Nicky Hayden: Il mostro della Laguna
17 Febbraio 2021
La vita:
Se hai mai avuto dei dubbi su quanto il duro lavoro possa portare una persona al successo, allora prova a dare un’occhiata alla storia e alla carriera di Nicky Hayden. Certamente era dotato di un immenso talento naturale, ma ciò che distingueva davvero questo motociclista dai suoi rivali era la sua grande dedizione al lavoro. Il suo desiderio di diventare il migliore non si accendeva solo quando si trovava di fronte a una folla in un fine settimana di gara, ma anche in tutte le altre fasi della sua vita: si allenava in palestra con una frequenza spaventosa, e nei test invernali, dopo aver fatto decine di giri in pista, rimaneva fino a tarda notte insieme ai tecnici per studiare ogni dato della giornata.
Era però anche molto legato alla sua famiglia: fratello di mezzo in una famiglia di cinque figli (tre fratelli e due sorelle), Nicky è nato il 30 luglio 1981 dai genitori Earl e Rose a Owensboro, Kentucky.
Entrambi i genitori di Hayden hanno corso su strade sterrate ei loro figli Tommy, Jenny, Nicky, Roger e Kathleen hanno seguito la loro passione sin dalla tenera età. Nicky ha iniziato a correre a soli 3 anni in una pista molto corta nella proprietà di famiglia, con il padre che con il suo cronometro monitorava i suoi progressi oltre che a quelli dei suoi fratelli.
Gli Hayden non erano affatto ricchi, ma man mano che i ragazzi miglioravano, la famiglia iniziò ad allontanarsi sempre di più da casa alla ricerca di competizioni più difficili. Nicky correva sempre con il numero 69 che suo padre utilizzò durante la sua carriera (“Sono caduto molto, quindi avevo bisogno di un numero che si potesse leggere anche quando ero sottosopra “, Earl ama scherzare).
Le corse su strada:
Insieme ai suoi fratelli (le ragazze alla fine rinunciarono alle corse e si concentrarono su altri sport), Nicky iniziò a correre sulle minimoto, partecipando alle gare di club organizzate dal CMRA, club di corse del Texas. Poi è arrivata la 125cc a due tempi, inizialmente in Texas e alla fine nel WERA, il campionato nazionale di gare secondo solo alla AMA.
Quando ebbe la possibilità di intraprendere una carriera da professionista, dopo il suo 16° compleanno, Nicky ha seguì il fratello maggiore Tommy nelle corse AMA. Si è fece quasi subito un nome, avanzando attraverso squadre satellite sempre più competitive prima di guadagnare la corona AMA 600 Supersport del 1999 approdando al team ufficiale Honda nel 2000. Nel frattempo, continuava a correre su sterrato quando il calendario delle gare su strada glielo permetteva.

Nella stagione 2002 Nicky vinse la Daytona 200 e divenne il più giovane campione AMA Superbike di sempre, guadagnandosi una promozione nel campionato del mondo MotoGP con il team ufficiale Repsol Honda. Ottenne un paio di podi nella sua stagione da esordiente e si assicurò la sua prima vittoria nel 2005 nella sua gara di casa, il round di Laguna Seca. L’anno successivo lo vede realizzare il sogno di una vita conquistando il titolo mondiale MotoGP dopo una battaglia durata una stagione intera con Valentino Rossi. Hayden concluse la sua carriera in MotoGP passando al team ufficiale Ducati nel 2009 e al team Drive M7 Aspar nel 2014, nel quale corse per due stagioni.
Dopo tredici anni nel motomondiale, per il campionato del 2016 decide di passare alla Superbike a bordo di una Honda CBR1000RR SP. Il 15 maggio 2016 ottiene la sua prima vittoria nella categoria.

La tragedia:
Nonostante ai tempi potesse essere legittimamente considerato un veterano delle corse, Nicky Hayden non aveva perso un solo briciolo di quell’entusiasmo che aveva da quando è salito per la prima volta su una PW50 nel vialetto della sua casa di famiglia a Owensboro.
Però il 17 maggio 2017 rimase coinvolto in un incidente stradale mentre girava in bicicletta sulla strada provinciale Riccione-Tavoleto, nei pressi della zona artigianale di Misano Adriatico. In base alle ricostruzioni, Hayden non si sarebbe fermato ad uno stop e si sarebbe immesso per attraversarla a tutta velocità, incurante dell’auto che lo ha travolto e che procedeva ad una velocità di 70 km/h su un tratto dove il limite è fissato a 50 km/h. Le perizie svolte hanno stabilito che se anche il guidatore avesse rispettato questo limite l’impatto non si sarebbe potuto evitare.
Gravemente ferito, è trasportato con massima urgenza e ricoverato in prognosi riservata prima all’ospedale di Rimini e poi trasferito al Maurizio Bufalini di Cesena, dove il pilota americano si spegne il 22 maggio, dopo cinque giorni trascorsi in coma, all’età di 35 anni.
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