Un errore di calcolo dietro il surriscaldamento delle due Mercedes in Ungheria
27 Luglio 2023Secondo quanto riportato da Andrew Shovlin, ingegnere a bordo pista Mercedes, il surriscaldamento anomalo della monoposto di Hamilton durante il Gran Premio d’Ungheria sarebbe imputabile ad un errore di calcolo.
Dopo la conquista della Pole Position da parte di Lewis Hamilton, per la prima volta in P1 dopo 34 gare, parecchie aspettative si erano venute a creare attorno alle due Mercedes W14. Le alte temperature della domenica magiara, unite al sottodimensionamento dell’impianto radiante montato dalle Frecce d’Argento, hanno però giocato un tiro mancino alla scuderia di Brackley, impedendo ai due alfieri inglesi di performare al meglio durante il GP d’Ungheria. Hamilton, più nello specifico, ha dovuto effettuare parecchie manovre di lift and coast a cavallo tra la prima e la seconda sosta, sacrificando il proprio passo gara ed una potenziale terza posizione: al taglio della bandiera a scacchi, infatti, solo 1.5s separavano Hamilton da Pérez, con l’inglese in progressivo guadagno sulla Red Bull del messicano.
Questione di dimensionamento
Come ammesso da Andrew Shovlin nel consueto debriefing post gara, uno dei principali problemi delle due Mercedes durante il GP d’Ungheria è stato non dimensionare nella maniera opportuna l’impianto di raffreddamento, con un conseguente surriscaldamento della Power Unit. Un tallone d’Achille che gli ingegneri tedeschi hanno già fronteggiato durante il Gran Premio d’Austria del 2019, quando una dimensione troppo contenuta dei radiatori delle due W10 ha costretto Bottas e Hamilton a concludere in terza e quinta posizione. La gara fu poi vinta dal padrone di casa Verstappen, al termine di un estenuante duello con Leclerc, interrompendo la striscia di cinque vittorie consecutive che Mercedes aveva costruito nelle fasi iniziali del campionato.
“Abbiamo riscontrato un problema: il modo in cui avevamo previsto il raffreddamento implicava l’essere sempre in deficit di raffreddamento, quindi stiamo indagando sul motivo per cui il sistema non era in linea con le aspettative” ha ammesso Shovlin nel debriefing.

L’ingegnere britannico ha poi proseguito la disamina illustrando l’espediente che ha consentito alle monoposto di ritornare nel giusto range di temperatura. “La conseguenza è stata che abbiamo dovuto chiedere ai piloti di eseguire manovre di lift-and-coast. Si ha lift and coast quando il pilota, prima di arrivare a fine rettilineo, molla l’acceleratore e affronta la prima parte della fase di ingresso curva senza usare il freno. Ora, questo aiuta a raffreddare la Power Unit, ma costa parecchio tempo sul giro. Significa anche che nessuno dei due piloti poteva davvero attaccare le auto davanti a loro“.
“Più tardi siamo entrati in una zona di aria più limpida, quindi avevamo a disposizione una finestra migliore in termini di temperature. Abbiamo potuto consentire ai piloti di attaccare le vetture davanti e siamo stati in grado di mostrare un ritmo migliore. Ma in quel momento anche il degrado gomma era positivo. La fine dei nostri stint sembrava migliore rispetto la fase iniziale dello stint. Questo trend era visibile così come la performance decente della monoposto, in particolar modo quella di Russell alla fine del primo stint, in cui stava andando molto bene“.