McLaren: la disfatta nipponica e la rinascita con le nozze franco-tedesche
16 Settembre 2021 0 DiLa McLaren, dopo un brutto triennio, fatto di penalità al limite dell’assurdo, piloti insoddisfatti e lotte intestine tra telaisti e motoristi Honda, sembra aver ritrovato finalmente la via giusta, con l’aiuto prima dei francesi (Renault) e poi dei tedeschi (Mercedes). Qual è stata l’evoluzione della situazione? Come è stata organizzata questa rinascita? Andiamo a scoprirlo insieme.
“Torneremo a vincere e quando lo faremo, domineremo“ la famosa frase che disse Ron Dennis nel 2015, cercando di fare paura a tutti. Dennis era convinto – e con lui tutto il Team di Woking – che si sarebbe tornati ai fasti di fine anni ’80 e inizio anni ’90, con le monoposto della Scuderia inglese che allora adottavano il motore Honda. I tempi però cambiano e le PU introdotte a partire dalla stagione 2014, concettualmente, sono ben diverse rispetto ai V6 turbo degli anni ’80 e agli aspirati degli anni ’90. Fu subito evidente, sin dai primi appuntamenti, che la nuova Mclaren-Honda non era più la vecchia gloria di Senna e Prost.
La disfatta anglo-giapponese – motori Honda
Nella gara inaugurale della stagione 2015, a Melbourne, la nuova accoppiata anglo-giapponese non andò molto bene. I dati parlavano chiaro ed erano sconcertanti: la PU giapponese aveva un deficit di 250 cavalli di potenza rispetto agli altri. Un’enormità che sembrava incolmabile, con una conseguente corsa ai ripari; la frittata però, era già stata fatta.
Il bello (o il brutto) di questa situazione deve ancora arrivare e arriva su una pista leggendaria: il circuito di Spa. In quella gara le monoposto rosso-argentee subirono una penalità incredibile, al limite della vergogna e dell’inimmaginabile, ben 105 posizioni di penalità sulla griglia. Sarebbero dovute partire da chissà quale parte del mondo, per scontarle tutte, ma per fortuna, partirono dal fondo dello schieramento.

Ma fu proprio a Suzuka, in Giappone, che la Honda fece una delle più brutte figure della storia di sempre del Circus. Complici le scarse prestazioni della vettura, Fernando Alonso si sfogò in radio dicendo una frase oramai diventata mitica al giorno d’oggi, ovvero “GP2 engine“. Questa frase, che può far sorridere, in realtà si inserisce nel contesto tragico-comico che ben sottolinea la situazione del Team anche negli anni a venire. Il biennio successivo presentò le stesse criticità, accentuate dalla quinta posizione in Qualifica da parte di Jenson Button durante il GP d’Austria; un fuoco di paglia destinato a consumarsi e spegnersi in breve tempo.
A partire dal 2016 si verificarono i primi cambiamenti significativi nel Team, segno dell’imminente rinascita. Il più eclatante fu il licenziamento di Ron Dennis, che guidò la Scuderia inglese per 35 anni: al suo posto arrivò Zac Brown. Nella stessa stagione si verificarono i primi timidi segnali di miglioramento, che si concretizzarono con una maggiore costanza nel guadagnare punti. La situazione, tuttavia, peggiorò sensibilmente nel 2017, complici risultati deludenti, penalità e problemi di affidabilità alla PU. A detta di molti addetti ai lavori e di vari esperti, la McLaren disponeva di un buon telaio, offuscato però dal pessimo propulsore.
La parentesi francese – motori Renault
Furono proprio le prestazioni deludenti a far terminare l’alleanza tra Occidente e Oriente. A partire dalla stagione successiva il Team di Woking chiese alla Mercedes di poter motorizzare le proprie monoposto arancio-blu; i tedeschi, però, rifiutarono la richiesta, sentendosi “traditi “dopo il passaggio alle Power Unit Honda. McLaren dovette quindi ripiegare sulla Renault, che la rifornì per tre stagioni (2018-2020). È grazie ai propulsori francesi che arrivò il primo podio, dopo ben quattro anni, da parte di Carlos Sainz, al GP del Brasile del 2019. La stagione si concluse con la quarta posizione tra i Costruttori, in netto miglioramento rispetto gli scorsi anni.
La scia di risultati positivi è continuata anche nel 2020. Nonostante il Covid abbia messo in allarme il mondo, la Mclaren ha dimostrato di essere una speranza, di rinascere e di essere costante, veloce e solida. Tutto ciò è stato possibile grazie ad una profonda riorganizzazione del Team da parte di Zac Brown, complice anche un Lando Norris tenace, che ha ottenuto un podio e ha garantito una grande costanza a punti. Gli sforzi del Team hanno permesso alle monposto blu-arancio, di finire terze nella Classifica Costruttori.

Il matrimonio tedesco – motori Mercedes
In casa McLaren, però, si respira ancora aria di rinnovamento. una grande rivoluzione per una rinascita e non ci pensò due volte ad abbandonare i francesi, facendosi fornire, a partire da questa stagione le Power Unit tedesche, ben sapendo che sono attualmente le migliori nell’ambiente della Formula Uno.
Anche nell’anno corrente la McLaren si sta facendo valere, con una lotta con la Ferrari per il terzo posto nella classifica riservata ai Costruttori. In tal senso si registrano i tre podi di Norris e la strepitosa, meritatissima vittoria di uno smagliante Ricciardo. Erano ben 9 anni che la McLaren non saliva sul gradino più alto del podio e durante il GP d’Italia lo ha fatto in grande stile, con una doppietta firmata anche da Norris; la prima in assoluto su tutte le altre Scuderie, dato che neanche i tre Top Team (Mercedes, Ferrari e Red Bull) sono riusciti ad ottenerla.

Come scritto in un passato articolo, la McLaren, per la prossima stagione, potrebbe diventare anch’essa pericolosa, aggiungendosi nella lotta ai due Titoli. Ciò si può dedurre dalla sua grandissima costanza nei risultati in questi ultimi anni, soprattutto con un Norris in forma e con il coltello tra i denti. Senza avere paura di nessuno e facendosi pian piano spazio, a sportellate e spallate, tra i grandi, la McLaren potrebbe ben presto tornare a lottare per i vertici della classifica.