I Mondiali decisi all’ultima gara in F1- 1
1 Febbraio 2021Nel corso di 70 anni di storia della F1, abbiamo assistito a battaglie, sorpassi e gare mai viste. Nella maggior parte dei casi queste battaglie duravano una o al massimo qualche gara, ma a volte, la lotta per il titolo, poteva durare un campionato intero. Vi porteremo alla scoperta dei campionati più entusiasmanti della storia, ovviamente decisi all’ultimo.
1950: Farina-Fangio
Il 1950 verrà ricordato non solo per il primo campionato di F1 della storia, ma anche per il dominio Alfa Romeo e la lotta infinita tra Farina e Fangio. I 2 piloti Alfa si erano divisi fino a quel momento le vittorie del campionato (tranne il Gran Premio di Indianapolis, in cui presero il via solo piloti statunitensi), con 2 vittorie per Farina 2 e 3 per Fangio. L’argentino arriva all’ultima gara con 4 punti di vantaggio su Farina, 26 contro 22. Ai tempi 4 punti erano davvero tanti, considerando gli 8 punti assegnati al vincitore, 6 al 2° e 4 al 3°. Farina gioca in casa l’ultima gara, si corre a Monza, ma dal canto suo, Fangio è in splendida forma, considerando i 2 trionfi nelle ultime 2 gare del mondiale disputate, prima a Spa e poi a Reims, in Francia.
Fangio si aggiudica la Pole Position con il tempo di 1:58.6, Farina 3° ad 1,6″. Tra i 2 la Ferrari di un altro italiano, Alberto Ascari, 6° in classifica generale dopo 6 Round. 80 giri dell’Autodromo di Monza per il titolo, Farina deve vincere, Fangio può permettersi anche di “guardare” l’andamento dell’italiano, problemi permettendo. Farina balza subito in testa, seguito da Ascari e Fangio. Al 24° giro, il numero 18 entra ai box, si ritira: è Fangio. L’argentino è stato costretto a fermarsi per problemi al cambio, ma la sua gara non è finita. Ferma improvvisamente Pietro Taruffi, a bordo dell’Alfa Romeo di riserva, il romano gli cede generosamente il sedile, Fangio riparte. La gara dell’argentino a Monza si trasforma in un incubo, compie 11 tornate con la vettura di Taruffi, ma poi, si ferma nuovamente, questa volta per problemi al motore della “propria” Alfa. Il secondo stop dell’argentino consegna nelle mani di Farina il titolo mondiale, il primo della storia. A 44 anni il torinese è campione del mondo con l’Alfa Romeo 158, 30 punti contro i 27 di Fangio, uno in più rispetto al penultimo Round, grazie al solo giro veloce (che all’epoca, come da qualche anno a questa parte, assegnava un punto) ottenuto a Monza. Da grande numero 10 (come quello con cui corre) Farina è il leader della propria squadra, in questo caso dell’Alfa Romeo, ricordato da tutti, come il primo vincitore di un mondiale nella storia della F1.



1951: Fangio-Ascari-Gonzalez
Anno nuovo, stesso risultato. Nel 1951 però, la lotta è a 3. Il solito Fangio su Alfa Romeo, Ascari e Gonzalez su Ferrari. Il dominio Alfa nel 1951, si trasforma nel dominio italiano la stagione successiva. Il binomio Alfa Romeo-Ferrari, 3 vittorie a testa, 6 successi su 7 gare, con la solita gara oltreoceano di Indianapolis non particolarmente amata dagli europei e che vide nuovamente al via solo statunitensi. Fangio, come in occasione del 1950, si presenta a Pedralbes, in Spagna, in testa alla classifica con 2 vittorie (una in coppia con Fagioli) e 27 punti in classifica. A seguire Ascari con 25 e il connazionale Gonzalez a 21, ricordato per aver ottenuto il primo trionfo marchiato Ferrari della storia, il 14 luglio 1951, a Silverstone, con la famosa Ferrari 375 F1.
Dopo le qualifiche, i tempi ribadiscono chi sono i favoriti per la vittoria. Ascari si impossessa della Pole, seguito dai 2 argentini. Farina, 4°, non ha brillato in quest’annata, conquistando solo una vittoria ed un podio fino a quel momento. Scattano tutti dalla medesima fila, la prima. Ascari mantiene la testa al via, ma al 4° giro, Fangio prende il comando, non lo lascerà più. Il milanese continua a perdere terreno dall’argentino e viene insidiato anche da Farina. Gonzalez risale dalla quinta alla seconda posizione in poco tempo, Ascari viene addirittura doppiato da Fangio. A fine gara si scoprirà l’errore della Ferrari nella strategia, le gomme erano meno larghe rispetto a quelle utilizzate dalla rossa negli altri GP. Ascari perde la possibilità di fare una doppietta italiana dopo Farina e di regalare alla Ferrari il primo titolo iridato. Fangio domina sul circuito cittadino spagnolo e taglia il traguardo per primo, prendendosi una “rivincita”, non nei confronti di Farina ma nei propri confronti. Juan Manuel Fangio diventa Campione del Mondo. Più di 50″ più tardi arriva sul traguardo anche il connazionale Gonzalez. I 2 argentini e Farina (3°) saranno gli unici piloti a concludere a pieni giri. Con 2 tornate di ritardo arriva anche Ascari, solo 4° e senza titolo. La classifica recita: Fangio 31, Ascari 25, Gonzalez 24. L’Alfa Romeo vince per la seconda volta il titolo piloti, 10 vittorie su 13 disputate (15 in tutto), 6 successi su 7 nel 1950. L’Alfa lascia la F1 da Campione, dopo 2 annate ad alto livello e 2 campioni come Fangio e Farina che hanno onorato la casa milanese.



1956: Fangio-Collins-Behra
Passano gli anni, ma Fangio rimane comunque al top. Dopo aver lottato con Farina e Ascari su tutti, nel ’56 si è confrontato con il britannico Collins e il transalpino Behra, con Stirling Moss che si inserirà alla fine, senza speranza di vittoria. Anche questa stagione è dominio italiano: Lancia-Ferrari e Maserati si spartivano le vittorie, con la prima che sovrastava la casa bolognese, 5 vittorie a una, firmata proprio Moss. Sempre Fangio in testa in classifica, ma con molto più margine rispetto al ’50 e al ’51, ben 8 punti su Collins e Behra. Probabilmente il britannico era il più pericoloso, nonostante il distacco, viste le 2 vittorie (contro le 3 di Fangio) ottenute in stagione. Al contrario di Collins, il francese era sempre andato a podio, ma non era mai risultato il vincitore, complici soprattutto gli altri 2 contendenti, spesso più veloci.
Come in occasione del ’50, l’ultimo Round si corre a Monza, il 2 settembre. Gli spettri della gara che gli ha portato via il mondiale cominciano ad uscire per Fangio, ma rimette subito la testa a posto prendendosi la partenza al palo per la gara. Behra è solo 5°, ma è Collins a fare peggio, 7° a 3,4″ dall’argentino. Fangio parte bene, ma è Moss a guidare la gara su Maserati. Moss e Fangio scappano, il britannico insegue la seconda vittoria stagionale, l’argentino la quarta corona iridata. Al 20° giro però, Fangio rompe il braccetto dello sterzo. Il ritiro all’ultima gara, storia già vista. Come nel caso del 1950, Fangio salì sulla vettura di un compagno. A cedergli il sedile non è più Taruffi, ma Collins, lo stesso Collins con cui si gioca il Mondiale. Il galantuomo britannico cede il posto, Fangio è di nuovo in corsa, ma è 7°. Esce dai box e spinge. Non può far altro che spingere al massimo e sperare di recuperare, anche se il campionato è già suo. All’argentino non importa se sia Collins che Behra sono out, vuole vincere. Purtroppo per lui Moss taglia il traguardo per primo, ma a meno di 6 secondi dal britannico si intravede la Ferrari #26, quella di Collins, ma a bordo c’è Fangio. Moss festeggia, ma tutti gli applausi sono per Juan Manuel Fangio, 4 volte Campione del Mondo, a 45 anni. I punti in classifica dell’argentino rimasero 30, perché all’epoca, venivano presi in considerazione i primi 5 migliori risultati stagionali. Alle spalle di Juan Manuel lo stesso Moss, a 3 punti dall’argentino, seguono Collins e Behra. Nel 1956 abbiamo assistito ad un qualcosa mai visto prima d’ora, tantomeno dopo. Un compagno di squadra che consegna la propria vettura al leader di campionato per fargli vincere il Mondiale.
A fine gara Fangio affermò: “Peter (Collins) non aveva alcun obbligo di cedermi la macchina. Con la vittoria ed il punto per il giro veloce, oggi, sarebbe Campione lui”
Juan Manuel Fangio, campione sia dentro che fuori la pista.



1958: Hawthorn-Moss
Nel 1958 la lotta tra Hawthorn e Moss ha infiammato il Mondiale. I 2 britannici, il primo a bordo di una Ferrari, il secondo di una Vanwall, avevano ottenuto 4 vittorie in 10 GP, Moss 3 e il solo successo ottenuto in Francia per Hawthorn. Ma quest’ultimo era in testa alla classifica, e non di poco. 40 punti per lui, solo 32 per Moss. Hawthorn aveva un vantaggio enorme in classifica, ma gli scarti potevano risultare fondamentali. L’11° ed ultimo Gran Premio si disputò sul Circuito marocchino di Ain-Diab. I britannici dominavano in quel ’58, i primi 5 posti in classifica erano tutti occupati da inglesi, da Hawthorn a Collins, passando per Moss, Brooks e Salvadori.
In qualifica solo un decimo divideva i contendenti al titolo, Hawthorn dalla Pole, Moss al suo fianco. Moss è un fulmine al via, guadagna la testa e prova ad andarsene. Poteva solo che vincere e sperare in un errore di Hawthorn o di una brutta prestazione dello stesso. Hill si frappone secondo tra Moss e Hawthorn. Al 21° passaggio, Moss fa segnare il giro più veloce, questo significava punto bonus e campione virtuale, vista la quarta posizione di Hawthorn. Brooks (3° fino a quel momento) si ritirò e Hill agevolò il sorpasso di Hawthorn (suo compagno di squadra) per farlo tornare in seconda posizione. Moss era ormai scappato, ma alle sue spalle la Vanwall di Stuart Lewis-Evans prese fuoco in seguito ad un problema al motore. La gara non si fermò, ma il britannico rimase intrappolato nelle fiamme. Venne portato urgentemente in ospedale, dopo le gravi ustioni subite. Purtroppo, Stuart morì 6 giorni più tardi all’ospedale di Londra. Le ustioni riportate gli furono fatali e la F1 perse un probabile protagonista delle stagioni successive. A soli 28 anni e 2 podi, proprio nel 1958, Lewis-Evans ci lasciò. Malgrado il brutto incidente del britannico, la gara doveva ancora finire, e un Mondiale era ancora da assegnare. Moss completò tutti i 53 giri e si piazzò davanti a tutti sotto la bandiera a scacchi. Il giro veloce, purtroppo, non gli bastò, e il gioco di squadra Ferrari firmato Hawthorn-Hill si rivelò decisivo. La classifica parla chiaro, Hawthorn 42, Moss 41. Per la quarta stagione consecutiva, Stirling Moss arrivò 2° nella generale. Hawthorn fu il primo pilota a vincere il mondiale con un solo successo. Ma il ’58 è anche un anno di rivoluzione, infatti è la prima stagione in cui viene assegnato il titolo costruttori, vinto dalla Vanwall quell’anno, la scuderia nella quale corse Moss e questo risultato, sa quasi di beffa per il britannico.



1959: Brabham-Moss-Brooks
Nel ’59, Moss è ancora protagonista, ma Hawthorn si era ritirato dal Mondo della F1: al suo posto – a dare fastidio al britannico – l’australiano Jack Brabham, leggenda assieme a Moss di questo sport. Ad inserirsi per la lotta al titolo, un altro britannico, Tony Brooks, già pericoloso nel corso del ’58 e che Moss conosce bene. L’ultimo Round si disputò negli Stati Uniti, ma non ad Indianapolis, ma bensì a Sebring. I più veloci ci furono tutti: oltre ai 3 già citati anche, McLaren, Hill e Trintignant su tutti. Brabham si presentò in qualifica con la prima posizione in campionato, 2 vittorie, un 2° e 2 3° posti per l’australiano. 31 punti, contro i 24 di Moss e i 23 di Brooks. Moss è, ancora una volta, costretto ad inseguire.
Ma in qualifica è lui il più veloce, seguito da Brabham. I 2, con la partecipazione dello statunitense Schell, compongono una prima fila tutta Cooper-Climax. Moss, come nel ’58, scatta bene e cerca subito di distaccarsi dal gruppo, lasciando dietro Braham. Il sogno di Moss si spegne ben presto, al 5° giro si ritira per la rottura del cambio. Stirling Moss rimane, ancora una volta, a secco, senza titolo. La lotta rimane a 2, Braham contro Brooks. Braham, dalla sua parte, in seguito al ritiro di Moss ha preso il comando della corsa. L’australiano guida fino all’ultimo giro, poi improvvisamente, la sua Cooper-Climax comincia a singhiozzare, la benzina scarseggia. Bruce McLaren prende al volo la possibilità e taglia per primo il traguardo, diventando il più giovane a vincere una tappa del Mondiale della F1, all’età di 22 anni e 104 giorni, record battuto nel 2003 da Fernando Alonso. Trintignant e Brooks completano il podio. Il vero eroe però, è Braham, arrivato al traguardo spingendo la propria Cooper e terminando 4°. La quarta posizione vale comunque a Braham il titolo, il primo della sua carriera e il primo Australiano ad essere incoronato a fine stagione. Brooks e Moss si piazzano alle spalle di Braham. La Cooper-Climax, per la prima volta nella storia , conquista il titolo costruttori nella stagione 1959.


1960: Braham-McLaren
Si erano giocati l’ultima gara nel ’59, la stagione successiva lottano per il Mondiale. Braham e McLaren, 5 vittorie per l’australiano e una per il neozelandese. Entrambi corsero su Cooper-Climax, Braham comandava con 40 punti, McLaren inseguiva a -7. Come in occasione del ’59, l’ultimo Round si disputa negli Stati Uniti, non più a Sebring, ma a Riverside, circuito nuovo per tutti. Brabham atterra in America con il favore del pronostico, considerando la giovane età del rivale e la propria esperienza.
In qualifica, è l’inaspettato Moss, già fuori dai giochi, a far segnare il giro più veloce. A soli 6 decimi troviamo Braham, solo 10° McLaren. Braham ha già fatto metà del lavoro, ma, ricordando il 1959, McLaren era partito proprio dalla casella numero 10, per poi andare a vincere quel GP di Sebring. Moss questa volta, si vede sfilare da Braham, che comanderà la gara per le prime tornate. Nel corso del 5° giro, Moss riprende il comando e tenta la fuga. Brabham è sfortunato nel corso dei pit-stop e scivola 4°. Nell’unico anno in cui non si gioca il Mondiale, Stirling Moss non si ritira nel corso dell’ultima gara, addirittura la va a vincere. Conquista la sua quattordicesima vittoria, a solo meno 1 da Fangio, detentore del record di successi fino a quel momento. Ireland completa la doppietta Lotus e McLaren chiude 3°. Brabham si piazzò solo 4°, ma proprio come in occasione della stagione appena trascorsa, l’australiano è Campione del Mondo, per la seconda volta consecutiva, sempre con la Cooper, che vinse il titolo costruttori.



1962: Hill-Clark
Nel ’62, 2 britannici si trovarono a lottare per la corona iridata durante l’ultimo Round. Graham Hill su BRM e Jim Clark su Lotus. Entrambi si sono ritrovati a 3 vittorie ciascuno, e nella nuova pista Sudafricana di Prince George, Hill si presentò con ben 9 lunghezze di vantaggio su Clark, ma con la regola degli scarti, il nativo di Kilmany, poté ancora agguantare il titolo. Sul giro secco, il pilota Lotus sembrava imbattibile, ottenne 6 partenze dal palo su 8 gare. Questa carta poteva rivelarsi fondamentale, visti i tanti contatti e i problemi tecnici frequenti in quegli anni. Partire davanti e creare del gap con gli avversari risultava spesso la mossa migliore, e Clark lo sapeva bene.
Il 29 dicembre 1962 prese il via il Gran Premio ufficiale più a ridosso dell’ultimo giorno dell’anno della storia della F1, nella provincia di East Cape, in Sudafrica. Durante le qualifiche, Clark si ripete, per la settima volta. A soli 3 decimi di distacco, in seconda piazza, una BRM si è messa in luce, ed è proprio quella del londinese Hill. Come successo in molti casi, coloro che si giocarono il Mondiale all’ultima gara, partirono affiancati, in prima fila. Nella domenica di gara, nonostante sia dicembre inoltrato, il sole non vuole smettere di scaldare le tute dei piloti. I 17 piloti al via rilasciarono la frizione al segnale del via, l’ultimo Gran Premio dell’anno partì. Clark indirizza subito la gara sui propri binari, mantiene la testa e prende il largo. Hill e McLaren arriveranno ad avere uno svantaggio di quasi 30″ sullo scozzese. Clark si avvicinava sempre di più ad essere Campione del Mondo per la prima volta in carriera. Lo scozzese non accennava a fermarsi, non commetteva errori. Guidò per 2/3 di gara, poi, d’un tratto, alla 58esima tornata, la sua Lotus con motore Climax cominciò a fumare e perdere olio. Clark provò in tutti i modi a terminare in un modo o in un altro la gara, ciò nonostante, al 63° giro, si ritirò. Il sogno infranto per un bullone non chiuso a dovere. Hill poté solo guardare il povero connazionale rallentare fino a fermarsi. Il londinese aveva ormai un vantaggio di quasi 50″ su McLaren e il sudafricano Maggs, entrambi su Cooper. Terminò anche l’ultima tornata, l’82esima, vide la bandiera a scacchi ed esultò, era Campione del Mondo, per la prima volta in carriera.
“Quando ho visto la vettura di Clark tra il fumo ho capito che la corsa per il mio rivale era ormai finita”, queste le parole di Hill così come riportate da La Stampa, nell’edizione del 30 dicembre. “Francamente mi è dispiaciuto che Clark sia stato cosi colpito dalla sfortuna”
La quarta vittoria stagionale di Graham Hill lo proiettò a 42 punti, con la corona al collo. Clark rimase amaramente a 30 punti, ma ben presto, si laureò Campione del Mondo, prima nel ’63 e poi si ripeté anche nel ’65, 2 stagioni più tardi.



1964: Surtees-Hill-Clark
In seguito ai Mondiali vini da Hill nel ’62 e Clark nel ’63, l’anno successivo, per la lotta al titolo, si inserì un altro britannico, londinese per la precisione, John Surtees. Il classe ’34 Surtees ottenne 2 vittorie in quel ’64, le stesse di Hill, ma una in meno di Clark. Hill, anche per il successo in più, era in testa alla classifica, con 39 punti, 34 erano quelli di Surtees e 30 quelli dello scozzese Clark. Si corre in Messico, all’Autodromo Hermanos Rodriguez, lo stesso su cui doveva svolgersi il Campionato 2020 di F1, poi annullato per la Pandemia del Covid-19. La Lotus e Jim Clark conoscono bene il tracciato, infatti lo scozzese aveva trionfato nel ’63, dominando e non doppiando i soli Brabham e Ginther.
Il giro secco dello scozzese è rimasto, fa sua la Pole Position, quella Lotus volava. La Ferrari di Surtees e la BRM di Hill, al contrario, faticano, il primo partirà 4°, il secondo 6°, pagando più di 2,5″ dallo scozzese della Lotus. Come in occasione del ’62, Clark mantiene la testa e cerca subito di scappare. Alle sue spalle, Surtees retrocede in tredicesima posizione dopo un problema, la gara del londinese si mette subito male. Dopo 20 giri Clark continua a comandare, seguito da Gurney, Hill, Bandini e Surtees, già portatosi 5°. Alla 31esima tornata, Bandini, nel tentativo di attaccare Hill, tampona quest’ultimo. Dopo una sosta ai box, il pilota di BRM ripartirà dal fondo. Come in occasione del ’62, la sfortuna colpisce Clark. Nello stesso identico giro nel quale si ritirò 2 anni prima, il motore della Lotus-Climax cede, a 3 giri dalla fine. Lo scozzese riuscirà lo stesso ad arrivare al traguardo, ma senza il titolo in mano. La corona, a 2 giri dalla fine, sarebbe al collo di Hill, nonostante la sua 11esima piazza. Lo statunitense Dan Gurney si avvia verso la vittoria, la seconda stagionale. Dietro di lui, Bandini, compagno di Surtees in Ferrari, cede la posizione al londinese, consentendogli di guadagnare i 2 punti necessari per diventare il nuovo Campione del Mondo. Surtees, succede così a Hill e Clark come Campione, 40 punti, contro i 39 dell’altro londinese. Per la prima volta nella storia, gli scarti dei peggiori risultati risultano fondamentali per l’assegnazione del titolo, infatti Hill avrebbe ottenuto 2 punti in più rispetto a quelli in classifica, portandolo a 41, ma lo scarto lo ha fregato. Surtees diventa così Campione a 30 anni, ma non solo, infatti è l’unico pilota a trionfare in un Mondiale sia in F1 che nel Motomondiale, prima in 350 e poi in 500, per un totale di 7 titoli.



1967: Hulme-Brabham
Lotta oceanica nel 1967. Il sopra citato Jack Brabham, a bordo dell’omonima scuderia da lui fondata e Danny Hulme, compagno di Jack. Il neozelandese Hulme aveva stupito tutti nel corso di quella stagione, la terza per lui in F1. La stagione precedente, era riuscito a salire 4 volte sul podio, senza mai vincere, sempre a bordo della Brabham. Nel ’67, Hulme, arrivò in Messico (teatro dell’ultima tappa) con ben 2 trionfi e 7 podi, mai così tanti per lui. Il ben più esperto 41enne Jack Brabham, già 3 volte Campione del Mondo, si trovò a dover inseguire, solo la vittoria ed il giro veloce, sperando in un ritiro di Hulme, lo avrebbero incoronato una quarta volta.
Anche se non era in lotta per la vittoria, Jim Clark era il pilota con più vittorie in quel ’67, 3. Il britannico fece subito vedere la splendida forma con la quale si era presentato in Messico per l’ultima tappa, svoltasi nuovamente all’Autodromo Hermanos Rodriguez, tracciato che gli aveva tolto la possibilità di essere Campione del Mondo 3 anni prima. Clark, come al suo solito, risultò il più veloce al termine delle qualifiche, 5° Brabham, seguito da Hulme. Clark, alla partenza, vide il nemico di sempre Hill balzargli davanti, mentre Hulme e Brabham faticavano a tenere il passo. Lo scozzese non ci mise tanto a strappare la prima piazza a Hill, allungando e salutando la compagnia. Dopo 6 giri Brabham era 4°, Hulme teneva d’occhio il rivale 2 posizioni più dietro. Clark era ormai imprendibile, un passo da capo giro, Brabham e Hulme erano 3° e 4°. Chris Amon, 2° fino a quel momento e connazionale di Hulme, ebbe un problema a 2 giri dalla conclusione. I 2 contendenti scalarono entrambi sul podio, mentre Clark tagliava il traguardo, in solitaria. Fu la 24esima vittoria del britannico, la sua penultima in F1, prima dell’incidente mortale ad Hockenhaim, nell’aprile del 1968, in una gara di Formula 2. Con un giro di ritardo e 3° sotto la bandiera a scacchi fu Danny Hulme, alle spalle di Brabham, ma Campione del Mondo, con 5 punti effettivi di vantaggio sull’australiano. In seguito all’episodio del ’67, Hulme fu appiedato dallo stesso Brabham. Il neo Campione si dovette trasferire in casa McLaren, dove si tolse comunque le sue soddisfazioni




1968: Hill-Stewart-Hulme
Nell’annata successiva, Hulme, nonostante il cambio di tuta, se la giocò fino all’ultimo. Questa volta la lotta fu più agguerrita, oltre al già conosciuto Graham Hill, si inserì Jackie Stewart su Matra. Grazie alle 3 vittorie stagionali, lo scozzese si trovò secondo in classifica, nel panino tra Hill e Hulme. La graduatoria era cortissima, Hill comandava con 39, Stewart ed il neozelandese seguivano a ruota rispettivamente a 3 e 6 punti dal londinese. Hill, tornato alla Lotus, era il favorito per la vittoria, sia per l‘intelligenza che per l’esperienza. Il 3 novembre, come sempre in Messico, si decideva il Mondiale. Il primo per Stewart o il secondo per Hill e Hulme?
A sorpresa, a guadagnare la partenza dal palo, fu lo svizzero Siffert su Lotus, seguito da Amon e Hill. 4°, ma a meno di un secondo Hulme, solo 7° invece Stewart, mai brillante sul giro secco. Hill si liberò facilmente di Siffert, ma dovrà fare i conti per qualche giro con Surtees, scattato dalla terza fila e con il quale si era già giocato un Mondiale, nel ’64. Il britannico a bordo della Lotus non ne vuole sapere, sorpassa Surtees e se ne va. Se avesse vinto, sarebbe stato automaticamente lui il Campione. Stewart, dopo un’ottima partenza, si ritrovò 3°, Hulme inseguiva a pochi secondi dal britannico. Il pilota della Matra andò a prendere Hill e lo superò. I minuti di gloria per lo scozzese furono pochi, e Hill si riprese di forza la posizione. Hulme si auto eliminò dalla lotta in seguito al ritiro dovuto al cedimento della sospensione posteriore sinistra nel corso dell’11° passaggio. La lotta era davanti, non solo per la vittoria, ma anche per il titolo. Hill, sempre o quasi davanti, Stewart attaccato al retrotreno del londinese per tutta la gara. Hill si laureò Campione del Mondo per la seconda volta ben prima della bandiera a scacchi, bensì a 14 dalla conclusione. La Matra di Stewart lo abbandonò, il motore si spense, non accennò a ripartire. Solo dopo qualche minuto, il V8 Cosworth di Stewart riprese a girare. La gara era ormai andata, così come il Campionato. Hill, solo e con il solo compito di tagliare il traguardo, vinse anche in Messico, per la terza volta in stagione. 6 stagioni dopo il primo titolo, Graham Hill venne incoronato nuovamente.



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