Scuderie dimenticate: Hesketh

Scuderie dimenticate: Hesketh

12 Dicembre 2022 0 Di Matteo Poletti

In Formula Uno ci sono squadre che hanno fatto la storia riuscendo a rimanere al top per decenni e decenni, come Ferrari o McLaren. Ci sono poi anche squadre più giovani ma non per questo meno vincenti, come Mercedes e Red Bull. Altre ancora, come la Williams, sono tra le più vincenti della storia ma si sono perse nel recente passato. E infine ci sono squadre che, pur non essendo altrettanto famose, hanno scritto la storia di questo sport, in un modo o nell’altro. Tra queste, oggi vi vogliamo raccontare la breve ma intensa parabola della Hesketh Racing.

Una squadra diversa dalle altre

Nel 1972 un barone inglese di soli 22 anni con la passione per i motori, Thomas Alexander Fermor-Hesketh, fonda una squadra che prende il suo nome e debutta in Formula 3. L’obiettivo della squadra non è avere successo, ma divertirsi. Proprio questa è la loro caratteristica distintiva: il team soggiorna in alberghi a cinque stelle, arriva alle gare in Rolls-Royce e si ubriaca di champagne qualsiasi sia il risultato ottenuto in pista.

Il primo pilota a guidare per loro è un certo Anthony Horsley che, a causa della sua poca esperienza, non ottiene buoni risultati. Successivamente, il rostro si amplia con l’arrivo di un pilota molto veloce ma anche incline agli incidenti, per questo soprannominato “The Shunt”: James Hunt. Il suo estro, poi, si adatta bene a quello della squadra, che infatti crea uno sponsor fittizio da mettere sulla sua tuta: “Sesso – la colazione dei campioni“.

A fine anno Horsley appende il casco al chiodo e passa al reparto management del team: sarà cruciale per gli anni a venire. Il piano per il 1973 è passare alla Formula 2, ma Lord Hesketh scopre che i costi della categoria non sono molto più bassi di quelli della Formula 1 e decide così di fare il grande salto. Nonostante prenda parte a solo 8 delle 15 gare, i risultati sono inaspettatamente ottimi: Hunt si classifica quarto in Gran Bretagna e ottiene due podi in Olanda e negli Stati Uniti.

Nel 1974 Hunt si aggiudica altri tre podi con la prima vettura Hesketh della storia (fino ad allora il team aveva corso con una March) e la popolarità del pilota e del marchio cresce sempre di più. La livrea bianca senza sponsor e il loro modo di fare menefreghista (che non permetteva di apprezzare la vera competenza e professionalità degli ingegneri) conquistano i cuori dei fan.

Davide sconfigge Golia: la vittoria di Hunt a Zandvoort 1975

Il 1975 rappresenta il punto più alto della favola Hesketh. A Zandvoort, sede del Gran Premio di Olanda, Hunt riesce a qualificarsi in terza posizione. Un ottimo risultato, anche se le Ferrari di Lauda e Regazzoni rimangono imbattibili. L’austriaco, infatti, è reduce da tre vittorie di fila e parte in pole position.

In gara, Hunt scommette sulla strategia giusta e passa dalle gomme da bagnato alle slick prima di tutti gli altri, ritrovandosi al comando della gara. La vittoria sembra comunque un lontano miraggio, con la Ferrari di Lauda che in un nulla si porta nello scarico della Hesketh. Hunt, però, riesce a tenere il tre volte campione del mondo alle sue spalle per quasi metà gara e porta la piccola scuderia britannica sul tetto del mondo.

Poche gare prima, tra l’altro, la squadra aveva fatto debuttare anche Alan Jones, che nel 1980 si sarebbe laureato campione del mondo con la Williams. A proposito di campioni, il quarto posto finale di Hunt convince la McLaren a ingaggiarlo come sostituto di Emerson Fittipaldi. Nella sua stagione di debutto con il team di Woking, l’inglese può finalmente sfidare il rivale Lauda con un’auto alla pari della Ferrari. E il resto è storia, con Lauda che prende fuoco al Nurburgring, torna in pista in tempi record ma si arrende sotto la pioggia al Fuji, consegnando il titolo ad Hunt.

La fine della favola

L’addio di Hunt a fine 1975 è preceduto da quello di Lord Hesketh, che smette di finanziare la squadra. Il team, però, continua la sua avventura in F1 per altri tre anni senza ottenere buoni risultati. Nel 1978 la squadra passa da portare in pista tre auto a una e dopo tre mancate qualifiche consecutive, la storia arriva al capolinea.

Oltre a qualche podio e alla vittoria di Zandvoort, i risultati ottenuti sono stati tutt’altro che positivi. Tuttavia, la Hesketh Racing rimarrà per sempre nella memoria dei tifosi che hanno potuto vederla correre dal vivo, contagiati dal suo stile sbarazzino fuori dalla pista.

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