Capirossi – Harada | La storia di un 1998 finito tra mille polemiche
4 Febbraio 2021Quella tra Loris Capirossi e Tetsuya Harada in 250 è la storia di una rivalità che toccò il picco massimo nel GP decisivo della stagione 1998. Ripercorriamo l’episodio che innescò l’infinita serie di polemiche.
La stagione 1998 è passata alla storia come una delle annate più accese e dibattute della classe 250. Le cause sono tutte concentrate nell’ultima curva del GP d’Argentina, tappa conclusiva della stagione. La bandiera a scacchi di quella celebre gara non solo decretò le sorti del confronto tra i due contendenti al titolo, Loris Capirossi e Tetsuya Harada, ma diede anche avvio ad una interminabile serie di polemiche che si prolungò per diverso tempo a seguire.

E’ il 25 ottobre 1998. Il campo dell’ultima battaglia è il circuito di Buenos Aires, in Argentina, dove il debuttante della categoria Valentino Rossi arriva dopo una terna di vittorie ad Imola, Barcellona e Phillip Island. Ma tutti i riflettori questa volta sono puntati al box ufficiale Aprilia: i due scudieri del team in vetta al campionato, Loris Capirossi e Tetsuya Harada, sono divisi in classifica da solamente 4 punti. Il pesantissimo 0 del giapponese rimediato in Australia, ha infatti permesso all’italiano di agguantare la leadership ad un GP dal termine grazie ai suoi 204 punti. In palio non c’è solamente un altro Titolo mondiale da aggiungere al palmares: come spesso si dice, il compagno di squadra è il primo pilota da battere, ed il Gp d’Argentina è l’occasione giusta per risolvere la disputa che dura da ormai una stagione.
Il grido di battaglia dell’italiano non si fa aspettare: il sabato prima del grande giorno, l’Aprilia numero 65 stampa un tempone assicurandosi la prima casella di partenza in griglia. Al suo fianco, oltre ad Olivier Jacque scatterà anche la terza Aprilia schierata, quella di Valentino Rossi, affatto intenzionato a lasciare i due contendenti al titolo battagliare in solitaria. Tetsuya Harada è un po’ arretrato rispetto a Loris, ma è comunque quarto: le sue speranze si sono affievolite, ma non è nel DNA del giapponese darsi per vinto prima della partenza.
La domenica, con l’arrivo della resa dei conti, sopraggiungono anche le emozioni tipiche di quando ci si gioca molto. Entrambi sanno di non poter sbagliare, c’è troppa posta in palio per commettere errori. Ma finalmente, l’urlo dei 250cc 2 tempi inizia a riecheggiare sulla griglia del circuito argentino, e quando i semafori si spengono si avvia l’ultimo atto.
La strategia dell’italiano è chiara fin da subito: spingere, rimanere davanti e continuare così fino alla bandiera a scacchi. In testa rimangono le tre Aprilia dominatrici di tutto il campionato, quella di Capirossi, Rossi e Harada. La gara mantiene questo equilibrio fino alle ultime tornate, e la strategia di Capirossi sembra funzionare alla grande. Si arriva così all’ultimo giro. Il famosissimo ultimo giro.

L’italiano sta iniziando ad accarezzare il trofeo tanto desiderato, ma Valentino Rossi e Tetsuya Harada sono ancora alle sue costole. Il rumore di scarichi per Capirossi si fa sempre più intenso, e in questi casi, l’errore diventa più facile di quanto si creda. Ed è proprio questo quello che accadde. Il numero 65 mancò totalmente la traiettoria ideale della curva 3, concedendo strada libera a Valentino Rossi. Preso da nuova speranza, anche Harada tornò a spingere a più non posso, per concedersi un’ultima possibilità. E la possibilità arrivò quando Loris, con un secondo errore, sbaglia l’ingresso di curva 7, lasciando la seconda posizione al rivale. Dall’immaginare il sapore dello champagne sul podio, l’italiano vede il suo sogno allontanarsi insieme ad Harada che prende metri di vantaggio. Il tutto in neanche due chilometri.
La linea del traguardo è sempre più vicina, e per Harada il miracolo sportivo sembra quasi completato. Arriva la terzultima curva del tracciato, e con un ultimo briciolo di speranza, nonostante i diversi metri che li separavano, Capirossi tenta una staccata disperata. L’epilogo è inevitabile: i due entrano in contatto, Harada cade violentemente a terra, mentre Capirossi è costretto ad allungare. Mentre il giapponese, ancora in ghiaia, si sbraccia contro l’avversario per la manovra folle, Capirossi riprende la pista, e taglia il traguardo in seconda posizione. Al box Aprilia regna la confusione e lo sconcerto, ma il risultato è chiaro: Capirossi è Campione del Mondo per la terza volta in carriera!
Al rientro ai box, l’atmosfera nel box Aprilia è tutt’altro che gioiosa, ma il tre volte Campione del Mondo continua comunque a godersi il sudato titolo. Non è d’accordo Harada, che poco dopo, presenta reclamo alla FIM per il comportamento anti-sportivo adottato dal suo compagno di box. Il reclamo va a buon fine per il giapponese, tanto che Capirossi viene squalificato dal GP. Ma potendo ancora contare sui 4 punti di vantaggio rimasti in classifica, Capirossi riesce a mantenere il suo tanto desiderato trofeo.

Ma la storia non finì affatto in quel 25 ottobre. Poco dopo infatti, la FIM decise di accettare il contro-reclamo del neo-campione del mondo, ristabilendo il secondo posto ed i 20 punti guadagnati in Argentina.
Tuttavia gli animi in casa Aprilia non si erano affatto calmati. Pochi giorni dopo l’accaduto infatti, la Casa di Noale comunicò al suo pilota che non solo intendeva rescindere il suo contratto, nonostante l’anno rimasto, ma anche che avrebbe chiesto un risarcimento all’italiano, poiché l’incidente aveva danneggiato l’immagine della Casa.
La diatriba Aprilia-Capirossi continuò per tanto tempo a seguire e si risolse solamente nel 2004, ben sei anni dopo l’accaduto. In quell’anno infatti, il Tribunale di Venezia stabilì che non vi fu nessuna scorrettezza da parte dell’italiano, pertanto il licenziamento e la richiesta del risarcimento venne considerata illegittima. Aprilia fu costretta a pagare un risarcimento al pilota di un milione e mezzo di euro per i danni arrecati.
Tutt’oggi in molti si chiedono se quello di Capirossi sia stato un comportamento anti-sportivo o meno. Aldilà delle opinioni, il campionato 1998 di 250cc è passato alla storia come uno dei campionati più singolari e polemizzati mai avvenuti.