Latifi “scioccato dall’odio, dagli insulti e dalle minacce” dopo l’incidente nel GP di Abu Dhabi

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Il pilota della Williams è tornato a parlare dell’episodio di Yas Marina, condannando l’odio subito sui social dopo il ritiro che ha cambiato le sorti del mondiale.

La stagione di Nicholas Latifi si è conclusa ad Abu Dhabi con un ritiro nelle fasi finali della gara.

Il pilota della Williams, probabilmente disturbato dalle turbolenze della Haas di Mick Schumacher davanti a lui, è andato a muro all’uscita di curva 14 a cinque giri dalla fine, provocando una safety car che ha cambiato il destino del campionato.

Nonostante il canadese sia stato chiaramente incolpevole, molte persone (troppe) lo hanno insultato sui social media, accusandolo di essersi ritirato appositamente per aiutare Max Verstappen.

Latifi ha deciso di cancellare Instagram e Twitter dal suo cellulare per una decina di giorni, prima di tornare a parlare di quanto accaduto tramite una lettera a cuore aperto.

La condanna all’odio sui social

“Sono rimasto di proposito lontano dai social media, in un certo senso per lasciar calmare le cose dopo gli eventi dell’ultima gara.

Della situazione che è derivata dal mio ritiro ad Abu Dhabi si è detto molto. Ho ricevuto migliaia di messaggi sui miei account social. Molti sono stati di supporto, però c’è stato anche molto odio e insulti.

Ho provato a trovare il modo migliore di gestire questa cosa. La ignoro e vado avanti? O affronto il grande problema che è tristemente una realtà quando utilizzi i social media?

Questa non è una dichiarazione preparata, ma sono io che racconto il mio pensiero nella speranza che ciò possa forse generare un’altra discussione riguardo il bullismo in rete e le drastiche conseguenze che può avere sulle persone.

Utilizzare i social media come un canale per attaccare qualcuno, con messaggi di odio, insulti e minacce è scioccante e qualcosa da cui mi chiamo fuori.”

Il 26enne di Montreal ripercorre poi i momenti immediatamente successivi a quanto accaduto in pista:

“Tornando al week end di gara, non appena è scesa la bandiera a scacchi, sapevo come verosimilmente si sarebbero svolte le cose sui social media. Il fatto di aver scelto di cancellare Instagram e Twitter dal telefono per alcuni giorni dice tutto su come dobbiamo sapere quanto possa essere cattivo il mondo online.

Il conseguente odio, abuso e le minacce sui social non sono stati veramente una sorpresa per me, essendo solo la cruda realtà del mondo in cui viviamo al giorno d’oggi. Non sono estraneo a questo, penso che qualsiasi sportivo che competa sul palcoscenico globale sappia di essere sotto uno sguardo indagatore e questo a volte fa parte del gioco.

Come abbiamo visto più e più volte, però, in sport tra loro diversi, basta un episodio al momento sbagliato per far degenerare la situazione e tirare fuori il peggio delle persone, i cosiddetti tifosi dello sport. Ciò che mi ha scioccato maggiormente è stato il tono estremo di odio, abuso e anche minacce di morte che ho ricevuto.

Riflettendo su quanto accaduto in gara, c’è un solo gruppo di persone al quale chiedere scusa per il ritiro: la mia squadra. L’ho fatto immediatamente dopo la gara. Tutto quel che ne è derivato era fuori dal mio controllo.”

Ogni posizione conta

Latifi prosegue spiegando che alcuni hanno detto che stava gareggiando per una posizione che non contava, con pochi giri alla fine. Ha ribattuto che dà sempre tutto se stesso, che corra per vincere o per l’ultimo posto.

“Sono uguale a tutti gli altri piloti in griglia, a tal proposito. Alle persone che non capiscono o non sono d’accordo, mi va bene così. Potete avere la vostra opinione. Ma usare questa opinione per alimentare odio, abusi e minacce di violenza, non solo nei miei confronti ma nei confronti di coloro che mi sono più vicini, mi dice solo che queste persone non sono veri tifosi dello sport.

Fortunatamente sono abbastanza a mio agio con me stesso e sono a questo mondo da abbastanza tempo per riuscire a farmi scivolare addosso le cose. So però di non essere il solo nel pensare che un commento negativo spicchi sempre di più e basti a volte a sovrastarne cento positivi.

Le persone avranno le loro idee e va bene. Avere la pelle dura gioca un ruolo fondamentale nell’essere un atleta, specialmente quando sei stabilmente nella posizione di essere giudicato. Tuttavia, molti commenti ricevuti la scorsa settimana hanno superato il limite, in qualcosa di molto più estremo. Mi preoccupa come qualcun altro possa reagire se questo stesso livello di abusi venisse diretto a loro. Nessuno dovrebbe lasciare che le attività di una minoranza accesa definisca chi sono.”

Cosa si può fare per sistemare questo problema?

“Gli eventi della scorsa settimana mi hanno fatto vedere quanto sia importante lavorare insieme per fermare queste cose e sostenere chi le ha subite. Capisco che difficilmente convincerò coloro che hanno agito in questo modo nei miei confronti a cambiare e potrebbero anche provare a usare contro di me questo messaggio, però è corretto denunciare questi comportamenti e non restare in silenzio.”

La lettera si conclude con un messaggio di ringraziamento verso i suoi veri sostenitori:

“A tutti i tifosi che mi hanno sostenuto in questa situazione voglio dire grazie. Ho visto e letto molti dei vostri messaggi e sono apprezzatissimi. È bello sapere che molte persone mi sostengono.

Aspettando il nuovo anno mi auguro davvero che la mia avventura dopo il GP di Abu Dhabi aiuti a rinforzare il messaggio che il buon proposito per il nuovo anno è cercare modi in cui poter sostenere questo percorso. Siate gentili con tutti!

Vi auguro felici vacanze, tenetevi al sicuro e non vedo l’ora di ritrovarvi tutti in pista nel 2022.”

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