Last Lap – Gara 6: tra Monaco e Monza c’è….BAKU!

Last Lap – Gara 6: tra Monaco e Monza c’è….BAKU!

7 Giugno 2021 0 Di

“La follia sai è come la gravità, basta solo una piccola spinta.”

Baku. L’incrocio perfetto tra un circuito cittadino e una pista veloce.

Baku. Il prolungamento di Monaco e l’anticipazione di Monza.

Baku. Una passeggiata fatta di adrenalina tra le mura della città, attraversando vicoli stretti, sfiorando castelli, raccontando una favola che in questo gran premio, non ha mai avuto un lieto fine stabilito.

E anche quest’anno la sua follia imprevedibile non ha mancato di lasciare il segno e non a caso lo fa sui due cavalieri in lotta per il mondiale: Max Verstappen e Lewis Hamilton.

Beffati in qualifica dalla rossa, Sir Lewis e Super Max iniziano la gara rispettivamente dalla seconda e terza casella, consapevoli di dover correre una gara equilibrando ragione e istinto perchè il circuito dell’Azerbaigian non lascia scampo.

Si spengono i semafori e la battaglia ha inizio.

Hamilton guida una Mercedes non al massimo della sua forma ma resta comunque una Mercedes e il sorpasso su Charles Leclerc è quasi immediato. Mentre cerca con difficoltà di allungare alle sue spalle va in scena la corrida.

Il toro vede rosso e il mattatore argento è lì davanti a dirigere lo spettacolo ma anche la Red Bull pare non averne abbastanza perchè occorrono ben 7 giri per superare la Ferrari. Solo che ormai Max ha indicato la strada e anche il suo compagno di squadra fagocita Leclerc velocemente.

E’ solo l’inizio.

Un cavaliere può vincere la guerra solo se il suo cavallo è al massimo della sua forma e a Baku il cavallo migliore sembra essere proprio quello della Red Bull con una strategia ai box praticamente perfetta.

Complice un (casuale) rientro di Gasly sulla sorellina Alpha Tauri che conduce il campione del mondo a compiere un pit stop più lungo del normale, dopo il cambio gomme Max Verstappen è il leader della gara.

“Sono troppo forti per noi oggi” confida Hamilton al suo ingegnere di pista, l’inglese sento dentro di sé che quella non è la sua corsa, che non riuscirà a portare a casa la vittoria…ed ha ragione.

La gara prosegue.

Davanti la lotta ormai datata tra Mercedes e Red Bull continua ma stavolta le parti sono invertite perchè è la scuderia anglo-austriaca ad avere due piloti contro uno. Il sedile maledetto non è più quello di Checo Perez bensì quello su cui siede Valtteri Bottas, che ormai, certo del non rinnovo del contratto, brancola nel buio delle retrovie.

Dietro le scintille sono poche. Ma tra le Ferrari a mostrare qualche lampo sporadico e le McLaren scomparse nel nulla, un campione aspetta.

“Volevo che succedesse qualcosa di folle” pensa nella sua testa Daniel Ricciardo ormai abbonato alla seconda parte della griglia e viene subito accontentato – anche se quella follia al pilota australiano serve a poco.

Lance Stroll su Aston Martin in quarta posizione, subisce una foratura della gomma andando a muro e ponendo fine alla sua corsa.

Ed è subito safety car. Ma le gomme montate su tutte le monoposto sono dure e una ripartenza a freddo può risvegliare da una gara fino a quel momento soporifera.

Lo spettacolo lo regalano Pierre Gasly e Sebastian Vettel, uno contro l’altro, di nuovo, come a Monaco.

Il francese guida la sua Alpha Tauri con sicurezza, senza timore, dimostrando a chi aveva dubitato di lui di essere un vero pilota.

Il tedesco dopo un inizio di stagione disastroso sulla verde, guida come ha sempre fatto, dimostrando a chi lo aveva ormai dato per perso di restare un grande pilota.

Ma Baku ha ancora qualche freccia al suo arco da scoccare e la punta sulla ruota del leader.

Max Verstappen è fuori dal gran premio a due giri dalla fine, dietro di lui Sergio Perez, Lewis Hamilton e Sebastian Vettel.

La bandiera rossa non pone fine alla gara perché si riparte. Perché nessuno ti regala una vittoria in Formula 1, la vittoria bisogna conquistarla.

2 giri folli.

2 giri da Gran Premio dell’Azerbaigian.

2 giri dove la differenza la fa davvero il pilota poiché a gara praticamente finita, non conta la macchina conta l’uomo.

Sembra già tutto scritto.

Sembra che la vittoria sia nelle mani di Lewis Hamilton ma l’universo trova sempre il modo per correggere la rotta e dopo lo spegnimento dei semafori, complice la stanchezza, l’agitazione o forse semplicemente l’umanità, l’inglese, mentre sta completando il sorpasso su Perez, preme un bottone sbagliato inserendo una mappatura diversa, esce di pista e finisce ultimo.

E’ Perez a vedere la bandiera a scacchi da vincitore consacrando il primo podio sulla Red Bull nel miglior modo possibile.

Dietro di lui Sebastian Vettel, il campione che rinasce, il campione che torna a sorridere, il campione che ha attraversato il buio e ne è uscito più forte. Sale sul podio accanto a chi quel buio lo conosce bene, Pierre Gasly.

Il pilota cacciato, il campione caduto e il ragazzo inadeguato. Baku toglie e Baku restituisce.

La lotta per il mondiale è più infuocata che mai ma su quel podio i tre sorridono per qualcosa di più profondo della gloria: la ri-scoperta di loro stessi.

In Francia si riparte da zero.

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