Essere e tempo. La gara della vita.
23 Marzo 2023Lando Norris a Jeddah.
Attenzione: quanto segue anche se ispirato a fatti realmente accaduti è puro frutto della fantasia.
Non era certo questo che avevo in mente quando ho scelto di rimanere.
A quest’ora avrei dovuto almeno aver vinto una gara. La mia prima vittoria, assaporata senza mai averla divorata, accarezzata senza mai averla tenuta, stretta senza mai averla posseduta davvero.
Ce l’ha fatta George, ce l’ha fatta Carlos, Esteban…perché io no?
Perché loro guidano un’auto migliore della mia? No. Non è per questo. Sono al volante di una McLaren, la macchina in cui ho creduto dall’inizio.
La macchina che mi ha permesso di nascere, di essere…la macchina che mi ha permesso di diventare.
Lei ha scelto di farmi correre. Io ho scelto di farla vincere.
Una promessa non ancora mantenuta, una promessa non ancora in grado di mantenere visto dove sono adesso. Parto dalla penultima casella oggi mentre Lui è lì davanti. L’asfalto ha deciso di riprendersi TUTTO. Di farmi provare quello che non ho mai provato.
La sensazione di non essere abbastanza. Dover di-mostrare di meritare. Di-mostrare di volere.
Ora capisco cosa voleva dire per Daniel partire dal fondo. Lo sguardo che vedo riflesso nello specchietto alla mia destra oggi, è lo stesso che aveva lui ieri.
Manifesto di una credenza incontrollabile: credere di non essere più capace.
Respirare e guidare. Uno necessario per vivere, l’altro necessario per esistere. Ed io sto solo vivendo da un pezzo.
Occupo la penultima casella, messo qui a guardare le spalle di chi ha preso il mio posto lì davanti. Chissà se mai tornerò lì davanti.
La pista è illuminata, la luce ci avvolge, quasi ci acceca ma attraversandola riesco a scorgere il buio del cielo arabo all’orizzonte. Rimango a fissarlo…è lì che devo arrivare.
I semafori si accendono. Partiamo.
I semafori se spengono. Corriamo.
Schiaccio il pedale dell’acceleratore ma è come se non mi fossi mosso. Resto immobile mentre accanto a me sfreccia il paesaggio.
Chiudo la fila. Sono ultimo. Coda di una belva graffiante di cui posso solo sentire il ruggito.
Davanti a me Oscar è fianco a fianco con Gasly. Si toccano. Immediatamente sento un rumore sotto di me. Un detrito mi ha preso. Box adesso.

Tentare di salvare il salvabile e abbiamo appena iniziato.
Uno dopo l’altro i giri proseguono ma io non mi sono mosso.
22 di 50. Sono diciassettesimo, Lui è quindicesimo.
Daniel ma come hai fatto a resistere.
42 di 50. Sto duellando con la Williams di Sergeant, Piastri è dietro di me. Una battaglia tra esordienti ma io non sono un esordiente!
Che cosa ci faccio qui?
44 di 50. Sono ingabbiato tra questi due. Le loro auto incatenano le mie braccia. Non riesco a passare e mi sto facendo superare.
Il ragazzino dietro di me ci sta provando. Non ho ancora una macchina all’altezza del pilota ma posso ancora essere il pilota all’altezza della macchina. E se non posso spingere di potenza allora spingerò di orgoglio.
45 di 50. Questa posizione è mia.
Provo a tenerlo dietro per un pò ma è più veloce.
48 di 50. Alzo il piede, la cosa peggiore da fare per un pilota. Ne ha più di me e prima che la squadra lo chieda, prima che la squadra lo faccia, lo faccio io. Lo lascio passare.
Riesce a superare Sergeant.
Lo lascio andare.
Ho difeso una posizione effimera per niente. Per mostrar loro qual è il pilota su cui puntare e qual è il pilota da attendere.
Dei due sono io l’uno.