F2 | George Russell e quel 2018 che lo lanciò tra i grandi.

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Così come successo nel 2017, al via della stagione 2018 di Formula 2 si presenta un rookie fresco vincitore della GP3 alla prima stagione: George Russell!

L’inglesino si presenta in Bahrain alla guida della ART Grand Prix, la stessa scuderia con cui ha vinto il titolo piloti di GP3.

La scuderia francese gli permette di fare il salto di categoria, sperando in una annata alla Charles Leclerc.

La stagione 2018 vede il debutto del motore turbo Mecachrome, che si rivelerà a dir poco inaffidabile, rimescolando le carte in tavola ad ogni Gran Premio.

In Bahrain Russell conclude Gara 1 al quinto posto e Gara 2 al diciannovesimo, con la vittoria di Norris che sembra più in forma che mai.

Già da Baku, però, George prende confidenza con la nuova vettura andando a vincere Gara 2 e ripetendosi nella Feature Race spagnola, entrando subito in lizza per il titolo.

Alla vittoria di Barcellona seguono Francia ed Austria con annesse pole.

Battuta d’arresto a Montecarlo dove colleziona due ritiri contrapposti agli ottimi piazzamenti di Norris, finora diretto contendente.

A Silverstone si aggiunge alla lotta per il titolo il thailandese Alex Albon che vince Gara 1 ed inizia a rosicchiare qualche punto ai due contendenti.

Nel frattempo la situazione Mecachrome si fa più drammatica, con i piloti che iniziano sempre più a stallare in griglia, provocando incidenti pericolosi che costringono le squadre a dare forfait ancora prima dello spegnimento dei semafori.

Le colpe ricadono sui motori e, con i team principal che non fanno pressioni per paura di rimproveri della federazione, i piloti prendono il loro posto facendosi sentire nelle conferenze stampa e nei team radio.

I motori causano, come detto, incidenti in griglia ma anche improvvise sterzate del volante, frizioni che si disintegrano e spegnimenti improvvisi.

Tra questi ci fu Norris che si lanciò in una frecciata alla Federazione, affermando che il titolo lo avrebbe vinto chi avrebbe stallato di meno in griglia e non chi si sarebbe dimostrato più forte.

La Federazione corse ai ripari istituendo la partenza lanciata e promettendo che Mecachrome avrebbe risolto i problemi.

In Ungheria si ritorna alla partenza da fermi in un weekend in cui sia Albon che Norris accorciano le distanze. A Spa, però, George ribadisce la sua costanza mettendo a segno punti pesanti che lo vedono ormai proiettato al titolo.

Monza e Sochi non sono altro che il preludio di un titolo che arriverà in Gara 1 ad Abu Dhabi.

È proprio a Sochi che Norris ed Albon devono far bene per provare a rimandare la conclusione dei giochi a Yas Marina. Ci riesce Alex Albon che con il terzo posto supera Norris – costretto al ritiro – in classifica generale e tiene aperte le speranze.

Ad Abu Dhabi la fortuna è, però, dalla parte del talentino della ART che in partenza si ritrova già vincitore, con Albon che stalla in griglia provocando un’autentica carambola, riportando alla luce quei problemi che sembravano ormai risolti. Così le previsioni di Lando, nelle dichiarazioni di un lontano pomeriggio di giugno, divennero realtà.

Il titolo è quindi, per il secondo anno consecutivo, in mano ad un rookie.

Un ragazzo, nelle grazie di Toto Wolff, che ha svolto una stagione a livelli altissimi dimostrando, per chi ancora aveva dei dubbi, di avere un talento cristallino.

George ha saputo mantenere la calma anche nei momenti di tensione e, con la cordialità che da sempre lo contraddistingue nell’approcciarsi agli altri, è diventato il nuovo cavallo di razza della Mercedes. Lo stesso Toto disse che, quando la stella di Hamilton tramonterà, la Mercedes avrà un innato talento che manterrà la squadra tedesca ai massimi livelli.

Abbiamo visto tutti il debutto in Mercedes di Russell, lo spunto in partenza, la magnificenza del sorpasso su Bottas e quella calma nel ringraziare il muretto box nonostante quegli errori evitabili. Purtroppo questa stagione non lo vedremo combattere per i podi e le vittorie, ma ci farà emozionare con quelle qualifiche di puro talento e forza di volontà.

Rimarrà il rammarico di non vederlo competitivo, ma sorrideremo aspettando che la sua stella si accenda, ricordando le magie che in quel 2018 ci hanno fatto innamorare di lui.

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