HRT: Un team entrato nella storia dalla porta sbagliata
18 Febbraio 2021Chi segue da poco la Formula 1 avrà sentito parlare di questo team come una sorta di leggenda, come uno dei team più lenti mai esistiti nella storia. Oggi ne analizzeremo la sua storia e perché si possa definire una vera e propria meteora.
Gli inizi
La scuderia fu fondata nel 2009 da Adrian Campos (che ha purtroppo da poco lasciato questo mondo) in collaborazione con la Meta Image, agenzia sportiva spagnola. All’inizio venne però denominata Campos Meta Team, dal nome del proprietario (che già possedeva alcuni team nelle categorie minori con la stessa denominazione) e dall’azienda collaboratrice. La squadra però non affrontò tempi molto rosei, sin da subito l’ex pilota di Formula 1 si trovò con l’acqua alla gola per quanto riguarda i fondi, mettendo in dubbio la partecipazione ai primi test pre-stagionali. Tutto ciò venne aggravato ulteriormente dalla pressione applicata dal team Stefan GP, squadra a cui venne vietato l’ingresso in griglia proprio dalla compagine spagnola. Tutto questo venne confermato da Campos stesso che, durante un’intervista ad una celebre emittente inglese, confermò di dover ben 7 milioni di euro a Dallara, che aveva già assemblato le vetture per la stagione 2010.
Il cambio di proprietà
A seguito di tutto ciò, il team venne venduto a Jose Ramon Carabante, socio di Adrian, che immediatamente appuntò a Team Principal Colin Kolles, vecchia conoscenza di varie squadre, tra cui Force India. Fino a quel momento, l’unico sedile certo del proprio proprietario era quello di Bruno Senna, che fu già annunciato a fine 2009, ma l’arrivo del nuovo team principal portò anche a completare l’intera line-up. Il tedesco scelse infatti come secondo pilota Karun Chandhok. A causa del cambio di proprietà, il nome Campos Meta Team venne sostituito da Hispania Racing Team (o come meglio conosciuto HRT), derivante dal Grupo Hispania, cui Escalante era socio fondatore.

Normalmente ci si aspetta che il primo anno sia molto difficile per un team debuttante e così fu per il team spagnolo, che non riuscì ad ottenere neanche un punto, nonostante abbia schierato ben 4 piloti a correnti alterne durante la stagione. Infatti Chandhok venne sostituito dopo il gran premio di Gran Bretagna: Sakon Yamamoto (che già aveva sostituito Bruno Senna a Silverstone) prese il suo posto, tranne per le gare di Singapore, Brasile ed Abu Dhabi, dove a correre sulla seconda vettura spagnola fu Christian Klien. Il team accumulò ben 13 ritiri, senza mai superare la 14° posizione alla bandiera a scacchi, portando un penultimo posto nella classifica costruttori, davanti alla sola Virgin
La stagione 2010
La rottura con Dallara e il 2011
Alla fine della stagione precedente il team annunciò la rottura della partnership con la casa produttrice di telai italiana, contestualmente accordandosi con Williams per la fornitura del cambio a partire dalla stagione successiva, la quale si rivelò comunque un disastro. La F111, infatti, non riuscì ad ottenere alcun punto durante la stagione, ma il contrattempo più imbarazzante per il team avvenne ancora prima di dare il via alla stagione in Australia.
Il debutto della nuova macchina era previsto durante i test di Marzo sul circuito di Barcellona (dopo aver saltato già quelli antecedenti, svolti nel mese di Febbraio), ma a causa di un ritardo nella dogana il team fu costretto a correre con la vettura dell’anno precedente. Perciò la monoposto arrivò alla prima gara della stagione senza mai aver svolto alcun test, e, forse anche a causa di questo, i due piloti titolari (Vitantonio Liuzzi e Narain Karthikeyan) non riuscirono a passare la soglia del 107 %, cosa più unica che rara. Il pilota indiano venne poi sostituito da un giovanissimo Daniel Ricciardo, a partire dal gran premio di Gran Bretagna, eccezion fatta per il suo gran premi di casa, quello indiano.

Un record che nessuno vorrebbe
Contestualmente al Gran Premio d’Europa del 2011, tenutosi sul circuito di Valencia, due record vennero registrati, di cui uno (il più imbarazzante) stabilito da Karthikeyan. Infatti la gara vide ben 24 macchine classificate, senza alcun pilota costretto al ritiro, avvenimento mai visto sino a quel momento. Di conseguenza il pilota indiano fu il primo ad arrivare 24° in un Gran Premio ufficiale, sin dagli inizi della competizione.

Il secondo cambio di proprietà
A peggiorare una situazione già al limite del tragicomico, si presentò il secondo cambio di proprietà in appena due anni di attività. Durante il Gran Premio di Inghilterra, infatti, il fondo spagnolo Thesan Capital annunciò l’acquisizione del team, rilevandolo dall’ex proprietario Jose Ramon Carabante e cambiandone il nome in HRT Formula 1 Team.
L’ultima Stagione
Dopo appena 2 anni di attività, nel mondo della Formula 1 si era capito ormai che il team spagnolo era arrivato al capolinea. Nonostante una lotta con la scuderia Marussia per le posizioni di rincalzo, la macchina mostrava ancora enormi lacune tecniche, tanto da non qualificarsi ancora per il Gran Premio di Australia. Alla fine dell’anno la nuova proprietà annunciò l’intento di cedere definitivamente il team, a causa dell’enorme quantità di debiti da cui si erano trovati sommersi. Nessuno però si fece avanti e di conseguenza il team non fu iscritto alla stagione 2013 e venne chiuso, nonostante un ipotetico interessamento da parte di un fondo americano, che avrebbe portato il team all’iscrizione per la stagione 2014, con il nome di Scorpion Racing.

In pieno stile tucidideo, questo articolo è anche una sorta di “κτῆμα ἐς αἰεί“, ovvero un “possesso per l’eternità“, che permette di capire quanto sia difficile entrare al giorno d’oggi in Formula 1, senza un progetto serio ed una buona autosufficienza economica, entrambe cose che mancavano al team spagnolo.
[…] di qualifica. Da quel momento, solo in due occasioni dei piloti sono stati vittima della regola: le HRT in Australia, sia nel 2011 che nel […]
[…] sempre la possibilità di avere team non abbastanza competitivi e che quindi si ritrovino spesso in fondo alla griglia. Da questo punto di vista, dunque, non bisogna avere fretta, con la speranza che, chi entrerà nel […]