Formula 1 – Ritiri e rientri. Quando un pilota torna sui suoi passi. /1

Formula 1 – Ritiri e rientri. Quando un pilota torna sui suoi passi. /1

28 Marzo 2021 0 Di Nicola Sotgia

Dal grande Niki Lauda passando per il Leggendario Michael Schumacher, sino ad arrivare allo Spagnolo Fernando Alonso. Quando il casco, dopo averlo appeso, cade dal chiodo. Storia di ritiri e rientri nella Formula 1.

Capitolo 1: Voglia di ritiro, tra dubbi e mille pensieri in testa.

La passione, molto spesso ti fa fare cose di cui non saresti capace. L’amore per la Formula 1 ti fa viaggiare per anni, lontano da casa, regalandoti successi ed emozioni. Tra queste ultime, però, si cela un sentimento che ti attanaglia; la stanchezza. Dopo stagioni passate tra sacrifici e duro lavoro, la mente ti chiede di smettere; basta, molla tutto, non riesco più a continuare. Voglio fare altro, godermi la vita e la famiglia.

A quel punto, la tristezza si fa spazio nei tuoi pensieri. Da una parte vuoi lasciare tutto, finalmente, dopo anni di corse. Dall’altra ti senti vuoto, con la paura di non poter andare avanti senza le vecchie abitudini. Che fare?

Semplice, convochi una conferenza stampa in cui esprimi ciò che senti. Dici a tutti che è arrivato il momento di appendere il casco al chiodo, di voler condurre finalmente una vita lontana dai riflettori e di poter finalmente godere a pieno delle gioie che la vita ti ha regalato; la famiglia. Tutto bene, tra lacrime e attestati di stima si va avanti. Tutto sembra andare bene, sorridi con tifosi e amici giornalisti, facendo trasparire la certezza e la voglia di allontanarsi dal paddock. I conti, però, si fanno alla fine, quando sei da solo e ti guardi allo specchio e pensi: ma è davvero ciò che voglio? Cosa farò dopo le corse?

Male, molto male. Se ti ronzano dei quesiti del genere, la risposta è solo una. Tu la sai, ma non vuoi ammetterla a te stesso. Che si fa? Nulla, si cova tutto dentro e basta. Prima o poi sparirà, si spera.

La voglia di correre non si assopisce; si ritorna in scena.

I primi mesi sono duri. Ogni cosa è strana. Invece di svegliarti alle sei del mattino, adesso ti alzi alle otto. Niente Test o prove di qualunque tipo. Le giornate sono incredibilmente vuote. I tuoi vecchi amici del paddock ti invitano a passare del tempo nei box, tra chiacchierate e consigli. Male, molto male. L’odore della gomma bruciata, i rumori delle pistole e i tifosi che ti invocano. Caro pilota, adesso sei nei guai. Finalmente hai capito che senza le corse non sei te stesso; hai bisogno di adrenalina, tenione alle stelle e vittorie.

Le lacrime versate per prendere quella decisione sono il passato. Tra tutti quei pianti sapevi che uno di loro ti chiedeva, in fondo, di non mollare. Hai lasciato spazio alla stanchezza, alla voglia di relax e di staccare la spina. Ecco, forse era solo questione di riposo. Avevi solo bisogno di qualche mese per ricaricare le batterie e ripartire più forte di prima.

Torni a casa, guardi moglie e figli; ho deciso, torno alla vita di prima. In quel momento nulla ti scalfisce, nemmeno gli sguardi dei tuoi cari, sbigottiti davanti a questa affermazione. Non vedi l’ora di prendere l’aereo e volare in circuito, catapultandoti nel sedile e affrontando le curve come se fossero ripide scogliere.

Questo è un racconto, ma vi assicuro che rappresenta la verità. Io, mentre scrivo, mi immedesimo nel pilota. Le frasi sono mie, è vero, ma tutto questo è pura verità. Provare per credere. Lauda, Schumacher, Massa e Alonso, queste sensazioni le hanno vissute.

Capitolo 3: Siamo noi, quelli della passione che non si assopisce.

Formula 1 Niki Lauda
Niki Lauda tra le strade di Montecarlo.

Si parte da lontano. 1979, Austria. In una tenuta di montagna, Niki Lauda è in compagnia di sua moglie Marlene e del suo primogenito Mathias. Le cose in Brabham vanno male. La classifica lo vede indietro, cosa insolita per uno come lui. Quel mondo lo ha stancato. La Formula 1 lo opprime e dato che non può vincere ha deciso: lascia le corse. I soldi guadagnati sono tanti, per cui che senso ha rischiare la pelle per un settimo posto? Lui, che ha scampato la pace eterna al Nurburgring (grazie anche ad Arturo Merzario ed altri suoi colleghi), adesso ha altre cose a cui pensare.

Ormai è diventato un business man, con la compagnia aerea Lauda Air. Oltre ad essere un perfetto pilota, se ne intende anche di affari. Forse il fatto che provvenga da una famiglia di banchieri ha fatto il suo effetto. Tutto ciò, unito alla sua passione per gli aerei, ha definito il suo futuro. Niki Lauda, due volte campione del Mondo di Formula 1, sarà un grande uomo d’affari.

Tutto sommato, dopo aver lasciato il paddock, le cose vanno discretamente. Niki ci sa fare con i titoli azionari, se la cava bene. Eppure, c’è qualcosa che non va. La nuova vita non comporta rischi, è vero, ma forse è troppo monotona. Forse è proprio la mancanza di rischi che lo fa tentennare; va bene, va avanti e non ci pensa.

Mi chiamo Niki Lauda e sono un campione. Ritorno e vinco.

Le giornate proseguono, tra un affare e l’altro. Niente, proprio non ci riesce. Non può far finta di nulla. Ne parla con Marlene. Senti cara, io così non posso andare avanti. Voglio correre, voglio tornare in Formula 1. Ho bisogno dell’adrenalina che solo le vetture possono regalarmi. Questa volta rientro e vinco “. Marlene ci resta male, ma lo accetta. In fondo sapeva. Lo aveva capito, che quella vita stava stretta a Niki.

Ron Dennis coglie l’occasione al volo.

E’ il 1981. Test invernali. Lauda vola in Inghilterra per provare la McLaren. L’ambiente è nuovo e ambizioso. Dennis ha preso il posto di Teddy Mayer e ha intenzione di riportare il Titolo a Woking.

Tutto va secondo i piani. La vettura va bene e Niki è carico. La stagione dell’82, la prima del rientro in pista, non va male. L’Austriaco dimostra di saper ancora vincere, portando a casa due corse. L’anno successivo non gli regala alcun trionfo; poco male, perchè il 1984 sarà quello che lo riporterà in cima. Con cinque vittorie in campionato batte il compagno di squadra Prost e vince il suo terzo Mondiale. La stagione seguente, Niki ha già la testa da altre parti. Questa volta ha capito, forte e chiaro. “Sono appagato. Ho dimostrato di poter vincere dopo anni passati fuori dal paddock. Adesso smetto, smetto per davvero“.

Stop, finito. Lauda lascia e si butta a capofitto negli affari, come dopo il 79′. Questa volta, però, il tutto è definitivo. Quel pensiero della voglia di adrenalina, non c’è più.

Capitolo 4: Io sono la Formula 1. Mi chiamo Michael e sono un sette volte campione del Mondo.

Formula 1 Michael Schumacher
The Kaiser. Michael Schumacher.

Rombo dei motori; si spengono i semafori; viaaaaaa.

Prima curva a sinistra, sono primo. Tutto è filato liscio, per fortuna“. Ormai il copione è lo stesso da cinque stagioni. La Ferrari domina in lungo e in largo, senza risparmiare nessuno, togliendo anche le briciole agli avversari. La scuderia è perfetta, i meccanici pure. Alla fine del 2004 arriva l’ennesimo titolo, quello della consacrazione. Nessuno può batterli. Almeno così sembra.

Il 2005 è l’anno del cambio di regolamento, con nuovi Team pronti ad approfittare di questo fatto. Tra gli outsider si fa spazio la Renault di Flavio Briatore, che azzecca la macchina alla perfezione. La squadra Francese ha dalla sua parte anche un giovane talento Spagnolo, Fernando Alonso. Sono ormai un paio d’anni che l’Iberico mostra grandi colpi; l’ora del suo trionfo sta per scoccare. Come è normale, l’incoronazione di un nuovo Re porta alla deposizione del vecchio padrone del Trono.

Sul trono siede una personalità unica, capace di accecare tutti dalla sua brillantezza. Uno che non puoi scalzare così facilmente. Se gli chiedi il suo nome, lui ti risponderà così: “ Mi chiamo Michael e sono un sette volte Campione del Mondo “.

Ecco, ci siamo capiti.

Il trono non è più mio. Lascio spazio ai giovani.

Quel 2005 segna inesorabilmente la fine del mandato di Kaiser Michael. Il nuovo Re parla Spagnolo. Fernando Alonso, partito dall’Asturia, è salito sulla cima più importante. A suon di Pole Position e cavalcate trionfali in gara, l’alfiere della Renault ha conquistato il mondo della Formula 1. Adesso è lui a comandare.

La stagione successiva, il Kaiser prova l’ultimo assalto per riappropiarsi delle terre perdute. D’altronte un Kaiser può perdere, ma mai in modo ecclatante. Nonostante Michael le provi tutte, le cose sembrano destinate a non cambiare. Forse è lui il problema. L’età avanza e la voglia di correre si fa meno asfissiante. Tilt. Campanello d’allarme. “ Il trono non è più mio, lascio spazio ai giovani “. Si sente oppresso da quel mondo che si gli ha regalato benessere economico e trionfi sportivi, ma allo stesso tempo lo ha debilitato mentalmente. L’ora si è fatta tarda.

Ne parla con Corinna, la moglie. I due figli, Gina – Maria e Mick, ascoltano dietro la porta: “ Meine Liebe, ultimamente mi sento stanco. Non ho più gli stessi stimoli di prima. Le corse, beh…L’adrenalina non è più la stessa. Ho deciso, smetto. A Monza saluto tutti “.

Il 10 Settembre 2006 è l’ora della conferenza stampa in cui si congeda dalla Formula 1. Quell’ultimo anno lo conclude secondo, distante di 13 lunghezze dal nuovo Re Spagnolo. Kaiser Michael lascia le corse da grande, a testa alta. Una nuova vita lo aspetta.

Il ritorno in Formula 1 e la definitiva abdicazione del Re.

Formula 1 Michael Schumacher
Valencia 2012, ultimo podio del Kaiser.

Sono passati giorni, settimane e mesi. Michael ha appeso il casco al chiodo, ma in qualche modo il cordone che lo lega alla Formula 1 è rimasto attaccato. La passione, evidentemente, non puoi sopprimerla. Fa di tutto per saziare la voglia di correre. Addirittura inizia a girare in moto, rischiando anche la vita. Durante una giornata di prova per centauri amatoriali, Michael cade e perde conoscienza. Trasportato in Ospedale, il Kaiser si riprende.

Campanello. Orologio. Tic Toc Tic Toc. L’ora scorre. Si, appunto, il tempo che lo divide da una decisione importante. Ancora una volta ne parla con Corinna: Meine Liebe, senza Formula 1 sto male. Guarda che ho combinato in moto, solamente per placare la mia sete di velocità e adrenalina. Ho deciso, ritorno in pista in macchina. Ho già parlato con la Mercedes e puntano su di me. Il progetto è bello e stimolante.

Dal 2010 al 2012, Schumacher apre il capitolo del rientro in Formula 1. Purtroppo, il capitolo si apre male e si chiude ancora peggio. Viene battuto dal giovane compagno di squadra, Nico Rosberg. Un podio in tre anni è poco e soprattutto frustrante. Lui, abituato a vincere, capisce che la mossa si è rivelata sbagliata. Il kaiser abdica, questa volta definitivamente. Quella voglia di correre si è assopita completamente, lasciando spazio ad altri desideri.

Scherzo del destino, a nuocere alla salute di Michael sarà un banale incidente sugli sci, appena un anno dopo il ritiro dalla Formula 1. Quella caduta sull’impianto sciistico di Meribel sa di beffa e fa male, tantissimo. Dopo anni di altissimi rischi a bordo di una monoposto, il destino ti preserva un colpo basso. Sappiamo però che il Kaiser non molla mai e poi mai!

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