Dominio o non dominio, questo è il problema (o forse no).
10 Maggio 2023Dominio si, dominio no (e no non è la Terra dei Cachi), chi ha ragione? Forse tutti, forse nessuno, ma d’altronde la F1 è, e sarà sempre. il “pinnacle of motorsport”.
Non nascondiamocelo, l’entrata in vigore del nuovo regolamento era visto da molti come la panacea contro il dominio Mercedes. E così, in modo inconfutabile, è stato: il team di Brackley ora fatica a competere per la vittoria durante molti weekend. D’altro canto, però, il ruolo di dominatrice è stato ereditato dalla Red Bull, team che fino a qualche anno fa subiva il dominio Mercedes. Nella F1 moderna, sembra ormai inevitabile avere un team dominante, che lascia gli altri ad inseguire facendo la parte delle comparse.

Dominio Red Bull
Dopo le prime gare del 2022 tutti pensavano che, quantomeno, la lotta per il mondiale sarebbe stata a due voci, ma dopo una decina di gara questa illusione è andata scemando. E così come si è concluso l’anno scorso, così è iniziato questo: Red Bull ha vinto 5 gare su 5, 6 su 6 se si considera anche la sprint race di Baku. All’orizzonte dell’universo della Formula uno sembra starsi profilando una nuova era di dominio.

Infatti, si possono notare le classiche caratteristiche di un periodo a senso unico: malcontento tra i tifosi avversari, molteplici gare dominate dall’inizio, team rivali che si lamentano… Insomma, per cercare di scappare da una strada senza uscita, la F1 si è infilata in un altro vicolo cieco, che ha sembianze molto simili.
Il vero problema della F1
Tutto ciò dovrebbe iniziare a fare ragionare innanzitutto gli alti vertici della F1, ma soprattutto i tifosi delle scuderie che non vedono i loro beniamini vincere. In F1 ormai siamo arrivati ad un livello alto a tal punto che una volta imboccato un progetto vincente è difficile essere scalzati. Successe con la Ferrari di Schumacher, poi con la Red Bull di Vettel, quindi con la Mercedes di Hamilton ed ora con la Red Bull di Verstappen.

La cosa che più dovrebbe spaventare è che alla fine, a parte rari casi, i team a giocarsi le prime posizioni sono sempre gli stessi, quelli più ricchi. L’unica aggiunta è stata quella di Aston Martin, che, solo grazie ai soldi di un magnate come Lawrence Stroll, è riuscita a chiudere parzialmente il gap. Se la F1 vuole evitare questo vero dominio oligarchico dovrebbe (ri)pensare al budget cap. E no, quello che è in vigore oggi non è sufficiente.
Budget Cap? Si ma…
Quello che oggi la F1 ha non è un budget cap estremamente rigido, i team più facoltosi lo possono violare senza problemi. La penalità che rischiano è minima, una multa e una piccola riduzione del tempo disponibile in galleria del vento. Se si volesse prendere una decisione più forte e netta, comminando sanzioni più severe per chi eccede, anche se di poco, il limite.

Ma sarebbe corretta una limitazione del genere? La F1 alla fin dei conti è quasi sempre stata caratterizzata dal dominio di chi poteva permettersi di spendere di più e quindi arrivare al limite dei regolamenti in vigore. Invece di vederla solo dal punto di vista del tifo, forse vedendo la situazione in modo critico si potrebbe apprezzare di più la capacità di portare al limite le vetture, creando dei veri e propri razzi.
E alla fine, che importa se per un po’ di anni sul gradino più alto del podio salirà sempre lo stesso pilota o lo stesso team? D’altronde, sarebbe più giusto penalizzare o premiare chi fa al meglio il proprio lavoro? Il primo caso sarebbe, a mio modesto parere, completamente contrario ai principi della categoria. Limitare la F1 ad un banale monomarca sarebbe ingiusto verso “the pinnacle of motorsport”.
