I Mondiali decisi all’ultima gara in Formula 1 – 3
15 Febbraio 2021Nel corso di 70 anni di storia della F1, abbiamo assistito a battaglie, sorpassi e gare mai viste. Nella maggior parte dei casi queste battaglie duravano una o al massimo qualche gara, ma a volte, la lotta per il titolo, poteva durare un campionato intero. Vi porteremo alla scoperta dei campionati più entusiasmanti della storia, ovviamente decisi all’ultimo. La fine di un’avventura.
1998: Hakkinen-Schumacher
Un Mondiale con 2 sole figure di spicco, la McLaren progettata da Adrian Newey e guidata dal finlandese Mika Hakkinen e la Rossa di Maranello con a bordo Michael Schumacher. Il primo, a cui era stata affidata una vettura finalmente competitiva, grazie appunto all’ingegnere britannico, che ha portato molte novità alla casa di Woking. La Ferrari F300 di Schumacher non fu così veloce ad inizio Campionato.
Il suo 1998 iniziò, con un ritiro ed un 3° posto in Brasile. Se il rivale finlandese conquistò 2 vittorie nelle prime 2, il tedesco e la Ferrari trionfarono 4 volte nei successivi 7 Gran Premi, portandosi a -2 da Hakkinen. Quest’ultimo non restò di certo a guardare e portò a casa il massimo dei punti in Austria e in Germania, dove Schumacher, nella sua terra, racimolò soli 2 punti. Nel penultimo Round, ancora una volta il finlandese batté Schumacher in Germania, in quello che verrà chiamato GP del Lussemburgo, ma che si corse sul tracciato del Nurburgring. Sul circuito giapponese di Suzuka, teatro dell’ultimo Round del 98′, Hakkinen scese in pista nelle prime libere con la consapevolezza di avere 4 punti di vantaggio su Schumacher.
Dal tutto al niente
Le qualifiche rispecchiano benissimo quello successo durante il corso della stagione. Hakkinen e Schumacher monopolizzano la prima fila, a suon di giri veloci e talento. Alla fine a spuntarla è il tedesco, alla terza pole position consecutiva. Se Hakkinen seguiva a poco più di un decimo, i compagni di Team e primi inseguitori in griglia dei due rivali vennero surclassati. Coulthard 3° con un ritardo di 1,2″ da Schumacher e Irvine che sfiorò addirittura i 2″.
La sessione di qualifica di Schumacher e la successiva partenza dal palo vennero rese vane dall’errore in griglia del tedesco. Alla partenza del consueto giro di ricognizione, la Ferrari di Schumacher si spense. Questa distrazione fece sfilare tutto il plotone e, come da regolamento, il tedesco scattò dall’ultima casella, in undicesima fila. Hakkinen, prese al volo l’occasione, e allo spegnimento dei semafori mantenne la testa. Schumacher poté solo recuperare posizioni su posizioni, sperando in qualche errore di Hakkinen o del rallentamento di quest’ultimo da parte del compagno di scuderia Irvine. Il tedesco alla prima curva si mise alle spalle già 4 vetture. Al primo passaggio sulla linea del traguardo, Schumacher era già 13°, ma con Hakkinen davanti e un Irvine con un passo più lento rispetto al finlandese.
Il detrito: arma a doppio taglio
La rimonta furibonda di Schumacher continuò, agevolato anche dal fratello Ralf e le 2 Benetton, che lo fecero passare senza fargli perdere terreno. Grazie alle soste dei piloti che lo precederono, il tedesco riuscì a trovarsi addirittura ai piedi del podio virtuale. Ma Hakkinen, ormai lontano quasi mezzo minuto, giro dopo giro si avvicinava sempre più al primo Mondiale in carriera. Il contatto tra le Minardi di Nakano e Tuero al 30° passaggio, portarono a zero le poche possibilità di vittoria di Schumacher. Nel corso della tornata successiva, la Ferrari F300 terminò la propria stagione. Lo scoppio della gomma posteriore destra, in seguito al passaggio sui detriti lasciati dalle 2 Minardi, diede addio alle speranze di Titolo a Schumacher, quello che sarebbe stato per lui il 3° in carriera.
Hakkinen, già Campione del Mondo, non si deconcentrò. Si limitò a tenere distante Eddie Irvine e non commettere errori. Dopo poco meno di 1h e mezza, Mika Hakkinen taglia il traguardo, mentre la bandiera a scacchi sventola e la Finlandia è in festa. Il pilota McLaren riporta la corona iridata nel paese scandinavo per la prima volta dopo 16 anni. A 30 anni, Mika Hakkinen vince tutto con la sua McLaren: 8 vittorie, 9 Pole Position, 6 giri veloci e 100 punti, 14 in più del povero Michael.


1999: Hakkinen-Irvine
La stagione successiva, è ancora lotta infinita McLaren-Ferrari. Questa volta, a contendere il Campionato a Hakkinen c’è Eddie Irvine, diventato primo pilota Ferrari in seguito al brutto incidente di Schumacher a Silverstone. La stagione del nordirlandese cominciò nel migliore dei modi anche con Michael in pista, vista la vittoria nel Round australiano, prima gara della stagione e anche primo trionfo in carriera in F1 per Irvine. Hakkinen risponde presente in Brasile, timbrando il successo in sud America in seguito al ritiro in Australia. Se al giro di boa della stagione il finlandese si trovò a quota 3 vittorie, Irvine rimase con l’unico successo nel Round d’apertura, ma Austria e Germania portarono bene a lui e alla Rossa, pareggiando il conto delle vittorie con Hakkinen.
Entrambi ottennero un altro successo e si ritrovarono a giocarsi il tutto per tutto in Giappone, come in occasione del 98′. Irvine e la Ferrari atterrano in terra nipponica con il favore del pronostico, visto il rientro di Schumacher e i 4 punti di vantaggio del nordirlandese su Hakkinen, costretto questa volta ad inseguire.
Come nel 98′
Durante la sessione di qualifiche si assiste sostanzialmente a quanto visto nel 1998. Schumacher, al secondo GP dopo il rientro, conquista la Pole Position davanti a Hakkinen, che paga 3 decimi dalla Rossa del tedesco. L’altra Ferrari, quella di Irvine, solo quinta, ad un secondo e mezzo di ritardo. La gara del nordirlandese si mise subito sul binario sbagliato.
La qualifica non fu l’unico punto in comune con la stagione appena conclusa, ma anche lo start ci fece vedere la stessa situazione. Niente stallo da parte di Schumacher, ma allo spegnimento dei semafori, Hakkinen prese subito la testa dopo una partenza lampo, proprio come nel 98′. Il finlandese guadagna subito un buon margine su Schumacher, mentre Irvine, bloccato per più di 10 passaggi da Panis, non riesce a girare come i primi 2. Dopo essersi liberato del transalpino, Irvine continua a trovare ostacoli a rallentarlo. La McLaren di Coulthard rallentò su ordine del muretto, per far perdere posizioni al nordirlandese ed agevolare Hakkinen, virtualmente Campione del Mondo anche con il 3° posto di Irvine.
Frentzen e Ralf Schumacher sopraggiunsero sulla coppia in lotta per il podio dopo poche tornate, facendo tremare Irvine. La strategia McLaren venne resa vana dalla bravura e dalla velocità ai box dei meccanici della Rossa. 6,3″ fermo nella piazzola di sosta e si riparte. Eddie Irvine si distanzia leggermente dai 2 tedeschi, potendo concentrarsi su Coulthard, anche se per poco. Infatti, lo scozzese perse il controllo della propria McLaren, dando via libera a Irvine e consegnando direttamente a Maranello il Titolo Costruttori.
Ancora Finlandia
Hakkinen, impeccabile come nel 1998, si ripete anche nella stagione successiva. In testa sin dai primi metri e mai insidiato da Schumacher. Irvine, 3°, rischiò di essere doppiato dal finlandese, concluse la stagione 2 punti alle spalle di Hakkinen, ma consapevole di aver completato il suo miglior anno in carriera. 364 giorni dopo e nella stessa pista, Hakkinen sale nuovamente sul gradino più alto del podio da Campione del Mondo.
Anni dopo, Eddie Irvine rivelò a microfono aperto come la Ferrari non avesse più portato aggiornamenti alla propria F399 in seguito all’incidente di Schumacher, considerando l’iride del nordirlandese un’utopia e cominciando a sviluppare la monoposto per il nuovo millennio.


2003: Schumacher-Raikkonen
Tuffiamoci direttamente nei primi anni del nuovo millennio. Michael Schumacher, vincitore degli ultimi 3 Mondiali, si scontra nuovamente con un finlandese, ma non si tratta di Hakkinen. Bensì il 23enne Kimi Raikkonen, a bordo della McLaren MP4-17D con la quale ottenne la prima e unica vittoria in carriera fino a quel momento nel 2003. Proprio così, perché il finlandese arrivò a giocarsi il Campionato a Suzuka con Schumacher con un solo trionfo, ma ben 12 podi, che gli fecero racimolare 83 punti. Il rivale tedesco, al contrario, in quel 2003 portò a 70 i successi in carriera, 6 stagionali. Il pilota di Colonia si trovò così in Giappone a comandare la classifica con 9 lunghezze di vantaggio su “Iceman”.
Suzuka odia Michael
Durante gli ultimi minuti della sessione di qualifiche, la pioggia fece capolino sul tracciato. Gli ultimi piloti furono i più penalizzati, e sia Kimi che Michael misero le ruote su una pista già completamente bagnata. Se il finlandese limitò i danni chiudendo 7°, Schumacher si dovette accontentare di una misera 14esima piazza, una settima fila da dimenticare. Ad aiutare in qualche modo il tedesco ci pensò il suo compagno in Ferrari Rubens Barrichello. Il brasiliano fece sua la partenza dal palo, con il compito di partire bene e comandare il gruppo per tutta la durata della gara. Se Raikkonen non avesse vinto, Schumacher sarebbe stato Campione del Mondo.
Se lo spunto iniziale di Barrichello parve buono, a rimettere da subito in discussione le cose ci fu Juan Pablo Montoya, che guadagnò dopo poche curve la testa. Alonso e le 2 McLaren di Raikkonen e Coulthard seguivano la coppia di sud Americani in testa. Al 6° passaggio, se davanti rimase tutto invariato, Schumacher si ritrovò già in decima piazza. A precedere il tedesco una vecchia conoscenza di Michael, Takuma Sato, il quale sostituì proprio Schumacher nella stagione 1999, in seguito al brutto incidente di Silverstone. Nella fretta, Schumacher toccò il retrotreno del giapponese, danneggiando la propria Ferrari e rientrando ai box per riparare la vettura.
Quello che basta
Barrichello si ritrovò improvvisamente solo al comando, in seguito ai ritiri di Montoya e Alonso per problemi al motore. Sul tramonto delle primo valzer dei pit stop, Barrichello comandava davanti alle 2 McLaren, con Coulthard a precedere Raikkonen, in crisi per un treno di gomme non efficiente. Michael Schumacher, dal fondo del gruppo iniziò a risalire assieme al fratello Ralf. Dopo che i primi effettuarono la sosta, i 2 Schumacher si ritrovarono 5° e 6°, ma con una sosta aggiuntiva da effettuare. David Coulthard lasciò strada al compagno Raikkonen, che salì 2°. Schumacher invece, 8° dopo la sosta, si limitò a seguire il brasiliano da Matta, consapevole di avere già il Mondiale in tasca.
Rubens Barrichello tagliò il traguardo in prima posizione in solitaria, prendendo alla lettera l’ordine della Ferrari e trionfando sia per se stesso, che per Michael, che per la Rossa, visto il Titolo costruttori conquistato anche per la sua vittoria. Seguirono in coppia Raikkonen e Coulthard, con il finlandese bravo a crederci fino alla fine, ma che ha dovuto arrendersi a Schumacher, 6 volte vincitore della corona iridata. Michael Schumacher in quel 2003 diventò ufficialmente il pilota con più titoli nella storia della Formula 1, scavalcando Juan Manuel Fangio, fermatosi a quota 5.



2006: Alonso-Schumacher
Ancora una volta Michael Schumacher protagonista, 2 stagioni dopo l’ultimo Mondiale vinto nel 2004. A giocarsi con lui la corona nessun finlandese, ma Fernando Alonso. L’asturiano, già Campione del Mondo l’anno prima, arriva all’ultimo Round brasiliano con 10 punti di vantaggio su Schumacher. Le 7 vittorie ciascuno in stagione davano ancora un minimo di possibilità di vittoria a Schumacher, ma Alonso avrebbe dovuto finire fuori dai punti e Michael salire sul gradino più alto del podio. Solo un vero e proprio miracolo avrebbe potuto consegnare il Titolo piloti al tedesco.
Schumi perseguitato
In qualifica, ancora una volta le cose per Schumacher si misero male. Un problema alla pompa della benzina della propria Ferrari 248 lo fece rallentare all’uscita dei box, fermandosi poco dopo. Nella sfortuna, questo problema si materializzò nel corso della Q3, sessione in cui ci si gioca la Pole Position. Questo consentì a Schumacher di partire 10°, pur essendo senza tempo. Il suo rivale Alonso, 5 posizioni più avanti di lui.
Allo spegnimento dei 5 semafori rossi, Massa tenne la testa. Il suo compagno Schumacher fece un sol boccone delle 2 BMW Sauber di Kubica e Heifeld. Il tedesco recuperò altre 2 posizioni grazie al contatto interno tra le Williams di Rosberg e Webber, che obbligarono l’ingresso della Safety Car. Dopo le piccole speranze accese dal talento e i contatti, Schumacher è costretto a ripartire da fondo gruppo per una foratura alla posteriore sinistra. Nel tentativo di sopravanzare Giancarlo Fisichella in Curva 1, il tedesco ha sfiorato con il proprio pneumatico l’ala anteriore dell’italiano, causando la foratura. 62 giri alla conclusione, Schumacher ultimo, Alonso 2°. Praticamente impossibile anche per un campione come lui.
Con il cuore
Schumacher inizia così una rimonta storica. 60 giri da qualifica, 60 giri con il cuore, 60 giri per la gloria. Entra in zona punti, 8°. Il Mondiale ormai è praticamente svanito, Alonso continuava a rimanere secondo e la propria Renault non sembrava avere segni di cedimento. Ma al tedesco non importava vincere, voleva essere ricordato per quella gara a tutti i costi. Barichello, Fisichella, Raikkonen, tutti saltati dal fenomeno a bordo della Rossa. Massa vincerà quella gara, diventando il primo brasiliano a trionfare in casa dai tempi di Ayrton Senna. Alonso vincerà il Mondiale, il secondo per lui dopo quello del 2005.
Ma i fotografi, prima di scattare la foto che sarebbe finita sui giornali il giorno dopo, aspettarono la Ferrari di Michael Schumacher. 4° al traguardo, quel giorno si è preso la gloria. Sarà la sua ultima gara in Formula 1 con la Rossa. Trascurato da tutti, Fernando Alonso diventò il pilota più giovane a vincere 2 Mondiali consecutivamente. Oltre che per il pilota, gioia anche per il proprio Team, infatti la Renault fu leader della classifica riservata ai costruttori.


2007: Raikkonen-Hamilton-Alonso
Nel 2007 Alonso si giocò il Campionato nuovamente all’ultima gara. A tenergli testa Kimi Raikkonen e un debuttante inglese di 22 anni, Lewis Hamilton, sulle orme di Senna. Ed è proprio il pilota della McLaren a schierarsi in griglia con il favore del pronostico. Nonostante le 3 vittorie, contro i 4 successi dei 2 rivali, Hamilton si trovò in testa alla classifica.107 punti per Hamilton, 103 per il compagno Alonso e 100 per Iceman. Per la prima volta dal 1986, 3 piloti si giocarono il Mondiale all’ultima gara, in quel di San Paolo.
La pressione
In qualifica binomio Ferrari-McLaren, con tutti i pretendenti al titolo nelle prime 2 file. A portarsi a casa la Pole, l’unico pilota fuori dalla lotta per il Mondiale, Felipe Massa. A condividere la prima fila con il beniamino di casa Lewis Hamilton. La seconda Rossa di Raikkonen apre la seconda fila, affiancato da Fernando Alonso. Fu lotta già dalla Q3.
Il giro di ricognizione, l’ultimo della stagione, quello decisivo, in cui devi scaldare al meglio le mescole. I battiti altissimi, la tensione pure. La visiera abbassata, che nasconde gli occhi, concentrati quanto impauriti di sapere cosa accadrà allo spegnimento delle luci rosse. Quella pressione, fatale per Hamilton allo scatto al via, gli fa perdere 2 posizioni, retrocedendo in quarta piazza. Investito dalla foga, il britannico prova subito a rinfilare il compagno Alonso alla 4. Lo spagnolo difende l’interno, Hamilton si getta alla disperata all’esterno. L’anteriore destra del 22enne arriva fino al bloccaggio, il britannico finisce lungo e rientra 8°.
Le Ferrari scappano a braccetto, Alonso non tiene il ritmo delle Rosse e si ritrova 3° in solitaria. Hamilton inizia la propria rimonta, ma nel corso del 7° passaggio, la MP4-22 rallenta. La regia si concentra sul suo on-board, le mani di Lewis sembrano lavorare sulle palette del cambio. Ad un certo punto, continuando a smanettare sul volante, Hamilton risolve il problema. Riprende la marcia, ma è 18°, a 40″ dalla testa della corsa.
La strategia
La prima sosta ai box non cambia granché in chiave iridata, ma fa intuire come Hamilton, come unica possibilità di vittoria deve cambiare strategia, farà 3 soste, sperando in una Safety. Ad optare per la stessa strategia ci fu Robert Kubica, che grazie al poco carburante imbarcato, supera agevolmente Alonso per la terza posizione. Hamilton effettua la seconda sosta, rientra mentre le Ferrari lo doppiano e cerca di spingere. Lo svantaggio dalla quinta posizione (piazzamento che gli avrebbe consentito di diventare campione) non scende considerevolmente, e il britannico può affidarsi solo alla terza sosta. Prima che Hamilton rientri ai box, si fermano le Ferrari. Raikkonen, aiutato dalla sosta lenta di Massa, passa al comando e inizia a sperare in una non rimonta del pilota McLaren.
Alonso intanto, rimasto 3°, non tiene il passo delle Ferrari, ma rischia addirittura di essere attaccato da Rosberg negli ultimi giri. Hamilton può solo sperare nella lotta tra Kubica e Heifeld per tornare in lotta, ma i 2 non si ostacolano e si piazzeranno 5° e 6°.
Il cielo Rosso di San Paolo
Le 2 Ferrari tagliano il traguardo, Raikkonen rimasto davanti guarda negli specchietti, dietro Massa c’è una McLaren, quella di Lewis Hamilton. Purtroppo per il britannico, le Rosse avevano un giro in più e concluse 7°, senza titolo. Raikkonen, dopo Hakkinen e Keke Rosberg, diventa il 3° finlandese a vincere un Mondiale di F1, il suo primo ed unico titolo iridato. Iceman ce l’ha fatta. La classifica al termine del GP del Brasile ci raccontò come 3 piloti si racchiusero in un punto: Raikkonen 110, Hamilton e Alonso 109.



2008: Hamilton-Massa
Lewis Hamilton, come nella stagione passata, ai ritrova in Brasile con la testa del campionato. A mettergli i bastoni tra le ruote un brasiliano, di cui già abbiamo parlato, ma che non era mai riuscito ad essere costante da consentirgli di lottare per il titolo: Felipe Massa. Stagione da incorniciare per il pilota di San Paolo, 87 punti guadagnati grazie a 5 vittorie e 9 podi. Ma Hamilton e la McLaren erano davanti, e non di poco. 94 erano i punti del britannico, +7 dal brasiliano, come quelli che separavano Raikkonen e proprio Hamilton nel 2007.
Massa non vuole lasciare la testa
Per la terza volta consecutiva, a guadagnarsi la partenza dal palo sul circuito di casa, Felipe Massa, con quasi 4 decimi di vantaggio su Jarno Trulli 2° e mezzo secondo da Hamilton, solo 4°. I meteorologi prevedevano pioggia per la domenica, con più del 90% di probabilità. Ma prima della gara, nessuna goccia scese. Quando tutti si schierarono in griglia prima del giro di ricognizione, ecco la pioggia. Un nubifragio che costrinse il direttore di gara a posticipare la partenza di una decina di minuti. In griglia regna l’incertezza, la pista era completamente bagnata, ma la pioggia smise dopo pochi minuti. La decisione da parte di tutti i team fu quella di partire con le intermedie.
Al via, con partenza regolare e non alle spalle della Safety Car, Massa, Trulli e Raikkonen mantengono le prime 3 posizioni. Hamilton, grazie allo scudiero di nome Kovalainen, tiene la quarta piazza. Nelle retrovie della S di Senna, Rosberg si appoggia al retrotreno della Red Bull di Coulthard. Il britannico finisce in testacoda e non può evitare il contatto con Piquet Jr., sopraggiunto da dietro. David Coulthard, dopo 247 gare e 13 vittorie, lascia la Formula 1 nel peggiore dei modi, con un ritiro. L’incidente tra i 2 fa entrare la Safety Car, che rimarrà dentro per soli 2 giri. Alla ripartenza Massa mantiene la testa, seguito dai soliti Trulli e Raikkonen.
La pista nel frattempo inizia rapidamente ad asciugarsi e Fisichella gioca per primo la carta delle gomme da asciutto. Usato come cavia dagli altri Team, il romano continua a far segnare tempi discreti e le scuderie chiamano ai box i propri piloti. Trulli perde il controllo della propria Toyota alla prima curva e perde diverse posizioni. Sempre in Curva 1 ed una tornata dopo, Hamilton si impone su Giancarlo Fisichella, completando un sorpasso dal livello di difficoltà alto, reso tale anche dalla pista ancora scivolosa.
La pioggia che vale un titolo
A metà gara Massa continua a comandare con 4″ su Alonso. Hamilton si ritrova 4° consapevole di essere virtualmente Campione del Mondo. A 10 giri dal termine, la pioggia tornò a minacciare San Paolo. Inizialmente l’intensità era tale da non allertare più di tanto le scuderie, consapevoli che le prestazioni delle mescole d’asciutto non sarebbero scese vertiginosamente. Ma nel corso del 65° passaggio il tracciato ormai era molto bagnato e Alonso, Raikkonen, Hamilton e Vettel rientrarono ai box una tornata più tardi, montando le rain. Al 67° giro si ferma anche la Ferrari di Massa, con un buon vantaggio da amministrare. Hamilton, 5°, commette un errore alla Curva Juncao, arriva lungo e Vettel sopravanza il britannico. Un boato sugli spalti come nel box Ferrari. Finisse così, Massa sarebbe Campione del Mondo.
Dal nulla Glock
Felipe Massa taglia il traguardo per primo, dopo una gara dominata in lungo e in largo, il Brasile e l’Italia sono in festa. Il box della Rossa esplode, le urla di gioia risuonarono per 20 secondi, prima di essere fermati da Hamilton. Vettel era ormai irraggiungibile, ma Timo Glock, in crisi con le gomme d’asciutto, iniziò a rallentare. I suoi tempi si impennarono e proprio alla Juncao, la coppia Vettel-Hamilton raggiunse e superò il tedesco. Finì così, Hamilton 5° e più giovane Campione del Mondo nella storia della F1 fino a quel momento. Se gli animi nel box Ferrari si placarono, in quello McLaren fu festa, ma questa volta nessun inconveniente poté fermare meccanici e familiari di Hamilton. Con un punto di vantaggio, lo stesso punticino che gli soffiò il titolo 12 mesi prima, Hamilton venne incoronato per la prima volta, ma come sappiamo, non sarà l’ultima.



2010: Vettel-Alonso-Webber-Hamilton
Nel 2010 per la prima volta il titolo vede in lotta 4 piloti. Nell’ordine, Fernando Alonso su Ferrari con 246 punti, le 2 Red Bull di Webber (238) e Vettel (231) e la McLaren di Lewis Hamilton, a -24 punti da El Nano, a cui serve un vero e proprio miracolo sportivo. L’ultima gara si corse per la seconda volta sul circuito di Yas Marina, ad Abu Dhabi. Ad Alonso sarebbe bastato un 2° posto per essere incoronato matematicamente per la terza volta in carriera, indipendentemente dal risultato degli altri 3.
Tutti davanti
Le qualifiche ci diedero sostanzialmente uno specchio della stagione 2010. Sebastian Vettel guadagnò la sua 15esima Pole di carriera, seguito da Hamilton, Alonso e Webber 5°. Ad inserirsi tra i 4 pretendenti al titolo il solo Jenson Button, 4° in griglia. Al via, Vettel e Hamilton mantengono le prime 2 posizioni, mentre Button supera Alonso per la terza. In curva 6, la Mercedes del Kaiser Schumacher finisce in testacoda, rimanendo pericolosamente al centro della pista. Tutti lo evitano, tranne la Force India di Vitantonio Liuzzi, che vola sopra le testa di Schumacher e sfiora il casco del tedesco. Nessun danno fisico per entrambi e ingresso della Safety Car.
L’attacco a due punte
Dopo la ripartenza, Vettel impone un ritmo molto alto alla corsa, con il solo Hamilton capace di tenere il passo della Red Bull #5. Alle spalle dei 2 battistrada, Button, Alonso e Webber. Quest’ultimo è vittima di una toccata a muro in curva 19 nel corso dell’11° passaggio. Sembra non ci sia nessun danno allo pneumatico, ma il muretto richiama ugualmente ai box l’australiano.
Una trappola, una strategia che la casa anglo-austriaca ha già adoperato più volte in questa stagione. Si tratta del cosiddetto attacco a due punte. Usando una metafora calcistica, la punta è il ruolo più avanzato, e quando si gioca con 2 attaccanti, solitamente uno viene incontro e uno scappa sullo spazio lasciato libero dal compagno. Quando la prima punta viene incontro, la difesa si concentra su di lui, lasciando inevitabilmente spazio alla seconda per andare verso la porta. Fece proprio questo la Red Bull. Fece venire incontro Mark Webber, facendo così concentrare la Ferrari su di lui, e consentendo a Vettel di inserirsi sullo spazio lasciato libero dal muretto della Rossa. Infatti, la Ferrari richiamò ai box Alonso poche tornate dopo.
L’incubo della Rossa
La F10 rientra in pista alle spalle della Renault di Petrov, la quale dispone di una velocità di punta superiore rispetto a quella della Ferrari, e il tracciato di Abu Dhabi non è il più congeniale per i sorpassi. In testa, Vettel allunga definitivamente su Hamilton, guadagnando più di 10″ sulla McLaren del britannico. Alonso rimane quasi 40 giri alle spalle del russo Petrov, che difende con le unghie e con i denti quella sesta posizione come se valesse un podio. Vettel tagliò il traguardo indisturbato, dovendo solo aspettare l’arrivo di Alonso, ma al contrario del 2007, nessun Timo Glock in pista. Vettel diventò così il più giovane a conquistare l’iride, la prima di 4. Lo spagnolo e la Ferrari tagliarono il traguardo settimi, 6 punti portati a casa e -4 in classifica dal tedesco.



2012: Vettel-Alonso
In seguito al 2010, Sebastian Vettel e la Red Bull dominarono la stagione 2011, presentandosi anche nel 2012 come favoriti per la vittoria finale. Come da pronostico, Vettel si ritrovò a giocarsi a San Paolo il campionato da capoclassifica. A dargli fastidio nuovamente Fernando Alonso, l’unico in grado a tenere il passo del tedesco nel 2012. Se guardiamo le statistiche, la seconda parte della stagione di Vettel è stata impressionante: 5 successi e 7 podi nelle seconde 9 gare, contro un Alonso costante per tutta la stagione. I risultati strabilianti del tedesco gli consentirono di avere 13 punti di vantaggio sul pilota Ferrari, ma ancora tutto era da decidere.
In qualifica Lewis Hamilton risultò il più veloce nella Q3, portandosi dietro a soli 55 millesimi il connazionale e compagno di box Jenson Button. Le 2 Red Bull si impossessarono della seconda fila, con Webber a far registrare un tempo migliore rispetto a Sebastian Vettel. Alonso inizialmente 8°, beneficerà della penalità di Maldonado per scalare in settima posizione. La gara si presenta come nel 2008, una leggera pioggia deposita uno strato di acqua sul tracciato.
Il Senna sbagliato
Allo spegnimento dei semafori, Lewis Hamilton mantiene la testa della gara, seguito da Massa e il compagno Button. Vettel scatta male, e si ritrova 7° fino in curva 4, dove Bruno Senna decide di bussare sulla pancia della propria Red Bull. Tedesco in testacoda a centro pista, riparte ma è ultimo, anche se con tutta la gara davanti. Alonso, probabilmente avvisato dei problemi del rivale, decide di fare un solo boccone di Massa e Webber in curva 1, portandosi in zona podio.
Sarà proprio l’ingresso alla S di Senna a tradire lo spagnolo al 4° giro. Alonso finisce lungo e riparte alle spalle di Hulkenberg, che si prende il 3° posto e va a caccia delle Mclaren. Nel mentre, Vettel ha già recuperato fino alla settima posizione, a ridosso del trenino comandato da Alonso. In seguito ad un cambio al vertice tra Button e Hamilton, praticamente tutti decidono di passare dalle medie alle intermedie per la pioggia, che si è fatta più intensa negli ultimi minuti.
Il sogno di Nico
Ma a rimanere sulle mescole asciutte e tentare il colpaccio ci furono Hulkenberg e Button. I 2 aumentarono il vantaggio su i piloti con le medie e iniziarono a battagliare tra loro. Alla fine ad avere la meglio fu il tedesco della Force India, il quale sta coltivando un piccolo sogno. Al 23° passaggio tutto rimesso in discussione. I tanti contatti e i detriti lasciati dalle monoposto convinsero la direzione gara a far entrare la Safety Car per consentire ai commissari di ripulire la pista. 7 giri dopo si riparte, con Hulkenberg che mantiene la testa, mentre Button e Hamilton si scambiano le posizioni. In chiave Mondiale, Vettel rimane in controllo, visto che con il 7° posto attuale, Alonso avrebbe bisogno di una vittoria, possibilità sempre più remota.
Nel corso del 48° giro, Hulkenberg perde il controllo della sua Force India, finendo in testacoda a metà tracciato. Il tedesco lascia così via libera a Hamilton, che però rivedrà nei propri specchietti Hulkenberg 6 tornate più tardi. Il tedesco prova l’attacco in curva 1, arriva leggermente lungo, il retrotreno, scarico, inizia a scivolare. Il contatto con Hamilton è inevitabile, visto che il britannico si ritrovò Petrov doppiato in traiettoria. La sospensione anteriore sinistra della McLaren cede, mentre Hulkenberg riesce a ripartire. La pioggia, tornata a farsi viva negli ultimi minuti, costringe tutti a montare le intermedie.
La classifica non varia negli ultimi giri, anzi, durante l’ultimo passaggio la Safety Car fa il suo 2° ingresso in pista per l’incidente di di Resta. Finirà alle spalle della vettura di sicurezza il campionato 2012. Button vince, Alonso è 5° e precede Vettel, per la terza volta consecutiva Campione del Mondo, il più giovane ad ottenere questo risultato, con 3 punti di vantaggio sull’asturiano.


2016: Rosberg-Hamilton
Il 2016 è tutto Mercedes. Rosberg contro Hamilton, 2 compagni che non si sono mai amati. Il britannico, reduce da 2 Campionati dominati e che cerca la tripletta. Il tedesco, alla sua miglior stagione di carriera e che per la prima volta tiene testa ad Hamilton. Il primo sulla seguendo l’idolo Senna, il secondo che vuole far vedere a tutti che non è arrivato in Formula 1 perché ci ha messo lo zampino papà Keke. L’ultimo Round si corre ad Abu Dhabi, sul circuito di Yas Marina, non nuovo ai piloti del Circus della Formula 1. A presentarsi in vantaggio sul tracciato asiatico fu Nico Rosberg, che accumulò 367 punti, 12 in più del compagno Lewis.
Hamilton ci prova dalle qualifiche
Nella sessione di qualifica, Hamilton fa quello che deve fare. Guadagna la partenza dalla prima casella, deve vincere. Rosberg si piazza al suo fianco, ed è lotta già dallo spegnimento dei semafori. Al via Hamilton mantiene la testa, seguito dallo stesso tedesco. Nelle retrovie, Max Verstappen finisce in testacoda ed è costretto a ripartire da fondo gruppo. L’altra Red Bull, quella di Ricciardo, si ritrova quarta, nel panino delle 2 Ferrari.
La prima sosta ai box viene effettuata tra l’8° e il 10° passaggio. Ad inserirsi nella lotta per la vittoria, un Verstappen autore di una gran rimonta, ma che deve ancora effettuare la sosta. Al giro 13 la fine della carriera di Jenson Button. La sospensione anteriore destra della sua McLaren cede dopo aver approcciato un cordolo troppo aggressivamente. Al 19° passaggio è lotta per il podio. Ricciardo prova l’attacco su Raikkonen, ma il finlandese si difende. Questa battaglia favorisce il rientro di Vettel, che si mette allo studio dell’australiano della Red Bull. Nico Rosberg si riprende la seconda piazza ai danni di Verstappen al 20° giro. 2 tornate più tardi, l’olandese si fermerà ai box per la prima sosta, rientrando 8°.
La lotta è per il podio
Se per Max è il primo pit stop, pochi istanti dopo inizia il secondo giro per gli altri. Ad anticipare tutti provando l’undercut fu Ricciardo. Raikkonen, avvisato dal muretto del rientro di Daniel, effettua la seconda sosta una tornata dopo di lui, ma l’undercut da parte degli uomini della Red Bull va a buon fine. Al 28° e 29° giro rientrano le 2 Mercedes, che lasciano strada libera a Vettel. Proprio il tedesco allungherà il più possibile il secondo stint, rientrando al 38° ed uscendo con gomme supersoft. Gli sforzi fatti da Vettel per ritardare la sosta vengono premiati. In 10 giri il tedesco della Ferrari sopravanza prima il compagno Raikkonen e poi le 2 Red Bull, portandosi 3° alle spalle delle Mercedes.
Intanto davanti, Hamilton si gioca l’ultima carta per il titolo. Rallenta Rosberg, per consentire a Vettel e Verstappen di avvicinarsi e provare l’attacco sul tedesco. Solo un 4° posto di Rosberg avrebbe fatto sì che Hamilton fosse incoronato. Ma negli ultimi 3 giri, nulla cambia, Hamilton vince, Rosberg 2° e Campione del Mondo, per la prima volta nella storia. Nico e Keke Rosberg sono l’unica coppia padre-figlio assieme a Graham e Demon Hill a vincere il titolo in famiglia. Rosberg, dopo la vittoria dell’iride si ritirerà dal mondo della Formula 1, da Campione in carica. Quale miglior addio per lui.




Il nostro viaggio si conclude qui. La storia, i Mondiali e le battaglie più iconiche nel corso di 70 anni di Formula 1.