Perché parlare di una donna in Formula 1 fa ancora scalpore?
28 Settembre 2023Passano gli anni ma l’idea che questo sport non sia per le donne è radicata nella mente di molti fan della Formula 1. Ma perché questo accade?
Siamo alla fine del 2023, il mondo del Motorsport sta cercando pian piano di dirigersi sulle Equal Opportunities, lasciando alcuni spiragli aperti per far rientrare nel grande mondo dei motori le donne. Seppur ancora lontani da un vero e proprio risultato tangibile, ci sono già alcuni obiettivi raggiunti.
Attualmente in Formula 3 c’è Sophia Flörsch, una pilota tedesca che da quest’anno fa parte della Academy del team Alpine F1 Team. Negli scorsi anni abbiamo visto la creazione di una nuova categoria la W Series dedicata solo alle donne, stoppata poi per mancanza di finanziamenti. Da quest’anno esiste anche la F1 Academy, categoria femminile che segue i regolamenti della Formula 4. Questa verte a preparare pilote per future opportunità nel motorsport.
Tutto quindi sembra pronto per accogliere una donna nella massima classe del motorsport, eppure non è proprio così. Sono passati esattamente 31 anni dall’ultima volta in cui una donna ha corso in Formula 1, parliamo di Giovanna Amati, una pilota italiana. Da allora in questo sport sono cambiate davvero tante cose, ma una cosa invece è rimasta radicata nel pensiero del “tifoso medio”, cioè la distanza che deve esserci tra le donne e gli sport automobilistici.
Alcuni giorni fa è uscita la notizia che la pilota Jessica Hawkins ha effettuato un test sull’Aston Martin all’Hungaroring. La pilota britannica fa parte del team da 2 anni e il suo compito è stato quello di lavorare al simulatore. All’uscita della notizia una grande quantità di tifosi ha commentato articoli, post e tweet con un quantitativo di cattiveria immane. Ma si può davvero definire cattivo un commento del tipo ”Torna ai fornelli” ? Oppure è la chiara dimostrazione che anche le generazioni giovani hanno problemi nel credere fermamente nelle pari opportunità?
Ogni weekend vediamo nel paddock numerose donne a lavoro nei vari team tra addette stampa, preparatrici atletiche e alcune volte direttamente nei box a lavorare sulle monoposto. Eppure la società è ancora così legata all’idea “Donna al volante, pericolo costante” da dover giudicare anche un semplice test. Tra i commenti si può leggere anche “Chissà come saranno i tempi, da doverli nascondere”, ma in realtà basterebbe solo qualche ricerca per verificare che nemmeno i tempi di Drugovich che ha effettuato il test nello stesso giorno, sono stati pubblicati. Semplicemente perché questi sono test che servono esclusivamente ai team e di cui nessuno prima ha mai mostrato interesse, questo perché non c’era una donna al volante.
Siamo alla fine del 2023, ma riuscirà mai a cambiare il pensiero che alberga nelle menti di alcuni tifosi? Quel pensiero che sottovaluta le donne in partenza, senza nemmeno vederne le prestazioni o le abilità. Donne che fin da piccole si impegnano per il loro sogno, uguale a quello dei piloti uomini che oggi vediamo in pista. Soltanto che una donna che decide di voler fare la pilota non avrà come suoi rivali solo gli altri piloti, ma anche tutto il sistema interno che ancora viaggia in un’ottica maschile. La pilota dovrà lottare anche verso l’ignoranza radicata che non riesce ad andare via, nemmeno davanti a veri e propri risultati.