Gilles Villeneuve – l’Aviatore
6 Gennaio 2021A quasi 39 anni di distanza dalla sua morte ripercorriamo la carriera del pilota, partendo dalle categorie minori, e i suoi momenti più celebri nella massima serie automobilistica.
Al mondo due sono i personaggi famosi insigniti dell’appellativo “Aviatore”: il primo è Gabriele D’Annunzio, per via della sua passione per il volo, l’altro è Gilles Villeneuve, che si è meritato questo soprannome per le sue spericolate imprese in pista. Oggi, però, non parleremo di letteratura.
Gilles Villeneuve nacque a Saint-Jean-sur-Richelieu (nel Québec, Canada) il 18 gennaio 1950. La sua propensione per il mondo delle corse si manifestò sin da bambino, quando il piccolo canadese cominciò ad allenarsi con la motoslitta assieme al fratello minore, Jacques; i due, poi, vinceranno numerosi trofei e titoli nelle gare con motoslitte. L’esperienza accumulata in questo periodo si rivelerà di estrema importanza ai fini della sua carriera, aiutandolo ad affinare la vista in condizioni di foschia e a migliorare la tenuta della monoposto su asfalti dalla scarsa aderenza.

Il padre di Gilles e Jacques era un accordatore di pianoforti, ma l’unica sinfonia che riusciva ad attrarre i suoi figli era l’irresistibile rombo dei motori. Con il passare degli anni, il destino dei fratelli Villeneuve sembra essere inevitabilmente vincolato al mondo dell’automobilismo: la strada è segnata, ma le difficoltà sul percorso sono molteplici. Difficoltà soprattutto economiche: per pagare le costosissime corse, in attesa di mettersi in mostra e di ricevere sostegno da parte degli sponsor, Gilles Villeneuve fa di tutto. Nonostante la giovane età, il canadese era solito aggiustare motori ed automobili nel suo garage, aiutare la mamma nella sartoria di famiglia e addirittura guidare il camion presso l’azienda agricola degli zii.
Le prime gare in Formula Atlantic e i contatti con McLaren
La svolta avvenne con il raggiungimento della licenza automobilistica, nel 1972, e con l’ingresso nel campionato regionale di Formula Ford, nel 1973, dove sbaragliò la concorrenza vincendo sette gare su dieci con una vettura obsoleta. La promozione in Formula Atlantic era ormai una formalità.
In questo campionato riservato ai piloti d’oltreoceano, Gilles Villeneuve riuscì a mettersi in mostra. Nel 1976 l’Aviatore vinse sia il campionato canadese, raccogliendo nove vittorie su dieci e altrettante pole position, sia quello statunitense, centrando tre vittorie su sei. Riuscì ad imporsi anche contro campioni del calibro di Keke Rosberg e James Hunt, futuri campioni del mondo rispettivamente nel 1982 e nel 1976. Fu proprio il pilota britannico ad avvicinare il talento canadese alla scuderia di Woking, dove Teddy Mayer, direttore sportivo McLaren, promise a Gilles la partecipazione ad alcuni GP nella stagione successiva.
Il debutto in F1 avvenne nel 1977, a Silverstone, cuore dell’automobilismo inglese, dove Gilles Villeneuve raccolse un 11° posto e il miglior tempo nel riscaldamento. Alla fine, McLaren optò per Tambay, non confermando il contratto di Gilles Villeneuve, ma la permanenza del canadese in F1 fu garantita dalla Ferrari.

L’approdo in Ferrari
Favorito dal clima di tensione tra il Drake e l’austriaco Niki Lauda, Villeneuve disputò gli ultimi due appuntamenti stagionali del 1977. Al volante della Ferrari 312 T2, il canadese riuscì a mettersi in mostra per il suo stile di guida tanto temerario quanto spericolato. Al primo GP con la Rossa, seconda gara in F1 in assoluto, Gilles Villeneuve piegò il semiasse della sua monoposto, riuscendo comunque a terminare la corsa in 12° posizione avendo disputato gran parte della gara; mentre nel GP del Giappone il canadese decollò sulla Tyrrell di Ronnie Peterson, atterrò oltre il guardrail effettuando una vera e propria carneficina. Morirono sul colpo un fotografo e un commissario di gara, che cercava di sfoltire la folla, mentre rimasero feriti dieci spettatori, alcuni anche gravemente. A discolpa del canadese va detto che quel particolare punto della pista era interdetto al pubblico, quindi gli spettatori occupavano abusivamente la zona.
Quanto visto nel 1976, tuttavia, è solo l’inizio di una serie di gesti audaci e incoscienti che faranno meritare a Gilles l’appellativo di “Aviatore”; soprannome attribuitogli in senso dispregiativo dalla stampa italiana, ma destinato a rimanere nella Storia.

Le prodezze in pista, funambolico equilibrio tra spettacolo e rischio
Nel GP degli Stati Uniti del 1978 Villeneuve fu nuovamente coinvolto in un incidente che lo vide protagonista. Un sorpasso azzardato ai danni del doppiato Regazzoni gli costò la vittoria e una possibile doppietta con il compagno di squadra. Festa rimandata per la prima affermazione, per la quale bisognerà aspettare il GP di Canada. Fu proprio grazie alla vittoria nel Gran Premio casalingo che Gilles Villeneuve ottenne una cospicua popolarità nel Québec.
Memorabile, poi, è l’incidente tra Villeneuve e Niki Lauda, nel GP Dino Ferrari del 1979 non valido ai fini del campionato. A causa del contatto tra la Ferrari numero 12 e la Brabham numero 5, Villeneuve fu costretto a guidare con l’alettone che gli copriva buona parte della visuale. Situazione analoga si verificò nel GP di Canada del 1981, dove Gilles, in seguito ad un contatto con la Lotus di Elio De Angelis, guidò con l’alettone anteriore che gli ostruiva completamente la visuale. Soltanto dopo tre giri, sterzando vigorosamente in rettilineo, riuscì a liberarsi dall’ostacolo visivo.

Altrettanto memorabili sono gli ultimi tre giri del GP di Francia del 1979, caratterizzati dal duello mozzafiato con René Arnoux. Sono tre giri intensi ed adrenalinici, un continuo susseguirsi di sorpassi e controsorpassi, conditi da rettilinei ruota a ruota, bloccaggi, staccate azzardate e anche vari contatti tra le due vetture. Ad oggi il duello di Digione è uno dei momenti più alti della Formula 1, nonché uno dei più vaneggiati dagli amanti dell’automobilismo.

Sempre nello stesso anno un altro gesto degno di nota. Durante il GP d’Olanda, a Zandvoort, Villeneuve tentò di rientrare in pista con uno pneumatico afflosciato e fu costretto a concludere un giro su tre ruote prima di ritirarsi definitivamente dalla gara. Il gesto scatenò le polemiche dei commissari, che minacciarono il canadese di sanzionarlo per il suo stile di guida pericoloso.

Vita privata
Le gesta spericolate di Gilles Villeneuve non si limitano alla sola F1, come attestano alcuni suoi conoscenti saliti a bordo della mitica Ferrari 308 GTS. Celebre è il racconto di Jody Scheckter, che può vantare un viaggio da Monte Carlo a Maranello (432 km) in 2 ore e 25 minuti; oppure l’aneddoto dell’ingegner Mauro Forghieri, che percorse con Villeneuve un tratto di autostrada in contromano poiché il pilota canadese aveva mancato una stazione di rifornimento; o ancora, la testimonianza di Antonio Tomaini, ingegnere Ferrari, che riconosceva Villeneuve dallo strepitio delle gomme alla rotonda e che era solito vedere il canadese parcheggiare la sua auto con un testacoda.

Anche la sua morte, in un certo senso, rispecchia pienamente il suo stile spericolato. Una morte rocambolesca, quasi spettacolare nella sua macabrità, che ci ha privati troppo presto un pilota dal talento cristallino, lasciando un vuoto incolmabile.
[…] della gente. Enzo è morto 3 volte: il giorno in cui Dino ha raggiunto il cielo, il giorno in cui Gilles Villeneuve ha perso la vita tra le curve di Zolder e, infine, il giorno della sua scomparsa, il 14 agosto […]
[…] Così, da onore, quel “Villeneuve”, per Jacques, poteva essere un’ombra costante del padre, come se la prima vittoria da celebrare non fosse il gradino più alto podio, ma lo scrollarsi il titolo “figlio di”. Il mondo della Formula Uno è di per sé avvolto dalle tenebre, le quali non perdono alcun istante per tramutare ogni errore in cicatrice e ogni vittoria in una risalita sulla roccia a mani nude. Chissà quanto ardua è stata questa scalata per Jacques se il monte da risalire era l’Everest. Chissà come deve essere stato poi, nel 1997, toccare il cielo con un dito per salutare il padre poiché, una volta per tutte, era riuscito a scindere Jacques da Gilles. […]