Contratti in scadenza e futuri da definire
8 Febbraio 2021Oltre a diciannove avversari, ogni pilota deve tener testa ad un altro nemico: il tempo. Quel tempo che, siglato da una firma su un pezzo di carta, come ogni numero, deve essere sconfitto. Solo così si può evitare che una linea di traguardo diventi il punto finale della propria carriera in Formula Uno.
Squadra che vince non si cambia. All’appello non poteva mancare la firma del sette volte campione del mondo con la stella a tre punte. Nelle ultime ore sono circolate diverse voci riguardo all’intesa, finalmente trovata, tra la Mercedes e Lewis Hamilton.
Il contratto con l’inglese, prolungato fino al termine della stagione 2021, equivale ad un dominio assicurato firmato dall’unione Hamilton-Mercedes. Proprio la durata di un solo anno mette in luce come, forse, il team di Brackley non abbia soddisfatto a pieno le richieste dell’inglese. Saranno proprio i voleri di Hamilton ad incidere, involontariamente, anche sul prosieguo della carriera di Bottas. L’avventura del finlandese continuerà nelle frecce d’argento, qualora il dominio dipenda dall’accoppiata mito-gregario, o altrove, se si opta per l’avere due galli in un pollaio.

Verstappen, vista la scadenza nel 2023 del suo contratto, non sarebbe in ogni caso facilmente smuovibile dalla Red Bull. Questa scuderia ha scelto l’olandese come leader nel viaggio di ritorno sul tetto del mondo, qualora, al cambiamento delle regole, conseguisse un mutamento di quella gerarchia rimasta immutabile dall’avvento dell’era ibrida.
Il tenersi stretto questo pilota, responsabile non solo di gran parte dei duelli dentro la pista, ma anche dell’annientamento dei compagni di box, ha portato la squadra a dover maturare a lungo una scelta su chi affiancargli. Al gregario, la Red Bull, quasi inaspettatamente, ha optato per la salvaguardia del talento, siglando con Perez un contratto annuale. La durata di un solo anno è funzionale a osservare se il messicano sarà uno stimolo o un ostacolo per Max. Solo la classifica costruttori al termine del 2021, potrà dire alla Red Bull se il cambio di rotta ha portato o meno i suoi frutti.

A proposito di scuderie che, avendo individuato il talento del futuro, non hanno perso tempo a legarvici il loro nome, passiamo alla Ferrari. Da un lato Leclerc, vincolato a Maranello fino al 2024, mentre, dall’altro, il nuovo arrivato Carlos Sainz ha un futuro rosso almeno fino al 2022.
Non solo la Red Bull, nell’aver scelto un pilota non proveniente dal vivaio di Marko, ha cambiato radicalmente la gestione della squadra: correva l’anno 2007 quando la rossa, per la prima volta dopo quest’anno, ha schierato in griglia due piloti non campioni del mondo. Credere nei miracoli non costa nulla, ma, sperare che l’esito sia lo stesso di quell’anno, più che da ingenui, è da masochisti.
La coppia 2021 ha, però, tutte le carte in regola, se affiancata da una macchina degna del nome che porta, affinché ognuno dei piloti possa farsi valere. Leclerc, alla Ferrari, deve mostrare di essere stato l’unico errore non commesso quest’anno, mentre, ai tifosi, che le aspettative riposte in lui non sono vane.
Sainz, vedendo come neanche il quattro volte campione del mondo sia riuscito a tenere il passo del compagno, deve, prima di tutto, assottigliare fino al minimo questo distacco da Leclerc. Poi, gregario o meno, egli deve assicurarsi, una performance dopo l’altra, che la rossa, nonostante le zero vittorie sul curriculum, ha visto lungo riguardo al suo talento.

Terza nei costruttori, la McLaren, conoscendo le potenzialità che avrà la macchina con il motore Mercedes, aveva ben chiaro che, dopo la scissione della coppia Norris-Sainz, doveva affiancare al primo qualcuno in grado di colmare il vuoto lasciato dallo spagnolo. Chi meglio di un australiano che, dopo l’addio della Red Bull, e l’aver, forse in modo troppo ottimistico, riposto le speranze di una rinascita nella Renault, è ancora impaziente di far tornare la “shoey” un’abitudine, più che un miraggio?
A comporre quella che, apparentemente, sembra la coppia più bilanciata, da una parte vi è Norris che, in scadenza al termine del campionato, ha tutte le qualità per un rinnovo visti i suoi sempre crescenti risultati. Dall’altra parte Ricciardo, con un contratto biennale, sembra la fusione tra esperienza e determinazione perfetta per la crescita sia del gruppo che del compagno.
Solo il futuro dimostrerà se i nostri pensieri sono fondati o se è vero, invece, che la perfezione non esiste.

La Renault, ora Alpine, per il 2021, ha optato verso un ritorno alle origini, affiancando a Ocon, la cui fine della stagione equivale al termine del contratto, niente meno che Fernando Alonso, la cui tenacia da leone, fuori e dentro la pista, non è stata intaccata neanche dall’avanzare dell’età. Per contrastare un Alonso siglato fino al 2022, il francese deve ritrovare se stesso, perso tra stagioni altalenanti e un anno sabbatico. Egli deve inoltre affrontare la stagione consapevole di come, il più delle volte, lo spagnolo sia riuscito a far prevalere il proprio carattere oltre che sul compagno, sugli equilibri del team.
A fame di vittoria si può rispondere solo con un’altrettanta voglia di dimostrare il proprio valore. Una delle più grandi prove di forza che Ocon può dare è non farsi dominare da Alonso, che, a sua volta, deve far vedere come l’anzianità gli abbia conferito solo più saggezza e non una caparbietà tale da dividere ancora più rapidamente la squadra.

Nuovo nome, nuova rinascita: l’Aston Martin accompagna due carriere, entrambe pluriennali, aventi due obiettivi ben precisi. Vettel deve far vedere come l’appellativo di “bollito” non gli si addice, ma che, anzi, la stoffa del campione sempre ce l’ha avuta e sempre ce l’avrà. Stroll, invece, deve dare segni certi che il suo cognome è un vantaggio per il posto assicurato, ma non il requisito fondamentale, cosa che invece è il talento.
Per raggiungere il proprio scopo il tedesco ha due stagioni di tempo. Qualora, però, i risultati della stagione appena conclusa diventassero un’abitudine, e non l’eccezione alla regola, il 2022 potrebbe essere il punto definitivo della sua avventura in Formula Uno.
Stroll, grazie anche al fondatore del suo team, nonché suo padre, è certamente più agevolato nell’avere un ruolo all’interno della squadra. Nel caso la pole in Turchia di quest’ultimo dovesse però diventare solo un lontano ricordo, non ci saranno né soldi né il cognome a impedirgli di essere rilegato, come massimo, al ruolo di terzo pilota.

L’Alphatauri ha previsto per entrambi i piloti la scadenza del contratto al termine del 2021, ma per due ragioni diametralmente opposte. Gasly, infatti, dal momento in cui la Red Bull l’ha scaricato, è stato protagonista di un’ascesa che ha avuto il culmine nella vittoria a Monza. Il rinnovo di un solo anno è dovuto al volergli lasciare la porta aperta nel caso un giorno volesse affrontare i demoni del passato, tornando a guidare una vettura all’altezza delle sua capacità, oramai evidenti a tutti.
Tsunoda, per il team, è stato invece una scommessa e, come tale, ha bisogno di un periodo di prova. Questa stagione ci mostrerà se la categoria regina è uno stimolo per palesare un talento ancora non pienamente emerso, o un passo più lungo della gamba, che altro non farà che offuscare le sue doti.

Passiamo ora agli ultimi team: tre schieramenti totalmente diversi, ma accomunati dal non voler occupare l’ultimo posto nei costruttori e in griglia.
L’Alfa Romeo, ha mantenuto alta la fede verso il veterano di questo sport. Raikkonen, con il suo titolo iridato, riesce ancora a farsi spazio tra i giovani, non certo aiutato dalle prestazioni della macchina, che solo rare volte è riuscita a saziargli il desiderio di lottare nelle zone che contano. Ad affiancare il finlandese, c’è Giovinazzi, promettente, ma non quanto basta.
Entrambi hanno un contratto in scadenza al termine del 2021. Per Kimi il rinnovo dipende solamente se, in lui, a predominare è il vivere quella vita monotona che ai piloti tanto manca, o la passione, che necessita di essere alimentata. Per Giovinazzi il prolungamento dipende, invece, solo dai suoi risultati. Le prestazioni di quest’ultimo dovranno necessariamente superare i limiti della macchina, poiché, dietro di lui, una fila di piloti FDA, ormai troppo impazienti, non esiterà un secondo ad occupare il suo sedile.

In Haas, dopo vari anni, si può respirare finalmente una ventata di aria fresca con Schumacher e Mazepin. Entrambi, al contratto pluriennale, accompagnano la smania di chi può – e deve- manifestare che, a far ottenere loro il sedile, non è stato né il cognome né i soldi.
Se per Mazepin, anche dopo la condotta non certo delle più morali, il denaro sembra buona parte del motivo per cui gareggerà nella massima categoria, per Schumacher, questo nome, più che un onore, è diventato un macigno sulle spalle. A zittire le voci esterne potranno essere solo i risultati in pista, a dimostrazione del fatto che Mick, da Michael, ha ereditato non solamente il cognome, ma anche l’essere campione. Ogni suo punto varrà, inoltre, sempre doppio vedendo la duplice sfida: una contro gli avversari ed una contro l’accostamento perenne col padre, destinato a perdurare nel tempo pur di far designare ai giornalisti la carriera di questo ragazzo.
Ultima, ma non meno importante, la Williams. Il team, se con Latifi, anch’egli con la fama di avere più soldi che talento, ha un contratto fino al 2022, con Russell la scadenza è di un anno prima.
La scuderia britannica ha l’arduo compito, nonostante il livello prestazionale della vettura, di far crescere una stella. Una stella che, dopo essersi accesa nella notte in Sakhir, deve continuare a risplendere fino a quando il destino di guidare la tanto ambita Mercedes sarà compiuto. La fine ravvicinata del contratto gli consente di essere libero al termine di ogni stagione qualora la tanto attesa chiamata dovesse arrivare.

Eccoli qua, venti piloti, ognuno con qualcosa da dimostrare agli altri e a se stesso prima di tutto. Ognuno con lo scopo di non mettere mai un punto definitivo al capitolo della Formula Uno, ma semmai una semplice virgola prima di una rinascita.