#essereFerrari, da Binotto a John Elkann
20 Dicembre 2022Dopo una stagione ricca di emozioni contrastanti come quella appena conclusa, a distanza di troppi anni dall’ultimo trionfo mondiale Ferrari, cosa rimane dell’#essereFerrari?
Quasi quattro anni or sono, dopo la cacciata di Arrivabene e la promozione a team principal di Mattia Binotto, una delle prime mosse comunicative dell’ex motorista, fu il lancio del celebre #essereFerrari. In una società dominata dai social media, la Scuderia di Maranello decise di usare come biglietto da visita la propria storia, unica ed ineguagliabile nel circus, sottolineando il rapporto viscerale tra Ferrari e motorsport.
Legame iniziato quando ancora il Cavallino Rampante galoppava su vetture Alfa Romeo, divenendo fin da subito simbolo di eccellenza. Sottolineato dall’ennesimo nuovo ciclo targato Maranello, con il neo promosso Binotto, forte di più di vent’anni trascorsi in GeS, pronto a ribadire l’identità di un gruppo, speranzoso di riconciliare Ferrari e vittoria.

La storia la conosciamo, ennesima defenestrazione ai vertici della Gestione Sportiva Ferrari, tante voci, ancora dubbi e quel cavallino avuto in dono sempre presente.
In un mondo dove tutto scorre velocemente, dove l’equilibrio è spesso un accessorio superfluo, nel vortice di emozioni che la F1 sa ancora offrire, per il tifoso ferrarista ogni sfumatura viene amplificata all’infinito. Nel bene e nel male.
È così da sempre, è nei geni della Scuderia, che ha avuto come fondatore e padre assoluto il Drake, un agitatore di uomini e talenti per autodefinizione. Con lui, ingegneri, piloti, collaboratori e fornitori, per quanto di prim’ordine erano sempre in discussione, sempre spinti a far meglio, per il solo obbiettivo di far vincere una vettura rossa.
Ora i nomi sono cambiati, le responsabilità anche. Soprattutto dopo la forte presa di posizione da parte di John Elkann, che tramite Vigna, per la prima volta dall’acquisizione della Ferrari da parte di Fiat, sta togliendo alla Gestione Sportiva la propria autonomia direttiva.
È possibile che con questa operazione si stiano aggiungendo altri ingranaggi alla macchina decisionale rossa, ma la decisa discesa in campo dei vertici Ferrari, è anche indice di una assunzione di responsabilità, che comporta oneri ed onori, con l’intento di raggiungere un chiaro obbiettivo (mondiale entro il 2026?). Una mossa alla Enzo Ferrari per certi versi, che con scelte anche difficili, si metteva in prima linea, col solo obbiettivo di fare il bene della Ferrari.
Elkann, sempre schivo ed in penombra, da dietro le quinte starebbe dando un’impronta personale alla Ferrari, prendendo decisioni accentratrici, in linea con la tradizione passata e recente del team italiano.
Così, dopo l’avvicendamento tra Binotto e Vasseur, con una mossa che sa di #essereFerrari, Elkann è finalmente sceso in campo.