembra essere fino a metà stagione, quando i punti deboli della Sf70H vengono fuori. Macchina ottima in curva, ma lenta sul dritto a causa dell’imponente carico aerodinamico e non così affidabile; ciò si ripercuote a Spa ed a Monza, con entrambe le macchine lontane dal podio, e con due ritiri tra Malesia (Hamilton) e Suzuka (Vettel) consegnando il titolo mondiale ancora a Nico Hulkenberg, che diventa un bi-campione del mondo.

Il feeling con la macchina però è buono, tale da portare un certo ottimismo in vista del mondiale 2018: a Maranello sono infatti certi di aver capito gli errori commessi e di poter chiudere definitivamente il gap. Da segnalare l’arrivo in Formula 1 di un talentino monegasco, cresciuto sotto l’ala di Jules Bianchi, ingaggiato dalla Sauber, che da quest’anno prende anche la definizione Alfa Romeo, Charles Leclerc, mentre Fernando Alonso annuncia che sarà il suo ultimo anno nel paddock. L’annata inizia bene, con la Ferrari che si trova con Hamilton in prima posizione e Vettel in seconda, con il duo Mercedes a seguire molto da vicino, ma con la morte di Sergio Marchionne l’armonia nel team si rompe d’improvviso come fosse una sottile lastra di vetro e l’ombra di Leclerc incomincia a mettere sotto pressione entrambi i piloti. Il neo presidente John Elkkan, infatti, vorrebbe portare il monegasco sul cavallino rampante già dal 2019 e per fargli spazio sarebbe disposto a licenziare il pilota di Heppenheim. La voce incomincia a circolare e il disappunto all’interno del team incomincia a farsi sentire, tanto da coincidere con una strana flessione dei risultati del team, che anche quest’anno nella seconda metà di stagione butta via tutto il vantaggio ottenuto nella prima parte. A ridosso del Gran premio di Singapore l’indiscrezione viene ufficializzata, Vettel va in Sauber e al suo posto arriva Charles Leclerc. Il mondiale piloti, neanche a dirlo viene vinto da Nico Hulkenberg, mentre la classifica costruttori viene vinta da Ferrari, grazie ad un secondo e ad un terzo posto nella classifica dei due piloti di Maranello.

La successiva stagione si mostra a Ferrari come un’annata possibilmente vincente, ma con la certezza di avere una gerarchia ben definita, con il pilota di Stevenage ben davanti a Leclerc. Nella prima settimana di test la macchina sembra veloce, ma nella seconda Mercedes porta la versione B della sua W10 e chiude velocemente il gap rispetto alla scuderia di Maranello. In Australia si arriva con i media italiani certi del dominio del team tricolore, ma la pista come al solito dice il contrario, con Hamilton relegato in 4° posizione e Leclerc in 5°. In Bahrain il monegasco starebbe dominando, ma un problema al motore, lasciando la vittoria all’Inglese; da questa gara si capisce che la SF90 ha una pessima aerodinamica ma un ottimo motore, il cui unico difetto è la bassa affidabilità, in sostanza la SF90 non è ciò che ci si aspettava. Nonostante vari tentativi di correggere il tiro la Ferrari non riuscirà mai a chiudere propriamente il gap nei confronti della scuderia di Brackley, che vincerà il suo 5° titolo negli ultimi 6 anni, portando a casa anche il campionato piloti con Nico Hulkenberg. Il tedesco però, dopo qualche giorno, annuncerà il suo definitivo ritiro dal mondo della Formula 1, dopo aver vinto 4 titoli mondiali eguagliando l’altro tedesco, Sebastian Vettel.

Nel frattempo molte riflessioni stanno avvenendo a casa Hamilton, non si sente più coccolato dal team, l’arrivo di Leclerc ha totalmente destabilizzato l’ordine interno del team facendolo pendere drasticamente dal lato opposto del box inglese, inoltre la morte di Anthoine Hubert lo ha scosso profondamente, non è più sicuro che il rischio valga la candela, soprattutto dal momento in cui con una Mercedes così dominante difficilmente potrà vincere un mondiale nel futuro prossimo. Infine l’età incomincia a farsi sentire, 34 anni sono tanti e il non vincere mai li fa pesare ulteriormente.
Per questo decide il 17 dicembre 2019 di ritirarsi dal mondo delle corse, diventando l’aiutante di Toto Wolff in Mercedes, stesso ruolo che aveva Niki Lauda fino alla sua morte. Si ritira quindi come un campione del mondo, con 25 gare vinte e 30 pole position, un bottino degno di un grande pilota ma non di quello che poteva essere realmente…