Ferrari e quell’ultimo passo lungo un campionato
18 Febbraio 2023Con la nuova SF-23 tutto l’essere Ferrari è sceso in campo, ora però bisogna convincere e preferibilmente vincere.
A ruote ferme, tornati ad una apparente quiete dopo il trambusto delle presentazioni delle nuove vetture (più o meno reali, alcune comunque fuori da qualsiasi logica sportiva), quel che resta è come Ferrari abbia mostrato il suo Essere.
Tifosi e storia, una tribuna gremita, gente assiepata tutt’attorno al circuito di Fiorano, cornice, insieme alla casa coloniale dove visse Peter Collins, di una manifestazione di personalità che non ha eguali nel mondo del motorsport.
Vasseur scende in campo cosciente della propria missione, con Leclerc e Sainz sempre più coinvolti dalla passione che solo la galassia Ferrari può offrire.

Ma di fronte a tutto questo, quel che più conta sarà come la SF-23 affronterà il cronometro, inoppugnabile metro di giudizio sulla lunghezza di 23 sfide, con la consapevolezza che la pura velocità non basterà.
Che le sbavature e gli errori più marcati della scorsa stagione non siano però una spada di Damocle sulla Ges Ferrari, uno spauracchio da evitare a tutti i costi tanto da diventare ossessione. Il carattere mostrato dalla nuova rossa di Maranello non sembrerebbe proprio quello di chi si ferma solamente a quanto fatto di male, ed il suo evolvere la F1-75 ne è la chiara dimostrazione.
Per la nuova Ferrari da gran premio ci si è mantenuti sulla strada iniziata con la vettura della scorsa stagione, aggiungendo soluzioni tecniche originali, come il bypass duct, dimostrazione di come inventiva e concretezza ingegneristica anche a Maranello siano di casa. Andando oltre la paura di osare, con coraggio verso un unico obbiettivo.
Certamente i bicampioni in carica saranno il team da battere, mentre Mercedes sarà probabilmente nella lotta al vertice. Ferrari dovrà dimostrare, partendo dell’affidabilità, di essere migliorata, soprattutto nelle situazioni che l’anno scorso hanno lasciato più amaro in bocca.
L’appuntamento più importante da non rimandare, quattordici anni di digiuno che, uniti a più di novant’anni di storia, pesano come un macigno, con un Paese che nel bene e nel male è sempre alla finestra, sarà la volta buona? Speriamo…