Team satellite per Mercedes? Toto Wolff dice no
15 Aprile 2023Il numero uno della scuderia tedesca spiega perché Mercedes non può permettersi di possedere un team satellite in stile Red Bull – AlphaTauri, pur apprezzandone gli indiscussi vantaggi.
Il “modello Red Bull“, in Formula 1 e non solo, è sicuramente l’esempio più calzante del sinolo tra visibilità e successo. Sotto la lungimirante guida di Dietrich Mateschitz, il noto marchio di energy drink è entrato in nella massima serie automobilistica nel lontano 2005 sfruttando il “treno” Jaguar ed è riuscito ad instaurare, nel giro di poche stagioni, un ciclo vincente. A Mateschitz va anche riconosciuto il merito di aver spinto per l’acquisto della scuderia Minardi, all’epoca in notevoli difficoltà finanziarie, ribattezzandola in Toro Rosso e mantenendo in vita una realtà italiana altrimenti destinata all’oblio.
L’azienda austriaca, ora, è l’unica società a possedere due scuderie e quattro vetture in griglia di partenza, entrambe unite da una profonda collaborazione che va ben oltre la semplice condivisione di piloti e di componenti tecniche. Tra le due realtà vige una struttura gerarchica ben chiara: Red Bull è la squadra di punta, che lotta per i Titoli e che rappresenta ufficialmente l’azienda, mentre Toro Rosso – ora AlphaTauri – è un vero e proprio campo di allenamento dove i vari piloti possono mettersi alla prova e avere la possibilità di essere promossi in prima squadra.
Le parole di Wolff
I vantaggi legati al possedere una seconda squadra sono indubbi e Toto Wolff non nega di gradire un eventuale team satellite in cui valutare piloti in pista prima di promuoverli nella scuderia principale. Avere una squadra secondaria ha permesso a Red Bull di affidare un volante a Max Verstappen prima ancora di promuoverlo in prima squadra, evitando trasferimenti precoci e azzardati. Se anche Mercedes avesse avuto una squadra satellite come Red Bull, il percorso di Verstappen (e di altri piloti) avrebbe potuto essere molto diverso.
“All’epoca non avevamo un volante di Formula 1 da offrirgli. Avevamo Lewis e Nico ed entrambi erano impegnati con contratti a lungo termine. Max era chiaramente un giovane interessante ma in quel momento avremmo potuto offrirgli solo un posto in GP2 e poi magari un contratto. Helmut invece è stato in grado di offrirgli un posto in Formula 1 e io stesso gli ho consigliato di seguire quella strada, anche se questo significava vederlo lasciare l’orbita Mercedes” ha ammesso Wolff.

Il numero uno della scuderia tedesca ha poi confessato con altrettanta franchezza i motivi che impediscono a Mercedes di possedere una seconda squadra in stile AlphaTauri. “Per Red Bull è stato un grande vantaggio anche avere la possibilità di valutare Honda tramite Toro Rosso prima di ingaggiare i giapponesi nella squadra principale. Ma tutto ciò è un’operazione molto costosa, perché devi poterti permettere di spendere 100 milioni a stagione solo per poter giudicare i piloti o i propulsori. Ripeto, è il modo migliore per farlo, ma è anche molto costoso“.
Team satellite anche per Mercedes? Ipotesi remota ed improbabile
È per i motivi sopracitati che Toto Wolff sembra aver chiuso le porte alla possibilità di affiliarsi con un secondo team di Formula 1. L’ipotesi è allettante, ma gli ostacoli sono attualmente numerosi ed insormontabili. Uno tra questi è la differente struttura manageriale. Toto Wolff, oltre ad essere il Team Principal della scuderia tedesca, detiene anche il 33% della società Mercedes AMG. I restanti due terzi della scuderia sono equamente divisi tra la Daimler AG (società madre di Mercedes) e Jim Ratcliffe, presidente INEOS. Al contrario, Red Bull Racing è interamente posseduta da Red Bull, fino al 2022 capitanata da Dietrich Mateschitz. Per emulare il modello Red Bull, pertanto, in Mercedes sarebbe necessaria anche l’approvazione di Daimler e Ratcliffe, complicando in partenza l’affare team satellite.
Un altro ostacolo al momento insormontabile è quello legato al costo delle squadre, lievitato in maniera drastica rispetto ai primi anni Duemila. In base al Patto della Concordia, il valore dei team è aumentato esponenzialmente per giustificare la quota di iscrizione di 200 milioni di dollari imposta dalla Formula 1. In ultima analisi, ma non per importanza, bisogna considerare che tutte le scuderie sono nelle mani di entità aziendali ben definite e ben consolidate. Alfa Romeo ed Haas, attuamente, sono le uniche anomalie in questo ragionamento, ma i primi sono già impegnati in un contratto con Audi, mentre i secondi sono sono definitivamente fuori dal mercato, come specificato più volte da Gene Haas in risposta ad un interessamento da parte di Andretti.
Per Mercedes, dunque, le strade verso un team satellite sono evidentemente impraticabili.