Daniel Ricciardo: lo spirito dimenticato

Daniel Ricciardo: lo spirito dimenticato

6 Gennaio 2021 1 Di

“Non stavo scappando da niente. Voglio diventare campione del mondo. E, per diventarlo, sentivo che avevo bisogno di cambiare. Voglio fare grandi cose e vincere il titolo. Ecco perché sono qui.”

Salpato dalla Toro Rosso, il passaggio (come al solito) obbligatorio in Red Bull, fuggito da quest’ultima prima di venirne divorato, la pausa di riflessione alla Renault e ora in procinto di approdare in una delle scuderie storiche della F1, Daniel Ricciardo sembra aver percorso la strada del pilota esemplare, del pilota modello.

Ma quello zero accanto alla voce ‘mondiali vinti’ pesa…pesa nel confronto con i colleghi ‘anziani’, pesa quando bisogna fare i conti con il passare degli anni mentre i giovani scrivono capitoli importanti e soprattutto pesa in macchina durante ogni gara.
Perché curva dopo curva, traguardo dopo traguardo, quell’unico tassello mancante a completare il puzzle, si trasforma in un tarlo fastidioso pronto ad avvelenare la mente, un tarlo in grado di fargli perdere di vista tutto il resto.

Un comando innescato da un solo e unico ordine: diventare campione.
Una catena mentale in cui il pilota australiano ha imprigionato il suo spirito predatore, addomesticandolo per seguire il manuale del perfetto ma artificiale pilota da paddock, il ragazzo simpatico e ben visto da tutti però sulla pista, temuto da pochi.

Una maschera da giullare di corte che potrebbe costargli la cosa a cui tiene di più: vincere il mondiale.
Un sorriso da Joker disegnato per nascondere la sua paura più grande: essere umano.

Perché un umano non può essere campione del mondo, è troppo vulnerabile e in Formula 1, in corsa su una macchina a 300 km/h, la vulnerabilità diventa debolezza.
E la debolezza è sinonimo di fallimento.

Un fallimento di fronte a cui Ricciardo trema, arrivando a fare scelte (quasi) avventate, tentativi su tentativi…TUTTO… pur di vincere il titolo.

Ma nella ricetta per diventare campione c’è un ingrediente fondamentale che ha (forzatamente) scelto di dimenticare: il pilota è un ESSERE UMANO e solo RICONOSCERE i propri limiti permette di oltrepassarli.

E solo oltrepassando i propri limiti un semplice pilota DIVENTA campione del mondo.