Felipe Massa: c’era di meglio per la Ferrari?
25 Gennaio 2021A partire dal 2008, la carriera di Massa è stata un continuo susseguirsi di eventi negativi: prima il sogno mondiale sfumato in Brasile ai danni del giovane Hamilton, poi l’incidente in Ungheria e la successiva riabilitazione, ed infine una serie di stagioni anonime fino al 2013, anno in cui il pilota di San Paolo annunciò l’addio alla Ferrari dopo un’avventura durata otto anni. Sorge, dunque, una domanda spontanea: cosa sarebbe successo se la Ferrari avesse deciso di non continuare con Massa?

Le alternative sono tante, ma procediamo con ordine. La prima scelta dalla Ferrari per sostituire l’infortunato Massa, in seguito all’incidente del 2009, fu Michael Schumacher. Lui, l’uomo dei record che si era ritirato nel 2006 cedendo il posto a Raikkonen, era pronto a fare il proprio ritorno in Formula 1 per le ultime gare stagionali. Si trattava di una soluzione temporanea, ma un problema al collo costrinse la Ferrari ad optare per Luca Badoer, il pilota italiano che aveva abbandonato il circus nel 1999, dopo aver corso un anno con la Minardi. Considerando la sua condizione di svincolato, Luca Badoer era una possibile alternativa a Massa; tuttavia, le sue prestazioni sottotono non convinsero i vertici della Rossa, che dopo 2 gare terminate in ultima posizione, lo sostituirono con l’altro italiano Giancarlo Fisichella, in forza all’ambiziosa Force India.

Anche Fisichella era una valida alternativa a Felipe Massa, considerando che in questo modo si sarebbe coronato il sogno Tricolore di un pilota italiano su una macchina italiana. I dati erano a suo favore: la Force India, infatti, lo aveva svincolato per consentirgli di disputare le ultime gare con la Ferrari, nominando al suo posto Vitantonio Liuzzi; tuttavia, la condizione contrattuale di Massa costrinse il pilota romano ad occupare il ruolo di terzo pilota per la Rossa di Maranello, dopo essere stato ad un passo dall’accordo con la Sauber.

Altro pilota degno di menzione è quello di Nicolas (Nico) Hulkenberg che, nel 2009, conscluse da vincitore la GP2, con un bottino di 5 vittorie e 10 podi, per un totale di 100 punti. Per stessa ammissione del tedesco, ci fu un certo interesse per lui da parte della Ferrari, ma alla fine a Maranello si optò per riconfermare Massa: per Hulkenberg si chiuse così la possibilità di vestire di rosso e, col senno di poi, di conquistare un podio inseguito per tutta la carriera.

E Robert Kubica? Il pilota polacco era in procinto di firmare per la Ferrari nel 2012, dovre avrebbe affiancato Fernando Alonso: l’incidente durante il Rally di Andora, però, compromise la carriera del polacco e costrinse la Ferrari a ripiegare, nuovamente, su Felipe Massa. In realtà, già nel 2009 Kubica sarebbe potuto essere un obiettivo di mercato, grazie all’uscita dal circus della BMW Sauber, tuttavia il polacco preferì firmare per la Giallona francese.

E se invece la Ferrari avesse guardato in casa FDA (Ferrari Driver Academy), ovvero il progetto, nato proprio nel 2009, che si occupa di crescere i giovani talenti? Nel 2009 FDA poteva contare la presenza di Jules Bianchi, classe ’89, che in quell’anno aveva fatto il proprio debutto in Formula 2 (all’epoca dei fatti ancora GP2) dopo aver vinto la Formula 3 europea collezionando 6 pole position, 9 vittorie e 12 podi con la ART Grand Prix. Che Bianchi rientrasse nei piani Ferrari non era stato mai nascosto dai vertici di Maranello, tuttavia nel 2009 un suo debutto in Formula 1 – per giunta con una scuderia blasonata come la Rossa – sarebbe stato un azzardo: meglio aspettare qualche anno, meglio fare un po’ di gavetta con una scuderia che ha poco da perdere e che può aiutarti a crescere dagli errori. Cosa che avvenne prima con la Force India nel 2012 (anno in cui disputò alcune prove libere), poi con la Marussia per il biennio 2013-2014. Con la Marussia, Bianchi conquisto il suo primo ed unico punto iridato (primo ed unico anche per la scuderia): la strada per la Ferrari era ora in discesa. Ma il destino, purtroppo, aveva in serbo qualcosa di diverso per Jules.

“Con i se e con i ma la storia non si fa” insegna da generazioni la tradizione proverbiale italiana. Niente di più vero: la storia è fatta di avvenimenti concreti, non di supposizioni e fantasticherie. Ma non aver visto qualche altro pilota vestire la tuta rossa, in un periodo in cui la Ferrari poteva ancora ambire per il titolo, è per i ferraristi uno dei rimpianti più grandi dell’ultimo decennio, così come quel titolo mondiale, vinto per soli 38 secondi.
