Craig Breen: Innamorato del Rally
14 Aprile 2023Se il Rally fosse una donna, non vi è alcun dubbio sul fatto che il suo sposo sarebbe Craig Breen.
Diceva Miki Biasion che “La cosa più bella che può fare un uomo vestito è guidare di traverso”. Doveva pensarla così anche Craig Breen, così profondamente innamorato del rally che, probabilmente, avrebbe guidato di traverso anche senza vestiti.
Del resto il suo perenne sorriso alla guida di un’auto da rally è sempre stato sintomo di un amore sfrenato per una passione diventata, con sacrificio, il lavoro di Craig. Thierry Neuville ha ricordato questo lato di Breen dicendo: “La tua passione per il rally non era misurabile. La tua gioia al volante andava oltre quella di tutti noi”.
E lo si vedeva ad occhio nudo. Nei sorrisi a fine prova c’era sempre tutta la passione per il Motorsport, che gli ha dato tanto e che però, purtroppo, gli ha tolto tutto.

Primi passi e primo tonfo
Craig Breen nasce a Waterford, Irlanda, il 2 febbraio 1990. All’età di 9 anni comincia con i kart, ma la vera passione, tramandata da papà Ray, è il Rally. I primi passi in questa disciplina Craig li muove nel 2007, all’età di 17 anni, mentre nel 2009 abbandona definitivamente i kart per concentrarsi, appunto, sulle corse rallistiche.
L’irlandese è subito velocee vince Irish, British e International Fiesta Sporting Trophy, guadagnandosi un contratto di un anno con M-Sport che gli mette a disposizione una Fiesta S2000 dove debutta nel campionato nazionale inglese e nell’Irish Tarmac Rally Championship. Breen debutta anche nel mondiale, e nello stesso anno termin 19° in Finlandia e fa segnare un ottimo 12° posto in Gran Bretagna.
Nel 2011 gareggia nella WRC Academy, antenata del Junior WRC Championship, vincendola portando a casa due vittorie, in Germania e in Gran Bretagna. Nel 2012 Breen si guadagna dunque un posto nell’ S-WRC, antenato del WRC-2, vincendo subito a Monte-Carlo e andando a podio in Svezia.

A giugno, però, ecco il primo tonfo per l’irlandese. Durante il rally della Targa Florio, in Sicilia, non valevole per il mondiale, un incidente costa la vita al suo navigatore Gareth Roberts. Un duro colpo dal quale però Breen, con grande forza di volontà, si rialza, andando a prendersi altre 3 vittorie dell’ S-WRC, vincendo il titolo.
Debutto in massima serie
Sembrerebbe tutto pronto per un approdo nel WRC, e invece Breen viene messo sotto contratto da Peugeot per correre nell’European Rally Championship dove finisce terzo per due anni di fila, vincendo una gara. Il 2014 vede anche il debutto su un’auto WRC, in Svezia, dove Breen termina in 9a posizione portandosi a casa dei punti mondiali.
Nel 2015 corre sempre con Peugeot nel WRC-2, dove però conquista solo due podi e, a fine anno, è solo 9° in classifica finale. Le abilità di guida e l’attitudine di Breen, però, colpiscono Citroën, che nel 2016 lo mette sotto contratto come pilota part-time. Craig disputa 6 rally su 14, conquistando il primo podio della carriera, in Finlandia, dove vince anche una prova speciale e si presenta ai microfoni a fine gara in lacrime.

Nel 2017 Citroën lo conferma per tutti i rally eccetto quelli di Messico e Spagna, ma non va oltre il 5° posto. Il team francese dà fiducia a Breen anche per il 2018 dove corre in 11 rally su 13, terminando 2° in Svezia. Il prosieguo della stagione e i pochi posti occupabili, però, vedono Craig perdere il sedile. È un altro tonfo per il pilota, che stava lottando per un contratto full-time.

La fiducia di Adamo l’opportunità in M-Sport
Breen torna a correre al Rally di Finlandia del 2019 volante di una Hyundai i20 Coupe WRC terminando 7°. Il team principal dei coreani, l’italiano Andrea Adamo, lo conferma anche per il Rally del Galles.
L’anno successivo, segnato dalla Pandemia, vede Breen correre sempre per Hyundai in Svezia e in Estonia, dove termina 2° alle spalle del compagno di squadra Ott Tänak. Nel 2021 continua part-time con i coreani e corre 5 rally, raccogliendo tre podi (2 secondi posti e un terzo posto).

Questo ruolino di marcia convince Malcolm Wilson a mettere sotto contratto Breen per il 2022. L’irlandese guadagna quindi un contratto full-time con M-Sport, al volante della nuovissima Puma Rally1. Craig finisce 3° al Rally di Monte-Carlo e dopo un’uscita in Svezia va a punti, facendo segnare anche un 2° posto in Sardegna. Il feeling con il team e con la Puma, però, non sono dei migliori e Breen perde il suo sempreverde sorriso. Dal Kenya in poi sono solo 2 le gare concluse a punti e a fine stagione è solo 7° in classifica generale.

Ritorno in Hyundai e il tragico epilogo
Craig ha bisogno di cambiare aria, così per il 2023 decide di tornare part-time in Hyundai, ambiente dove negli anni precedenti è riuscito ad esprimere il suo potenziale. Il debutto in Svezia è clamoroso: l’irlandese è velocissimo e tiene la testa della corsa fino al sabato sera, dove alcuni problemi lo costringono a cedere il passo a Tänak che vince il rally. Breen è comunque secondo, MVP della gara assieme all’estone.

Il destino, questa volta, mette però davanti a Craig un ostacolo insormontabile, quel palo a lato della strada che ieri gli è stato fatale in Croazia, dove l’irlandese sta svolgendo i test antecedenti al rally croato, quarto round del mondiale. Questa volta è il navigatore ad uscire indenne dall’impatto, mentre il Dio del Motorsport ritorna a bussare, prendendo con sé Breen.
Più di un pilota
Per il rally, Breen è stato più di un pilota. È stato passione allo stato puro, incarnazione del sogno di tanti bambini, quello di correre, divenuto realtà. Un sogno dal quale Craig, probabilmente, così inebriato dal Rally, non si è mai svegliato. Un ragazzo talmente innamorato del Rally che, se quest’ultimo fosse donna, non ci sarebbe dubbio sul fatto che lo sposo sarebbe Craig.
Tanta era la voglia di dare e di ricevere al tempo stesso dal Rally, che negli ultimi tempi si era dato da fare per supportare i giovani piloti irlandesi che si approcciavano al mondiale, piloti come William Creighton e Eamonn Kelly.
Breen è stato più di un pilota, perché con il suo modo di fare assomigliava più a un amico dannatamente veloce sulle quattro ruote, che non a un pilota.
Il destino, però, si sa che è crudele, soprattutto quando il Dio del Motorsport decide di portare con sé un pilota che il più delle volte emoziona. È stato così con Henri Toivonen e Colin McRae, ed è stato così, in F1 con Ayrton Senna e Jules Bianchi. La prova? Un unico denominatore tra questi nomi: la passione.
Si sa, nei motori a grandi tragedie corrispondono spesso grandi cambiamenti, eppure si fa fatica a comprendere il perché della morte di Craig. Essa però ci ricorda, semmai ce ne fosse il bisogno, che il Motorsport è pericoloso, crudele in tutto e per tutto, e che di esso si continuerà, probabilmente, a morire.
Farebbe bene, a volte, ricordarsi di questo. Perché quando la paura è quella di non rivedere più il pilota scendere dall’auto ancora vivo, tutto il teatro che vi è attorno a questo mondo e che esula dalla pista (o dalla strada nel caso dei rally) perde di significato. Chi ha orecchie per intendere, intenda.
Grazie Craig, per tutto ciò che hai dato al Rally e che hai fatto per questo sport meraviglioso. Ti siamo debitori. La terra ti sia lieve.
“Fare i 200 all’ora in mezzo alla foresta. Questo è ciò di cui sono fatti i sogni” Craig Breen