Hamilton e la sua missione: “Voglio rendere l’automobilismo più inclusivo”
13 Aprile 2021Lewis Hamilton, ai microfoni della Gazzetta dello Sport, ha parlato molto di inclusività e della sua volontà di continuare a sfruttare la sua posizione per diffondere i suoi ideali.
Hamilton si è spesso concentrato sull’attivismo e sui temi a lui più cari, come alla beneficienza, la lotta al cambiamento climatico e soprattutto battaglia contro il razzismo.
Su quest’ultimo argomento ha sostenuto il movimento Black Lives Matters, oltre ad aver fatto diventare la livrea della sua vettura, la Mercedes, nera.
Durante un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport il 7 volte campione del mondo ha spiegato la sua missione, che pare voler continuare anche dopo il suo ritiro.

L’inclusività
Per il fenomeno britannico la popolarità dovuta ai successi in pista è molto utile per sensibilizzare quante più persone possibili: “La F1 mi ha offerto una piattaforma per raggiungere un sacco di gente, informare, mandare messaggi positivi, incoraggiare le persone, spingere.“
In Formula 1, come ha dichiarato Lewis, c’è un problema di inclusività:
“Mi sono guardato intorno, mi sono chiesto perché il nostro sport avesse questo problema. Non ero soddisfatto della risposta, sembra che nessuno ne conosca il motivo. Serve partire dai dati per scoprire che barriere ci sono all’ingresso. Perché i ragazzini neri, ad esempio, non scelgano di studiare certe materie per finire poi in università e di conseguenza lavorare in F1.”
Hamilton è molto determinato nel portare avanti il suo progetto:
“A un certo punto anch’io mi dovrò fermare, ma la missione per rendere l’automobilismo sportivo più inclusivo non uscirà mai dalla mia mente, è qualcosa per cui vorrò sempre lottare. Non bastano certo uno o due anni, il problema deve essere attaccato dal basso, la vera chiave è la fase dell’istruzione, guardare ai giovanissimi e incoraggiarli per avere poi nei Gran Premi più meccanici e ingegneri donne e di tutti i colori.”
Il pluricampione non si è fermato alle parole, ma è già passato hai fatti.
“Ho messo insieme una commissione, che da 9 mesi sta lavorando con tanta gente impegnata, analisi, incontri su Zoom, conversazioni e discussioni, idee. Per luglio dovremmo essere pronti con qualche risultato solido e informazioni concrete” ha spiegato.

I supereroi del supereroe
Il pilota Mercedes, che può essere a sua volta considerato tale, ha parlato anche dei suoi supereroi:
“Muhammad Ali, da quando ero ragazzo, è il mio re: come atleta, attivista, per la grandezza dell’uomo e della sua voce, era il più intelligente e quindi riusciva a farsi sentire. Nessuno è stato come lui. Poi Serena Williams, una delle più grandi persone e sportive che io abbia mai ammirato, un fenomeno. Questi svettano, ma ci metterei anche Tiger Woods. Hanno la pelle come la mia e questo ha inciso.”
Rimanendo in tema, Lewis ha anche espresso la necessità di avere questi idoli, non riuscendo ad identificarsi con i supereroi delle storie, tutti bianchi:
“Tra le cose che si notano da bambino c’è che le action figures, i modellini, i supereroi, sono tutti bianchi. Superman era il mio preferito ma dicevo ‘non è uguale a me’, quindi nella mia mente non c’erano persone di colore che potessero diventare supereroi. Invece un ragazzino deve essere in grado di immaginare di avere poteri illimitati, di cambiare il mondo. Se ti limitano psicologicamente così, hai bisogno di eroi e allora lo sport ti aiuta. Loro [Muhammad Ali, Serena Williams e Tiger Woods, ndr] sono stati i miei supereroi.”
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Conclusione
Lewis Hamilton sta dimostrando di essere un campione non solo in pista, ma anche nello sfruttare la sua popolarità per diffondere i propri ideali e per fare in modo che situazioni di razzismo che ha vissuto lui stesso, non si verifichino.
Il suo approccio è un esempio per tutti e la sua determinazione nel raggiungere la sua missione è la stessa che mostra quando si trova in macchina.