Calendario di F1 2023: l’analisi di ciò che non va
21 Settembre 2022La FIA ha ufficialmente annunciato il calendario di F1 per la prossima stagione, quella del 2023. Sarà un programma serratissimo, con un record di ben 24 gare in una sola stagione. Tuttavia, ci sono molte incongruenze e cose che non quadrano. Vediamo insieme quali sono!
Tutti, ma proprio tutti, si aspettavano un calendario per la stagione di F1 2023 diverso da quello pubblicato dalla FIA. La tanto proclamata regionalizzazione è quasi del tutto assente, le tappe sono confusionarie, i circuiti scelti dividono i fan e la F1 sembra stia perdendo la retta via…
Ma da dove vengono tutte queste critiche? Cosa c’è che non quadra e bisogna sistemare per i prossimi anni? Scopriamolo analizzando insieme questo nuovo calendario!
Troppe gare
Penso che sia davanti agli occhi di tutti che ventiquattro gare in una sola stagione sono troppe.
Gli spostamenti che gravano sulle spalle dei team sono sempre più ingenti e il budget cap non è più sufficiente per far fronte a tutte le spese. Per riuscire a rientrare nei costi, gli aggiornamenti alle vetture dovranno inevitabilmente diminuire ed essere più “mirati”.
Inoltre, aggiungendo gare su gare, si rischia di mettere troppa carne al fuoco. A suon di inserire nuovi GP ogni anno, aumentandone sempre di più il numero, si rischia di perdere “quell’attesa” che ogni fan prova quando aspetta il weekend in cui correrà la F1. I fine settimana sono un momento in cui estraniarsi da tutto e pensare a tifare la scuderia e il pilota preferiti e non devono diventare una banalità durante il corso dell’anno.
Il fisico e la salute mentale
Un altro argomento, che rientra sempre nel discorso delle troppe gare, riguarda il fisico e la salute mentale sia dei piloti che delle squadre.
I continui viaggi non sono certamente facili da affrontare sia a livello mentale che fisico. A ciò bisogna anche aggiungere che diversi paesi hanno fusi orari molto diversi tra di loro e, perciò, i piloti e i team dovranno fare nuovamente i conti con dei jet lag molto “pesanti”.
I circuiti
Alcune scelte relative ai circuiti hanno lasciato indignati i sostenitori della Formula Uno. Due circuiti sono stati particolarmente criticati: quello di Losail e quello di Las Vegas.
L’introduzione di Losail è stata criticata per la politica vigente al momento in Qatar. Insomma, sicuramente la politica qatariota non si sposa bene coi valori che la F1 vuole portare avanti. Anche il GP dell’Arabia Saudita fu criticato per lo stesso motivo.
La scelta di aggiungere Las Vegas è stata, invece, criticata per la decisione di correre nell’ennesimo circuito cittadino. Il tracciato poteva essere certamente ideato e costruito meglio grazie all’immenso spazio libero nei pressi della città.
Quello in Nevada sarà il terzo appuntamento americano della stagione, dopo Miami e Austin, e il penultimo GP prima della fine dell’anno. Inoltre, quello di Las Vegas è l’ottavo circuito cittadino presente nel prossimo calendario.
I circuiti cittadini
Proprio i circuiti cittadini hanno costituito gran parte delle critiche. Avere otto tracciati cittadini su ventiquattro è decisamente un’esagerazione. La pista cittadina è bella perché è una sfida per i piloti e perché è qualcosa di diverso nel programma annuale. I circuiti cittadini non devono essere troppi all’interno di una stagione, altrimenti si rischia solo di sfociare nella ripetitività degli eventi…
La regionalizzazione
Veniamo ora al punto caldo di tutti i giudizi negativi: la regionalizzazione.
Stefano Domenicali, CEO della F1, promise che il calendario del 2023 sarebbe stato redatto secondo un criterio: la regionalizzazione.
Ma perché è così importante? Per diversi, anzi, molti motivi: è utile per diminuire i costi degli spostamenti tra una gara e l’altra, permettendo così ai team di sviluppare di più e ottenere il massimo dalle proprie vetture; è indispensabile per diminuire il numero di emissioni di CO2 e raggiungere il tanto bramato tetto delle zero emissioni entro il 2030 ed è fondamentale per diminuire lo sforzo sia fisico che mentale di cui abbiamo parlato prima.
Tutti questi valori positivi, però, sono stati completamente dimenticati e, come ogni anno, il calendario di F1 è un insieme confusionario di gare messe lì senza un’evidente motivo.
Ad esempio: perché si passa dall’Arabia Saudita all’Australia per poi andare in Cina e tornare in Azerbaijan? Non si poteva fare un unico spostamento dall’Arabia Saudita all’Azerbaijan o dall’Arabia Saudita ad Abu Dhabi? Perché le tappe a Miami e in Canada non sono insieme agli altri GP americani? Perché si passa da Las Vegas ad Abu Dhabi?
Voglio concludere con una foto molto significativa che fa riflettere su quanto sia importante questo ultimo punto.
