Intervista a Marcello Puglisi, commentatore F2 e F3 per Sky Sport.

Intervista a Marcello Puglisi, commentatore F2 e F3 per Sky Sport.

23 Marzo 2021 0 Di Nicola Cobucci

In occasione dell’inizio della nuova stagione di Formula 2, abbiamo avuto la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con Marcello Puglisi, al commento tecnico per Sky Sport per quanto riguarda la Formula 2 e la Formula 3. Buona lettura.

Come ogni anno tra Formula 2 e Formula 3 ci sono un sacco di rookie che si affacciano alle nuove categorie, in particolar modo nella Formula 3. Quali piloti, tra i nuovi arrivati, sei più curioso di vedere in pista?

Per quanto riguarda gli italiani in Formula 3, sicuramente Lorenzo Colombo, perché ha fatto vedere nelle categorie minori che è un ragazzo che va forte, alti e bassi però l’anno scorso in Formula Renault Eurocup è stato spesso davanti. Potrebbe sicuramente essere una sorpresa, team Campos permettendo.

Nannini, anche se il doppio impegno potrebbe compromettere parzialmente la performance del pilota italiano. Non so quanto sia stata una scelta intelligente. HWA RaceLab è ben supportata economicamente, non escludo la possibilità che Nannini possa disputare la stagione di Formula 2 quasi a costo zero.

A livello assoluto direi Hauger, difficile da valutare l’anno scorso, non è mai stato particolarmente competitivo. Quest’anno deve portare a casa un risultato importante con il team Prema.

Passando in Formula 2, sono curioso di vedere Theo Pourchaire: può essere il rookie dell’anno. L’anno scorso si è adattato molto velocemente in Formula 3, potrebbe ripetersi nuovamente.

FIA F3 | Mercato piloti: tra le novità Lorenzo Colombo in Campos | LiveGP.it

Quest’anno saliranno tre rookie in Formula 1 (Mick Schumacher, Mazepin e Tsunoda). Yuki si è fatto già notare nei test pur disputando solo due stagioni di “gavetta” tra Formula 2 e Formula 3. Pensi sia pronto per la classe regina?

Credo che abbiano fatto bene a promuoverlo in AlphaTauri, alla fine l’alternativa era tenere Albon o Kvyat ed era evidente che i due erano poco considerati all’interno del programma Red Bull. Ha bruciato le tappe: in Formula 2 è stato una sorpresa, soprattutto ripensando alle prestazioni in Formula 3. Alla fine il team in Formula 3 gioca un ruolo più importante rispetto alla Formula 2, basti pensare a Beckmann che cambiando team è riuscito a lottare per le posizioni di vertice.

Tornando al giapponese, aveva mostrato di avere un buon potenziale ma nessuno si aspettava di vederlo in lotta per il titolo. Vista la poca esperienza che aveva, è stato sicuramente il pilota che più mi ha impressionato nel 2020. AlphaTauri ha fatto bene a promuoverlo, conscia che ci sono dei rischi. È un po’ nella filosofia di Helmut Marko questa sorta di terapia d’urto nel lanciare i piloti in griglia e affidarli al loro destino. Già nei test in Bahrain ha fatto vedere delle cose interessanti.

Photo/Video: Tsunoda has first F1 test; Renault juniors too, Alonso starts



Guardando alla stagione che sta per iniziare, quali potrebbero i top e i flop in Formula 2 e in Formula 3

Secondo me, in Formula 2 ci sarà un duello tra Shwartzmann e Lundgaard con Lawson e Daruvala che potranno inserirsi come outsider. Viscaal è andato molto forte nei test, ma attualmente ha un contratto con Trident solo per la prima gara. Tra i papabili flop mi tocca mettere – a malincuore – Deledda. Ha già fatto fatica l’anno scorso in Formula 3, non vedo come possa fare una stagione competitiva.

Per quanto riguarda la Formula 3: tra i top mi aspetto Hauger. Non escludo Arthur Leclerc, che tra alti e bassi ha fatto bene lo scorso anno. Mi aspetto Colombo in alto, può essere uno dei ragazzi competitivi. Flop in Formula 3 non saprei, troppo presto per esprimere un parere.

Matteo Nannini farà il doppio impegno in Formula 2 e in Formula 3. Come pensi che un pilota possa adattarsi da un weekend all’altro a due macchine totalmente diverse?

Non lo so, è difficile.Obiettivamente, tutte le settimane devi cambiare stile di guida: passi da una macchina con 600 cavalli ad una che alla fine ne ha 400. Cambia tanto. Freni in carbonio, pit-stop, il format.

Per lui sarà una prova di massima concentrazione, tutte le volte dovrà riuscire a cambiare da una categoria all’altra. Ho visto in passato dei piloti che hanno provato un doppio campionato, ma non ho mai visto un impegno totale su entrambi i fronti. Potrebbe essere un’arma che gli si ritorce contro. Mi auguro ovviamente di no.

F3 al Red Bull Ring, Nannini ad appena 7 decimi dalla pole: "Sono molto  soddisfatto"



Cosa miglioreresti in Formula 2 e Formula 3 per aiutare la crescita dei piloti?

Si fa tanto fuori dalla pista. Quando un pilota arriva in Formula 2 o in Formula 3 è già un professionista. Rispetto a dieci anni fa, in Formula 1 si arriva già preparati. Quello che manca è sicuramente il tempo. C’è troppo poco tempo in pista. Si cerca di porre un limite al budget. Penso che stiano sbagliando, perché se poni un budget cap i top team trovano sempre un escamotage per spendere i soldi in un altro modo.

In Formula 2 e in Formula 3 negli ultimi anni hanno cercato in tutti i modi di abbattere i costi, ma nel modo sbagliato. Una stagione di Formula 2 costa almeno 2 milioni di euro, dieci anni fa costava meno. Arrivavi a spendere un 1.2 milioni, c’è stata una crescita importante.

Senza limiti di budget direi sicuramente passare più tempo in pista.

Collegandomi al fatto che per te i piloti dovrebbero passare più tempo in pista, cosa ne pensi del nuovo format che prevede tre gare a weekend per le categorie propedeutiche?

La premessa è che questo format è nato per contenere i costi. Ma parlando con i team, non è cambiato niente: al massimo risparmi venti-trentamila euro. In pratica una goccia nel mare. Da quel punto di vista non hai ottenuto il risultato sperato.

Le tre gare in un weekend non sono il massimo. In pratica hai due gare nell’arco dello stesso giorno. Se dovesse capitare un brutto incidente nella prima gara, rischi di non partecipare alla seconda. Non solo alla fine fai meno chilometri, ma addirittura ti rovini il campionato. Non mi è sembrata una scelta geniale. Spero sempre di essere smentito. Avrebbe sicuramente avuto più senso fare una sessione di prove libere in più, soprattutto per i debuttanti.



Una domanda un po’ particolare: cosa ti viene in mente quando pensi a Santino Ferrucci?

Sicuramente un pilota fuori dagli schemi. A livello di prestazioni, almeno in Europa, non ha mai brillato. Possiamo dire che non è un fenomeno indiscusso. Ha creato tanti problemi al team Trident e ha creato tanto scalpore nel mondo delle corse inutilmente. Può essere associato da un punto di vista a Mazepin – che è un pilota leggermente al di fuori degli schemi – però sul russo credo che forse si stia un po’ esagerando. Sicuramente ha sbagliato, però credo che in molti si stiano accanendo troppo sulla base di quello che c’è dietro a Mazepin perché è russo, perché è figlio di papà un po’ come Stroll.

Tornando su Ferrucci, ti direi che alla fine non abbiamo perso più di tanto.

Santino Ferrucci's Silverstone Meltdown / #Motorsport101 - YouTube



Qualche pilota riuscirà a fare il salto di categoria in Formula 1 nel 2022?

Dipende molto da chi libererà il sedile nella massima categoria. I papabili per un eventuale passaggio potrebbero essere Shwartzmann, Lundgaard, Vips. Ad esempio, per far salire l’estone dovrebbe uscire dall’orbita Red Bull uno tra Gasly e Tsunoda ed è difficile. Per il russo della FDA potrebbe prendere il posto di qualcuno in Alfa Romeo.



Collegandomi a questa domanda, Esteban Ocon è in scadenza di contratto con Alpine a fine 2022. Questo potrebbe dare la possibilità a un Piastri, un Zhou o un Lundgaard di passare al fianco di Alonso, anche se negli ultimi anni praticamente nessun pilota dell’Academy Renault è salito in Formula 1?

Effettivamente, nessuno dei piloti Renault è salito in Formula 1. Dipende tanto da Ocon. Innanzitutto il manager del francese è Toto Wolff, questo non va dimenticato. Posto che Alonso rimarrà, essendo Alpine un team francese immagino che voglia avere un pilota francese. Potrebbe rinnovare Ocon. L’unico francese potrebbe essere Pourchaire, che però fa parte dell’Academy Sauber e non c’entra niente. Con una buona stagione il francese di Art GP potrebbe salire anche in Formula 1. Ma è estremamente complicato.

F1, Esteban Ocon racconta il suo 2020 in Renault - Metropolitan Magazine



Nell’occasione dell’incidente di Hubert, quant’è stato difficile commentare quei momenti?

È abbastanza uno schifo, perché in realtà sapevamo veramente poco. Non avevamo informazioni in più, per fortuna ancora non c’era il covid quindi avevamo Carlo e Mara che ci davano informazioni via sms. Ovviamente, anche loro erano tenuti abbastanza all’oscuro. Devi cercare di andare avanti con la telecronaca, immagini cosa sia successo ma non puoi e non vuoi dirlo. Devi cercare di riempire il momento ma non puoi parlare neanche a cuor leggero perché la situazione era abbastanza pesante ed è stato il momento più difficile dal mio punto di vista di telecronista. Essendo stato in macchina, sei emotivamente coinvolto, anche non conoscendo personalmente Hubert, hai commentato le sue gesta nelle passate stagioni e un po’ ce l’hai nel cuore. Quando succede una cosa del genere rimani scottato. Non sai cosa sta succedendo ma ti prepari al peggio.



Sia dal punto di vista del pilota che da quello di telecronista, cosa ne pensi della possibilità di introdurre delle Sprint Race in Formula 1?

C’è resistenza su questo tipo di format, però ormai è stato sdoganato dappertutto. Per me è una novità che si può sperimentare. È ovvio che se non provi mai e rimani ancorato sempre allo stesso tipo di regolamento non riuscirai mai a vedere qual è la potenziale evoluzione. Probabilmente diventerà più difficile da seguire per lo spettatore medio che può pensare “Gara A cosa vuol dire e così via..” Gli appassionati magari lo apprezzeranno di più, ma ovviamente tutte queste cose non vanno a favorire chi è il più veloce. Anche in Formula 2 e in Formula 3, il format fino all’anno scorso premiava soprattutto chi riusciva a gestirsi meglio.

Hai debuttato in GP2 nel 2008 sostituendo Davide Valsecchi, oggi siete entrambi commentatori di Sky. Come mai ci sono molti piloti, soprattutto in Italia, che faticano a correre per i costi troppo elevati?

Il problema non riguarda solo il motorsport. Il motorsport non è altro che lo specchio della società attuale. Per esempio, basti pensare ai kart: fino a qualche anno fa, quei campionati erano composti al 70% da piloti italiani. Per fortuna qualcosa si sta muovendo, ci sono alcuni programmi interessanti come All Road Management che ha scovato Gabriele Minì – che sembra un ottimo prospetto – e che è sotto l’ala protettrice di Nicolas Todt. Ha un informatore nel mondo dei kart che gli segnala numerosi piloti, ovviamente la preferenza va comunque verso i piloti francesi. Questo informatore gli ha prima segnalato Jules Bianchi e successivamente Jules stesso ha spinto per Charles Leclerc. Tornando alla domanda, la situazione economica è difficile e l’Italia in particolar modo ne sta risentendo. Nei campionati di kart sono sempre più presenti piloti della Russia o dell’Asia, mentre prima era ricco di piloti italiani. Inoltre, tutte le categorie si stanno sempre di più professionalizzando: sempre parlando dei kart, un weekend di gara a livello internazionale, ad oggi, costa circa quindicimila euro.

Nicolas Todt, il manager di Leclerc: «Vi spiego perché è speciale. Quando  Schumacher mi prestava le auto...»- Corriere.it

Tornando al discorso fatto sui manager, da Todt a Briatore, hanno sempre avuto una forte influenza nel mondo del motorsport. Quant’è importante avere un buon manager sin dalle categorie propedeutiche?

Ci sono tanti tipi di manager: ci sono i top – che hai citato – a cui aggiungerei qualcun altro come Matteucci, Zanarini che sono manager molto in gamba, conoscono un sacco di gente all’interno del paddock e sanno valutare le situazioni. I manager, generalmente, hanno degli sponsor loro, come fa All Road Management con una buona parte dei suoi piloti. Poi ci sono dei piloti sui credono particolarmente e altri che, in un certo senso, mettono tanti soldi di tasca propria.

L’aiuto di un manager può essere sicuramente l’avere un sacco di conoscenze e saper distinguere il retro dalla facciata. Un esempio decontestualizzato dalla realtà: mettiamo caso che Pilota X corra in Formula Renault e suo padre – manager di un’azienda – non sa nulla di motorsport. Il team Y, nel 2020-2021 ha problemi economici e deve cambiare tutto lo staff perché non ha più lo stesso budget. Quindi Pilota X firma con il team Y convinto che abbia le prestazioni del 2020, ma in realtà nel 2021 è cambiato tutto e Pilota X si ritrova in un team in cui è cambiato lo staff e di conseguenza le performance del team.

Queste sono quel tipo di situazioni che con un manager puoi evitare. È sicuramente un aiuto in più perché conosce l’ambiente di un paddock, conosce quello che sta succedendo e sa indicare al pilota le varie situazioni.

Qual è stata la gara più emozionante che hai disputato e quella più bella che hai commentato?

La più bella che ho disputato è stata in Formula Master a Pau (in Francia), un circuito cittadino. In qualifica avevamo avuto dei problemi con la macchina, quindi praticamente partivo dal fondo. È un cittadino molto stretto, in stile Montecarlo. Grazie alla pioggia del sabato – e facendo tanti sorpassi in gara – conclusi Gara-1 in ottava posizione. Il format era simile a quello della Formula 2, quindi quell’ottavo posto mi permise di partire davanti in Gara-2 e di vincere la gara.

Per quanto riguarda quelle commentate, ti devo dire che ho la memoria molto corta, quindi non saprei. Quest’anno ci sono state molte gare incredibili ma non saprei scegliere.

Oschersleben, libere 2: Marcello Puglisi diventa capo classifica - F. MASTER



Come hai vissuto la prima telecronaca?

La prima telecronaca che ho fatto – non ricordo quando – penso sia stata nel 2009 in diretta su Eurosport. Ovviamente conoscevo i telecronisti di Eurosport che commentavano la Formula Master – dove ho corso stabilmente fino a fine 2008 – e, visto che gli studi televisivi erano a Milano, mi hanno offerto di fare il commento tecnico. Mi ha avvantaggiato il fatto di conoscere personalmente il telecronista, si era creato un buon rapporto. L’altro grande vantaggio è stato commentare una categoria che conoscevo estremamente bene: conoscevo il regolamento e il livello del 75% della griglia. È stato un po’ come andare al bar e parlare con gli amici.

Avevo fatto la telecronaca con Nicola Villani – attuale commentatore della Formula E su Mediaset – che è bravissimo e molto competente. È uno che studia tanto e mi ha messo fin da subito a mio agio. Non ho avuto particolari problemi.

Quest’anno sarai ancora con Lucio Rizzica a commentare le due categorie minori su Sky?

Sì, nel bene e nel male siamo sempre io e “Lucione”. Non mi sento di parlare male di lui perché è tanto preparato in tutto. Alla fine gli fanno fare davvero di tutto. Qualunque cosa gli dai da commentare riesce a darti una decenza di telecronaca. Ovviamente ha il suo stile, la butta spesso sul ridere, può piacere o non piacere ma nel bene o nel male è così. Per me è una persona d’oro, umanamente è il numero uno.

Com’è strutturata una telecronaca? Perché spesso in molti lo danno per scontato.. soprattutto, come sono cambiate le telecronache con l’arrivo del covid?

Pre covid c’era uno stanzino in cui io e l’altro telecronista eravamo uno di fianco all’altro, così che anche a livello visivo hai la possibilità di interagire. Adesso, invece, siamo in due stanze separate, e diventa ovviamente più difficile. Molto dipende dallo speaker. In tempi di covid manteniamo lo stesso speaker. Tutto lo scorso anno sono stato “relegato” in uno stanzino senza telecamera, però almeno sapevo che era il mio e andavo a botta sicura.

Per quanto riguarda l’organizzazione prima di una telecronaca, generalmente con Rizzica andiamo dentro e come “viene viene”, perché si è creato un tipo di affiatamento, conosci l’altro. Se dovessi fare una telecronaca con qualcuno che non conosco – mi è capitato online recentemente – generalmente ci dividiamo i ruoli. Si decide chi fa la prima voce e chi va dietro aggiungendo le nozioni più tecniche.

Ognuno ha il suo stile, la sua modalità di conduzione. Quello che si cerca sempre di fare è avere un buon ritmo, mantenere alta l’attenzione dello spettatore. In tanti criticano vari telecronisti – perché pensano che urlino senza motivo – però è anche una tecnica per svegliare un pubblico che magari vede la Formula 1, e in quel momento non sta succedendo niente, e tu inventi anche la situazione. Sei conscio che non stia succedendo niente ma lo fai per catalizzare l’attenzione. La tonalità di voce non è mai continua, se fosse sempre la stessa andrebbe un pochino ad annoiare.


Per chiudere, non può mancare la classica domanda secca: chi vince la Formula 2 e chi vince la Formula 3?

Formula 2: Shwartzmann
Formula 3: una delle Prema.

Formula 2: Robert Shwartzman ancora con Prema nel 2021 - Tutti Pazzi per il  Motorsport


Il team di Fuori Pista ringrazia Marcello Puglisi per la disponibilità e per l’estrema professionalità.

+ posts