Glock, senti che dice! «Minacce di morte dopo Interlagos 2008»
15 Settembre 2022Timo Glock, intervistato nel podcast ufficiale della F1, ha rivelato qualche dettaglio del suo weekend di Brasile 2008, asserendo persino di aver ricevuto minacce di morte.
Il Gran Premio di Interlagos del 2008 è passato alla storia come uno dei finali di stagione più pazzi di sempre. La gara era decisiva per il titolo mondiale, conteso tra il ferrarista Felipe Massa e Lewis Hamilton.
La gara: Massa davanti, Hamilton in difficoltà, Glock annaspa
Quest’ultimo poteva vantare un vantaggio di sette punti sul diretto rivale, ma la sua gara non fu delle migliori. Al terzultimo giro infatti Massa era ampiamente primo, avviato agilmente alla vittoria, che avrebbe ottenuto poi senza problemi. Hamilton invece era quinto, primo risultato utile per il mondiale. A quel punto ci fu un colpo di scena clamoroso. Lewis venne superato da Vettel per la quinta posizione: Hamilton e Massa si ritrovarono dunque a pari merito in classifica, con quest’ultimo pronto a concretizzare la sesta vittoria contro le cinque dell’inglese. Massa aveva il titolo in mano, nessuno poteva toglierglielo… o quasi.
Perchè all’ultimo giro, causa una pioggia copiosa, accadde un altro colpo di scena, il più grande che si sarebbe ricordato almeno fino ad Abu Dhabi 2021. Timo Glock, allora al volante della Toyota e esplicitamente simpatizzante per Hamilton, nonostante le condizioni meteo in peggioramento non era rientrato a cambiare le gomme, e annaspava per tenere in pista l’auto su un circuito sempre più bagnato. Con la pioggia in aumento la sua macchina divenne del tutto inguidabile ed iniziò a perdere posizioni. E proprio all’ultima curva dell’ultimo giro, anche Lewis, dopo molti altri piloti, riuscì a superare Glock, ritornando in quinta posizione e ammutolendo una folla di tifosi brasiliani già in festa per la vittoria del loro idolo.
La versione di Glock
Il finale di stagione fu memorabile, e Glock, evidentemente, non deve aver vissuto attimi sereni dopo quanto successo in pista. Intervistato per il podcast ufficiale della F1 Beyond the grid, il pilota tedesco è ritornato su quel weekend per raccontare la sua versione.
«Quel giorno, in pista, ho cercato di fare al meglio il mio lavoro. Ricordo gli ultimi tre o quattro giri e sapevo in che direzione stava andando il Mondiale, ma non immaginavo che sarei stato io a deciderlo. Eravamo settimo e nono [lui ed il compagno Trulli, ndr] e abbiamo deciso di continuare in pista con gomme da asciutto. Pensavo che tutto sarebbe finito in un disastro perchè sarebbe arrivata la pioggia».
«Dal muretto mi hanno detto che saremmo rimasti fuori, non avevamo niente da perdere. Prima dell’ultimo giro ho visto che pioveva molto e ho detto alla squadra che dovevo entrare, perchè era impossibile sopravvivere a quell’ultimo giro. Tuttavia, mi hanno detto che non potevo più fermarmi».

La stretta di mano e la reazione dei tifosi
Nulla di particolarmente strano fin qui, solo il racconto di alcune fasi concitate di un gran premio. Dopo la gara, però, le telecamere hanno inquadrato Timo congratularsi con Lewis, ed evidentemente questo non è andato giù ai tifosi brasiliani. Solo la pubblicazione dei suoi onboard, dopo ben cinque anni, in cui si potevano vedere le difficoltà che aveva a tenere in pista l’auto, riuscì a stemperare un po’ la tensione tra Glock e i tifosi brasiliani.
«Se si guarda l’on board si vede che stavo guidando come in un rally, non avevo grip. Dopo la gara il mio ingegnere mi ha detto che Lewis era campione, ma non mi ha detto che avevo deciso io quel Mondiale. Quando sono arrivato alla Pit-Lane, ho stretto la mano a Hamilton e mi sono congratulato con lui davanti a migliaia di tifosi brasiliani. Qualche istante dopo, sono venuti tutti da me e mi hanno chiesto se l’avevo fatto passare apposta. Sono rimasto totalmente sorpreso».
«Fu agghiacciante leggere le lettere che mi arrivavano, anche i miei genitori erano spaventati. Alcuni chiesero che fossi espulso per sempre dalle corse, altri volevano addirittura uccidermi. Non fu facile per me, dal 2008 in avanti, andare ogni anno a correre in Brasile. Solo quando la Formula 1 rese pubblici gli on board tutto è cambiato. Non capisco però perché ci sono voluti cinque anni. Molte persone hanno cambiato il modo in cui la pensano», ha detto Glock per chiudere.