Interlagos, ultima chiamata alla vittoria per Mercedes?

Interlagos, ultima chiamata alla vittoria per Mercedes?

3 Novembre 2023 0 Di Ivan Mancini

Il GP del Brasile potrebbe rivelarsi l’ultima chanche in casa Mercedes per inseguire la vittoria. Come arriverà la scuderia tedesca alla gara di domenica?
 

Il Gran Premio del Brasile è ormai alle porte. L’ultima tappa del continente americano è già entrata nel vivo dell’azione, con le Qualifiche straordinariamente disputate di venerdì per lasciare spazio ai due eventi del nuovo format, la Shootout Qualifying e la Sprint Race. Teatro dell’azione è il circuito di Interlagos che, con i suoi 4,309 km di lunghezza, è una delle piste in cui storicamente Mercedes ha meglio performato negli ultimi anni. Non a caso i costruttori tedeschi, nell’era turbo ibrida, hanno vinto 6 edizioni su 8 del GP del Brasile, con le uniche eccezioni di Vettel (2017) e Verstappen (2019) a spezzare il dominio Mercedes.

L’ultima edizione, quella del 2022, ha regalato al Motorsport la prima vittoria di Russell in un Gran Premio di Formula 1, con Lewis Hamilton chiamato a completare la doppietta in un weekend da urlo per Mercedes. Lo stesso sette volte Campione del Mondo, appena un anno prima, aveva semplicemente dominato le varie sessioni del fine settimana, dalla Qualifica Sprint alla Gara della domenica, ponendo un acuto nell’accesissima lotta al Titolo Piloti.

Quello di Interlagos è dunque un circuito che storicamente tende a sorridere al team di Brackley. Ma allo stato attuale, con una Mercedes dalle prestazioni altalenanti e a secco di vittorie, il prossimo Gran Premio del Brasile rappresenta molto più di una semplice tappa positiva per la scuderia anglo-tedesca. Abbiamo modo di pensare che la gara che si disputerà tra poco meno di 48 ore sarà una vera e propria ultima chiamata alla vittoria per Mercedes, in virtù di una serie di circostanze che obbligheranno la compagine di Hamilton, Russell e Wolff a dare il massimo per raccogliere l’opportunità offerta dal destino.

 

Turbocompressore

Rispetto all’Autódromo Hermanos Rodríguez visitato appena una settimana fa, accostare il Circuito di Interlagos alla locuzione “alta quota” sembra quasi una presa in giro. Eppure, con i suoi 800 slm, il Gran Premio del Brasile è al secondo posto nella classifica che considera le altitudini, immediatamente alle spalle del capolista GP del Messico. Dato assolutamente da non sottovalutare: l’aria di alta quota, più rarefatta, rappresenta sempre una variabile in più per piloti, ingegneri e monoposto, influendo in maniera più o meno positiva sugli aspetti tecnici delle vetture.

Una delle sfide che i vari ingegneri dovranno affrontare sarà proprio cercare di portare quanta più aria possibile al motore senza assumere rischi elevati. Le Power Unit che la griglia monta dal 2014, grazie alla sovralimentazione del turbocompressore, sono in grado di raggiungere potenze elevate e, dunque, rapporti cavalli/litro da capogiro. È proprio il turbocompressore, già di per se componente cardine delle PU, l’elemento più sollecitato nelle gare ad alta quota, dal momento che una minore densità dell’aria induce gli elementi mobili della turbina ad uno stress maggiore al fine di garantire il corretto apporto di ossigeno al motore termico.

Power Unit Mercedes
Le sofisticate Power Unit Mercedes.

Mercedes, allo stato attuale, è una tra i quattro motoristi in grado di trovare il giusto compromesso tra prestazioni e affidabilità. “HPP [Mercedes AMG High Performance Powertrain, ndr] ha fatto un lavoro fantastico negli ultimi anni. Il nostro tallone d’Achille è sempre stato il fatto che il turbo non respirasse abbastanza bene. In Messico però tutto è stato risolto ed è stato un fine settimana forte. Il nostro propulsore era come tutti gli altri. Non potrei essere più orgoglioso di ciò che HPP ha ottenuto con il propulsore” ha ammesso Toto Wolff al termine della scorsa gara. Mercedes ha duramente lavorato su questo aspetto e ora raccoglie i meritati frutti del proprio impegno: il connubio proposto da HPP potrebbe essere una delle carte da usare per portare a casa il GP del Brasile.

 

Aerodinamica

Anche in termini di aerodinamica gli ingegneri del Paddock saranno chiamati a ricercare il giusto compromesso per le proprie monoposto. Se da un lato, infatti, l’aria rarefatta consente ai piloti di accusare meno la resistenza all’avanzamento (minimizzando gli effetti negativi del drag in rettilineo), d’altro canto la stessa aria meno densa rappresenta una grossa gatta da pelare tra le 15 curve di Interlagos, dove le monoposto richiedono maggiori quantità di carico aerodinamico.

Le proposte presentate dai vari team sono variegate. Si va dall’ala posteriore ad alto carico aerodinamico di Red Bull, le cui lodi sono già state tessute a lungo nel corso della stagione, all’ala montata dalle due Alfa Romeo C43 – decisamente a basso livello di carico aerodinamico – nel tentativo di mitigare gli effetti di un drag normalmente molto pronunciato sulle monoposto elvetiche. La soluzione adottata da Mercedes sposa la linea portata avanti da Red Bull e dai vari top team, Ferrari inclusa, consentendo di avvicinare la W14 rispetto alle auto della concorrenza.

 

Passo gara

Ultimo, ma non per importanza, il passo gara mostrato dai due alfieri Mercedes durante le uniche Prove Libere del fine settimana. Russell, nello stint su gomma gialla, ha mantenuto una media dell’1:16.4, mentre il Hamilton su gomma dura ha girato appena 3 decimi più lento. Non ci è dato sapere, ovviamente, il quantitativo di benzina delle due monoposto (presumibilmente alti), ma quello mostrato dai due inglesi è un passo davvero interessante rispetto quello della concorrenza – ne parleremo diffusamente nella consueta analisi del passo gara.

 

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