Le 10 rimonte più iconiche della storia della F1.
23 Gennaio 2022Ci sono gare in cui un pilota parte davanti e nessuno riesce a fermarlo. Poi ce ne sono altre in cui, nonostante un pilota parta molto indietro o incorra in problemi, nessuno riesce a fermarlo comunque. Ecco a voi la nostra classifica delle migliori 10 rimonte della storia della F1.
10. Michael Schumacher, GP Brasile 2006.
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L’ultima posizione di questa classifica è occupata dall’ultima gara di Michael Schumacher in rosso.
In Brasile il tedesco, secondo nel campionato piloti dietro a Fernando Alonso su Renault, deve vincere e sperare in una gara storta dell’asturiano per agguantare l’agognato ottavo titolo.
Purtroppo, però, le cose si mettono male dall’inizio. Dopo aver terminato il Q2 in testa, un problema tecnico alla pompa della benzina gli impedisce di partecipare al Q3, costringendolo così a scattare dalla decima piazza, mentre il rivale parte quarto.
Dopo aver recuperato quattro posizioni al via, la ruota posteriore della sua 248F1 viene forata dall’ala anteriore della Renault di Giancarlo Fisichella in un tentativo di sorpasso.
Il barone rosso, scivolato in fondo allo schieramento, capisce che il mondiale è sfumato. Nonostante questo, per onorare al meglio la sua ultima apparizione in Ferrari, passa uno dopo l’altro i suoi avversari fino a risalire in quarta posizione, frenato solamente dalla bandiera a scacchi.
9. Lewis Hamilton, GP Brasile 2021.

La rimonta più recente di questa classifica avviene al quartultimo appuntamento del mondiale 2021.
Sul circuito di Interlagos, Lewis Hamilton deve vincere per non lasciarsi sfuggire la speranza di lottare con Max Verstappen fino in fondo.
Dopo una qualifica dominante al venerdì, Hamilton viene retrocesso in ultima posizione per un’irregolarità al proprio DRS, mentre Verstappen inizia la sprint qualifying del sabato in prima piazza.
L’inglese, però, è in stato di grazia: in 24 giri passa 15 avversari e conclude le qualifiche sprint al quinto posto, mentre il compagno Bottas nega a Verstappen la vittoria.
Per la gara di domenica dovrà inventarsi un’altra rimonta, dal momento che la sostituzione dell’MGU-H lo costringe a partire decimo.
Nessun problema: con altri dieci sorpassi si prende la testa della corsa e va a vincere, accorciando in classifica sul rivale olandese.
8. Sergio Perez, GP Sakhir 2020.

Alla partenza del GP di Sakhir, secondo appuntamento sul circuito in Bahrain, la griglia non è la solita. George Russell sostituisce Lewis Hamilton (positivo al Covid-19) in Mercedes e viene a sua volta sostituito da Jack Aitken in Williams, mentre Pietro Fittipaldi rimpiazza l’infortunato Romain Grosjean in Haas.
Anche il podio finale non sarà il solito, ma a questo ci arriviamo dopo.
Perez scatta dalla quinta casella e si porta subito in terza posizione davanti alla Ferrari di Charles Leclerc e alla Red Bull di Max Verstappen. Dopo poche curve, però, un contatto con questi ultimi lo relega al fondo dello schieramento, in diciottesima posizione (Verstappen e Leclerc si sono dovuti ritirare nell’incidente).
Il messicano, nonostante l’assenza di danni sulla sua vettura, rientra ai box per montare gomme medie e farle durare il più a lungo possibile.
Sfila i suoi avversari uno ad uno fino ad occupare, al 57esimo giro, un’ottima terza posizione. Ciò rappresenterebbe già di per sé un fantastico risultato, dopo il ritiro della settimana precedente mentre era proprio terzo.
Russell sembra involato verso la sua prima vittoria ma, ironia della sorte, al giro 61 la “sua” Williams guidata da Aitken perde l’ala anteriore e fa uscire la safety car.
La Mercedes azzarda un doppio pit stop che penalizza sia Russell sia Bottas e promuove Perez al comando della gara.
Il messicano, relativamente indisturbato, approfitta del disastro delle frecce d’argento per conquistare un’insperata prima vittoria, mentre Ocon e il compagno Stroll completano un podio insolito.
Questo risultato sarà decisivo per il suo approdo in Red Bull, anche se il nativo di Guadalajara, su quel podio, non sapeva ancora cosa lo aspettava.
7. Rubens Barrichello, GP Germania 2000.

Al suo primo anno in Ferrari, Rubens Barrichello fatica a tenere il passo del compagno Schumacher. Ad Hockenheim, il due volte campione del mondo parte secondo, mentre il brasiliano scatta dalla diciottesima casella.
Al via, il tedesco è subito fuori gara per un incidente con Fisichella. Rubens, così, si carica sulle spalle tutta la squadra e inizia una rimonta storica.
Dopo aver risalito lo schieramento, Rubens si trova in terza posizione dietro alle irraggiungibili McLaren di Mika Hakkinen e David Coulthard.
Poi accade l’impensabile. L’invasione di pista da parte di un ex dipendente Mercedes fa uscire la safety car, che neutralizza il vantaggio delle McLaren.
Ma non finisce qui: sul circuito inizia a piovere e Hakkinen e Coulthard rientrano ai box per montare gomme da bagnato.
Barrichello e la Ferrari decidono di rimanere fuori con le slick: l’azzardo paga e Rubens coglie il suo primo successo in carriera, scoppiando in lacrime sul podio all’ascolto dell’inno brasiliano.
6. Jenson Button, GP Canada 2011.

Jenson Button è il quarto pilota della storia della F1 con più vittorie sul bagnato. Dei suoi 15 trionfi, ben 7 sono arrivati sotto la pioggia. Solo Schumacher, Hamilton e Senna hanno fatto meglio di lui.
Button e la pioggia sono sempre andati d’accordo: “Quando correvo con i go-kart a 8 anni – spiega il pilota britannico – mio padre era troppo tirchio per comprarmi gomme da bagnato, quindi correvo sotto la pioggia con gomme da asciutto.”
Uno dei 7 successi è arrivato nella gara più lunga di sempre (4 ore e 4 minuti), a Montreal nel 2011.
In una gara interrotta per la troppa pioggia, dopo un incidente con il compagno di squadra Hamilton, un contatto con Alonso, una penalità e 6 (!) pitstop, Button si trova ultimo a metà gara.
Con caparbietà e resilienza, riesce a rimontare i suoi avversari che si arrendono alle condizioni avverse.
All’ultimo giro si trova secondo ad insidiare la Red Bull di Sebastian Vettel e lo induce all’errore, cogliendo una vittoria pazza.
5. Jim Clark, GP Italia 1967.

La prestazione più epica di Jim Clark accade a Monza nel 1967.
Il campione scozzese, partito al palo, sembra pronto a cogliere una facile vittoria quando una foratura gli fa perdere più di un giro rispetto agli avversari.
La gara sembra inevitabilmente persa, ma Clark non si dà per vinto e recupera tutto il distacco dai primi in classifica, mentre nel frattempo molti piloti si vedono costretti a ritirarsi per problemi meccanici.
I problemi, però, non finiscono qui. All’ultimo giro, mentre si avvia verso una clamorosa vittoria, Clark finisce la benzina e termina in terza posizione, sfilato da Surtees e Brabham.
4. Ayrton Senna, GP Giappone 1988.

A Suzuka, la penultima gara della stagione è decisiva per l’assegnazione del titolo piloti, in una sfida tutta in casa McLaren.
Se Ayrton Senna vince la gara, è matematicamente campione del mondo, battendo il compagno e rivale Alain Prost.
Alla partenza, però, Senna non ha lo scatto sperato. Il suo motore ha un’esitazione e il brasiliano, partito dalla pole, viene infilato da mezzo gruppo, terminando il primo giro in quattordicesima posizione con Prost al comando della gara.
Senna, però, inizia la sua rimonta e supera i rivali uno dopo l’altro. Quando arriva dietro al rivale francese, lo svernicia sul rettilineo e si prende la leadership della corsa ancor prima della staccata di curva 1, andando a vincere gara e mondiale, il primo della sua iconica carriera.
3. Kimi Raikkonen, GP Giappone 2005.

Da Suzuka a Suzuka, da McLaren a McLaren, un’altra memorabile rimonta dopo 17 anni.
Kimi Raikkonen, penalizzato da una strategia sbagliata durante le qualifiche bagnate, parte solo in diciassettesima piazza.
La rimonta ha inizio. In una McLaren tanto veloce quanto inaffidabile, il finlandese termina il primo giro in 12esima posizione.
Grazie a una gestione magistrale delle gomme, risale fino al secondo posto. A otto giri dal termine, il leader della gara Fisichella è a 9 secondi dal pilota McLaren.
Se Kimi vuole vincere, deve recuperare alla Renault dell’italiano più di un secondo al giro.
Inzia così a martellare giri veloci e prende Fisichella all’ultimo giro, sopravanzandolo all’esterno in curva 1 in quello che rimarrà uno dei sorpassi più belli mai visti.
2. Juan Manuel Fangio, GP Germania 1957.

Nello storico scenario del Nurburgring va in scena una delle vittorie più belle di Juan Manuel Fangio.
L’argentino, partito al palo e al comando della gara, perde oltre un minuto ai box per un problema tecnico.
Gli rimangono otto giri per recuperare 50 secondi su Hawthorn e Collins, in prima e seconda posizione.
Al ventesimo giro raggiunge e supera Collins e all’ultima tornata si ripete con Hawthorn, andando a vincere il Gran Premio.
Nel corso della gara, ha fatto stabilire per 10 volte il record del tracciato.
Primo posto: John Watson, GP USA Ovest 1983.

La rimonta delle rimonte è targata John Watson.
Nell’ultima gara a Long Beach, il pilota della McLaren, reduce da una qualifica da dimenticare, parte in 22esima posizione.
Sfruttando alcuni ritiri e incidenti, l’inglese risale fino al secondo posto dietro al compagno Niki Lauda, a sua volta partito 23esimo.
Il campione austriaco, rallentato dai crampi, si deve arrendere alla rimonta del compagno, che gli rifila mezzo minuto al traguardo, regalando alla McLaren un’inaspettata doppietta.