F1 – Vasseur: “Nessun privilegio a Leclerc rispetto a Sainz”

F1 – Vasseur: “Nessun privilegio a Leclerc rispetto a Sainz”

26 Luglio 2023 0 Di Martina Milia

Una stagione decisamente in salita per la rossa di Maranello. In 11 gare fin qui disputate in Formula 1, sono arrivati solamente due podi (entrambi conquistati da Leclerc) e tanti interrogativi sul futuro.

Tra i tanti problemi sempre citati in ogni dove, chi sicuramente si sta prendendo una grossa fetta di critiche è senza dubbio il nuovo Team Principal, Fred Vasseur, che ha sin dall’inizio ereditato una grande responsabilità dall’uomo messo alla gogna, Mattia Binotto.

In un’intervista esclusiva al Corriere dello Sport, il francese ha risposto ad alcune domande sul momento critico della Ferrari. Particolare attenzione è stata posta sul futuro, un momento importante e che diventerà chiave per la rossa di Maranello, quantomeno per preservare quel briciolo di dignità rimasta dovuta alla sua gloriosa storia.

Fred Vasseur dopo sei mesi alla guida della Ferrari… «…sono ancora vivo!» Ma in una condizione ben peggiore rispetto alle aspettative di inizio anno.

«Andavano oltre la realtà e al lancio in febbraio non potevamo immaginarlo. Ci è apparso chiaro con i test invernali. Un fatto spiacevole, ma la reazione della squadra è stata positiva: ognuno si fa in quattro per sviluppare»

Fate tremendamente fatica, ma quali sono gli obiettivi a questo punto? Per l’anno, e poi questo impegno di vincere il Mondiale: quanto dovranno aspettare ancora i tifosi?

«Non possiamo parlare di obiettivi e di scadenze, se non dicendo: dobbiamo sviluppare tutte quelle piccole cose che contribuiscono alla prestazione della macchina. I tifosi, i giornalisti, gli sponsor vorrebbero sapere quando si tornerà a vincere: dare una risposta precisa sarebbe sciocco. Perderei tempo se mi lambiccassi pensando a dov’è la Red Bull e dove siamo noi. Concentriamoci su noi stessi, e basta».

Spesso ci si riferisce alla Ferrari vincitutto dell’era Schumacher: la comandava Jean Todt col pugno di ferro. Lei crede nel pugno di ferro?

«Non è il mio sistema, e quelli erano altri tempi. Io in squadra devo convincere ognuno che possa fare la differenza. Al pugno di ferro preferisco la psicologia».

Perché ha dato la notizia dei due tecnici top in arrivo ma non ne fa i nomi?

«Perché sono ancora in attività in altre squadre e non sappiamo quando potremo averli con noi. I tempi che abbiamo a disposizione in Formula 1 non sono quelli di un allenatore di calcio: se prendo un ingegnere lo potrò utilizzare magari due anni più tardi e il suo lavoro farà effetto al terzo anno. Quest’anno assumeremo un’ottantina di tecnici, la metà nuovi e l’altra metà per sostituire chi va via, o in pensione o viene spostato in altri settori. I nomi li comunicheremo quando iscriveranno i figli a scuola… Bisogna agire con discrezione per cercare di ridurre al massimo il loro periodo di gardening».

Lei dice di voler tenere Leclerc e Sainz anche oltre il 2024, ma la squadra sembra favorire Charles e per Carlos, che legittimamente aspira a diventare campione del mondo, sembra esserci sempre meno spazio. Lei stesso ha detto che il titolo piloti si insegue puntando su uno soltanto.

«No no, non mettetemi in bocca parole di Helmut Marko! Io non l’ho mai detto, né l’ho mai fatto. Dico solo che se vuoi puntare al Mondiale piloti, a un certo punto della stagione devi fare una scelta e privilegiare chi è più avanti in classifica. Comunque non siamo oggi in queste condizioni».

Lo farebbe anche se davanti ci fosse Carlos?

«La sua domanda presume che Charles sia numero uno, ma non è così. Ho cominciato questo lavoro venticinque anni fa pensando che a due piloti si dovesse dare lo stesso supporto, e non ho intenzione di cambiare. Tutti i team si muovono in questo modo, con l’eccezione della Red Bull con Verstappen e Perez».

Li terrebbe entrambi nel 2025, oltre le attuali scadenze contrattuali?

«Perché no? Ma cominceremo a parlare verso fine stagione ed entrambi lo sanno bene: gliel’ho detto appena sono arrivato. Oggi l’unica priorità è sviluppare la macchina».

Cosa direbbe ai tifosi per spiegare in sintesi l’attuale situazione?

«Siamo in un mondo competitivo in cui ognuno lavora per dare il meglio, come Mercedes che ha vinto sette campionati di fila, o Red Bull sei volte campione in dodici anni. E il nome Ferrari non basta per vincere: il successo scaturisce dal lavoro, non dalla storia. Credo che noi si stia andando nella giusta direzione e abbiamo grandi risorse come altre due o tre squadre, mentre una volta questo privilegio spettava solo a uno o due team. Ora scusatemi ma devo andare: ho una riunione con il mio capo».

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