Ferrari, a Miami i soliti vecchi vizi
9 Maggio 2023Altro giro ed altra domenica di dolore per Ferrari e Leclerc, a Miami una Rossa in lotta con sé stessa torna ad essere quarta forza.
Quando si scende in pista, si parla di ingegneri, in inverno invece, si parla di tempi sul giro. Un paradosso lontano dalla realtà, ma nella concretezza dei fatti, non è nient’altro che la descrizione di quanto succede intorno e dentro a Ferrari da troppi anni.
Domenica, dopo le promettenti pole position di Baku e l’introduzione del nuovo fondo, nulla è andato nel verso giusto. Ferrari quarta forza mai in gara, Leclerc che lotta con la propria vettura prima che con Haas ed Alpine, Verstappen di un altro universo. Storia finita?

Nello sport, nulla può darsi per certo, soprattutto ad inizio stagione, ma nel motorsport, qualcosa è diverso. È la storia che lo insegna: cicli, domini tecnici che si alternano in uno scandirsi di nomi e cognomi, con quello Ferrari che latita da troppo tempo nell’albo dei vincitori.
Troppo perché le forze, i capitali umani e finanziari che ogni anno vengono impiegati dalla Scuderia di Maranello non sono secondi a nessuno. Certo, Newey e Wolff non hanno domicilio in Emilia, ma lo stesso Adrian e Ron Dennis, non lo avevano neppure nella prima decade del nuovo Millennio. È anche vero che Brawn e Todt non si vedono più a Maranello da un pezzo, all’incirca da quando Ferrari ha smesso di lottare per un mondiale, ma può essere che tre persone facciano la differenza su un gruppo formato da più di mille?
C’è molto da fare in Ferrari, e la mancanza di un direttore tecnico ne è la prova. Oltre alle difficoltà che ogni domenica Leclerc e Sainz devono affrontare.
Che l’ennesima rifondazione, stavolta toccata a Vasseur, arrivi fino in fondo, con la fiducia della dirigenza Ferrari a far da garanzia ad un equilibrio che possa durare nel tempo.
Il presidente Elkann aveva dichiarato il 2026 come scadenza massima per riportare il mondiale a Maranello, in tempo per farlo con Leclerc?