Quando il Circus si è tinto di rosa: chi sono le donne che hanno corso in F1
12 Febbraio 2022Ripercorriamo la storia delle 5 donne che sono scese in pista a bordo di una vettura di F1 partecipando ad un weekend di gara.
Sebbene sia da poco nata la W Series, il Circus ancora non è riuscito ad aumentare le quote rosa del paddock in termine di piloti. È infatti dal 1992 che una donna non prende parte ad un gran premio. Purtroppo, nonostante la bella iniziativa della W Series, la strada per rivedere il gentil sesso impugnare di nuovo un volante in F1 è ancora lunga e in salita. Nella speranza di rivedere presto qualche coraggiosa ragazza a bordo dei bolidi ibridi del Circus, ecco la storia delle 5 donne che sono approdate in F1.
Maria Teresa De Filippis: la prima donna della F1

La prima donna a mettere piede in F1 è italiana, e si chiama Maria Teresa De Filippis. Maria Teresa nasce a Napoli nel 1926 e comincia la sua carriera sportiva a 22 anni gareggiando sulle Fiat e vincendo anche qualche gara. Esordisce nel mondiale a 32 anni, nel 1958. La De Filippis si iscrive al Gran Premio di Monaco a bordo di una Maserati 250F, l’auto con la quale Fangio aveva vinto il campionato l’anno precedente.
Maria Teresa, però, non riesce a qualificarsi per la gara. Ci riprova in altre 3 occasioni: in Belgio, in Portogallo e in Italia. Si qualifica per la gara in tutte e tre le corse, ma riesce a giungere al traguardo soltanto nella gara di Spa-Francorshamps. Conclude al decimo posto staccata di due giri dal vincitore Tony Brooks.

Nel 1959 la De Filippis viene schierata dalla scuderia Behra-Porsche per le qualifiche del GP di Monaco, non riuscendo però a qualificarsi per la gara. Questa è l’ultima apparizione in F1 di Maria Teresa, che di lì a poco si ritira dal mondo delle corse, dopo la morte in un incidente di gara del suo amico Jean Marie Behra.
A distanza di anni, la donna ricorderà quello che le disse una volta Fangio: “Guidi troppo veloce, prendi troppi rischi”. E se lo dice Fangio!
Lella Lombardi: i primi punti femminili

Passano altri 15 anni prima di rivedere una donna vestire tuta e casco. È un’altra italiana, Maria Grazia Lombardi, detta anche “Lella”. La Lombardi nasce in Piemonte nel 1941 e debutta sui kart. Nel 1965 compete nella Formula Monza su un auto acquistata a rate, mentre nel 1968 debutta nella Formula 3. Nel 1970 vince il campionato italiano Formula 850 e nel 1971 il campionato inglese Formula Ford Mexico.
Lella esordisce in F1 nel luglio del 1974, a bordo di una Brabham BT42 in occasione del GP di Gran Bretagna corso sul circuito di Brands Hatch. Il 29° posto in qualifica, però, le nega l’accesso alla gara. Nel 1975 prende parte a ben 12 dei 14 weekend della stagione, a bordo di una March motorizzata Ford Cosworth. Questa volta la Lombardi, riesce a qualificarsi per la gara sudafricana sul circuito di Kyalami, dovendo però ritirarsi per problemi meccanici.
Lella, però, fa la storia durante il weekend successivo, quello della gara spagnola di Montjuic. Al 25° giro, l’alettone della monoposto di Rolf Stommelen perde l’alettone e vola in mezzo alla folla, provocando 4 morti e diversi feriti. Gli organizzatori decidono quindi di sospendere la corsa e assegnare punteggi dimezzati, non essendo stata coperta la distanza minima di gara. Qualificatasi in 24° posizione, la Lombardi, al momento dell’incidente e della sospensione della corsa, si trova 6°. Questo risultato le permette di ottenere quello che rimane ancora oggi l’unico (mezzo) punto di una donna in F1.

Dopo aver mancato la qualificazione al GP di Monaco, Lella riesce a qualificarsi per le seguenti 9 gare del campionato, raccogliendo 4 ritiri e un 7° posto al Nürbugring. Sale a bordo di una Williams per l’ultimo gran premio del campionato, a Watkins Glen, qualificandosi per la gara ma non prendendovi parte a causa di guasti patiti durante il warm up mattutino.
Nel 1976 la Lombardi corre con la March il primo GP della stagione, in Brasile giungendo 14°. Torna poi a correre a Brands Hatch, stavolta a bordo di una Brabham del team RAM Racing, senza qualificarsi alla gara, così come al Nürburgring. Si qualifica invece per il weekend austriaco dell’Österreichring, terminando 12°. Finisce così la carriera in F1 di Lella Lombardi, che prende parte a 16 weekend di gara qualificandosi per la corsa in 12 occasioni e raccogliendo mezzo punto.
L’italiana continua la sua carriera nelle corse sportive correndo nel World Sportscar Championship fino al 1981, correndo anche nel Campionato Europeo Turismo a bordo di un’Alfa GTV6 tra il 1982 e il 1984. Si ritira definitivamente dalle corse nel 1988 e apre una sua scuderia, la Lombardi Autosport. Muore di cancro nel 1992 lasciando la compagna Fiorenza.
Divina Galica: la sciatrice appassionata di motori

Il GP di Brands Hatch del 1976 non vede solo la partecipazione di Lella Lombardi, ma anche quella di un’altra donna: Divina Galica. La sciatrice alpina inglese nata a Watford nel 1944, vanta anche la presenza a ben tre olimpiadi (Innsbruck 1964, Grenoble 1968 e Sapporo 1972). Inizia la sua carriera automobilistica ad inizio anni ’70 partendo dai Kart e arrivando in Formula 2 e in Formula 1.
Come già detto, Divina partecipa al weekend inglese di Brands Hatch nel 1976, a bordo di una Surtees, non riuscendo però a qualificarsi alla gara. Ci riprova a inizio stagione 1978, a bordo questa volta di una Hesketh, senza però riuscire a qualificarsi né al GP di Argentina, né a quello del Brasile. In seguito corre nel campionato Thundersports S2000 e nel Truck Racing, ottenendo buoni risultati. Nel 1992 partecipa nuovamente ai Giochi Olimpici Invernali ad Albertville, disputando la gara dimostrativa di chilometro lanciato.
Divina Galica ha detenuto per breve tempo anche il record di velocità in discesa libera, toccando le 125 miglia orarie (201 km/h).
Desiré Wilson: la prima pilota donna non europea

Nel 1980 è il turno della prima pilota donna non europea, Desiré Wilson. Desiré nasce a Brakpan nel 1953. Partecipa nel 1979 alla Race of Champions su una Tyrrell, gara che però non è valida per il mondiale. Nel 1980 prende parte al weekend inglese di Brands Hatch a bordo di una Williams FW07, ma non riesce a qualificarsi per la gara. Questo rimarrà il suo unico weekend di gara in F1. Continua poi la carriera nell World Sportscar Championship, correndo anche la 24 Ore di Le Mans giungendo 7°. Gareggia inoltre nella Formula Aurora, una specie di campionato di F1 inglese, vincendo anche una gara.
Nel 1983 debutta nel campionato CART, che disputa per due stagioni. Nel 1984 prende parte al Gran Premio del Sudafrica con una Tyrrell, ma la gara non è valevole per il campionato. Sempre quell’anno partecipa ad alcune gare con vetture sport, correndo nuovamente la 24 Ore di Le Mans. Dopo un anno sabbatico, nel 1986 torna a correre con le vetture sport proseguendo fino al 1991.
Giovanna Amati: l’ultima donna della F1

Se la prima donna a correre in F1 è stata italiana, lo è anche l’ultima: Giovanna Amati. Giovanna nasce a Roma nel 1959, figlia dell’industriale cinematografico Giovanni Amati e dell’attrice Anna Maria Pancani. A 19 anni viene rapita e sequestrata per due mesi da un gruppo di gangster francesi guidato da tale Jean Daniel Nieto, che per la liberazione, dopo aver abusato di lei sia fisicamente che mentalmente, chiede un riscatto di circa 800 milioni di lire.
La Amati, che per prepararsi al meglio aveva frequentato una scuola di corse motoristiche assieme all’amico, nonché futuro pilota, Elio de Angelis, inizia la sua carriera nel 1981, debuttando nella Formula Abarth. Nel 1985 approda nella Formula 3 italiana e nel 1987 partecipa a tre gare della Formula 3000 qualificandosi solo per la gara di Donington.
Giovanna, nel 1988, torna in pianta stabile nella Formula 3000 a bordo di una Lola, gareggiando con tanti futuri piloti di F1 tra i quali Jean-Louis Deletraz, Jean Alesi e Marco Apicella e ottenendo due decimi posti nell’arco della stagione. Nel 1989 gareggia, senza successo, nella F3000 giapponese, mentre nel 1990 torna alla F3000 internazionale. L’anno successivo corre il suo ultimo campionato di F3000. A fine anno, viene scelta per un test con la Benetton, con la quale percorre 30 giri.

Nel 1992 Giovanna viene messa sotto contratto come seconda guida dalla Brabham, che la affianca a Eric van de Poele, dopo aver fallito il tentativo di firmare il pilota di F3000 giapponese Akihiko Nakaya. Al primo gran premio della stagione, in Sudafrica, l’inesperta Amati va in testacoda per ben sei volte durante le prove libere, mentre in qualifica manca la qualificazione alla gara, girando nove secondi più lenta rispetto al tempo della pole di Nigel Mansell e quattro secondi più lenta del compagno van de Poele.
In Messico Giovanna manca di nuovo la qualificazione, girando 10 secondi più lenta di Mansell, mentre alla terza gara, in Brasile, nonostante si veda qualche miglioramento, fallisce per la terza volta la qualificazione alla gara. Dopo il weekend carioca viene rimpiazzata dal futuro campione Damon Hill per il resto della stagione. La gara di Interlagos è dunque l’ultima a vedere una donna al volante di una monoposto di F1.

Nel 1993 la Amati corre nel campionato femminile europeo di Porsche Sportscup, vincendolo, e tra il 1994 e il 1996 gareggia nel Ferrari Challenge. Dopo un anno sabbatico, nel 1998 torna a bordo di una Ferrari 355 Challenge e gareggia nell’International Sports Racing Series. Sempre lo stesso anno corre anche la 12 Ore di Sebring a bordo di una BMW M3, dovendosi però ritirare per problemi alla frizione. Nel 1999, l’ultimo anno che la vede correre in pianta stabile, gareggia nella classe SR2 della SportsRacing World Cup a bordo di una Tampolli RS2-RTA99 del team Cauduro Tampolli, giungendo terza nella classifica finale.
Fra quanto vedremo di nuovo una donna in F1?
La strada per rivedere una donna al volante di una monoposto di F1, come detto prima, è ancora lunga e in salita, nonostante l’esperimento della W Series. I bei tempi dei team privati che mettevano a disposizione le loro vetture anche solo per un weekend di gara, permettendo quindi anche alle donne di prendervi parte, sono ormai lontani. Una soluzione nel breve termine potrebbe essere quella di obbligare i team, similmente a quanto accadrà a partire dal 2022 con i rookie, a schierare nel corso di almeno weekend di gara, durante le prove libere, un pilota donna. Ma Tale idea, però, non è facilmente realizzabile, ragion per cui possiamo solamente sperare, in un futuro non troppo lontano, di rivedere il gentil sesso a bordo dei bolidi più veloci del pianeta.