Il nuovo formato “Non-Sprint”
1 Maggio 2023Doveva essere la rivoluzione dell’entertainment motoristico. E invece la nuova Sprint ha fatto un buco nell’acqua.
Il Gran Premio dell’Azerbaigian di Baku avrebbe dovuto rappresentare una svolta nei weekend Sprint della F1. Con l’introduzione della doppia qualifica si sarebbe dovuto raggiungere un nuovo livello di spettacolo e di entertainment motoristico. E invece, nonostante la nuovissima Shootout Qualifying, qualcosa non ha funzionato, perché il weekend, tutto sommato, ha prodotto poche emozioni.
Cambiare gli addendi, insomma, non ha pagato, e il risultato finale è rimasto lo stesso, nonostante i proclama di Liberty Media. Incidente di percorso? Circuito sbagliato per una sprint? Colpa delle forze in gioco? No. Semplicemente un format che ha poco senso.
A occhio
La prima novità di questa nuova Sprint è il fatto che le prove libere siano solamente una e di 60 minuti. Fin qui ancora tutto bene, dal momento che l’obiettivo di Stefano Domenicali è quello di eliminarle totalmente.
Si è detto che non interessano a nessuno e che nessuno le guarda, dimenticandosi però che lo scopo principale delle libere non è quello di fare share, ma quello di lavorare per il sabato e la domenica. Infatti, queste sessioni servono ai team per preparare i setup, lavorare sul passo gara e sul giro secco e ai piloti per entrare in sintonia con il circuito e impararlo in vista delle qualifiche e della gara.
Una sola sessione di prove libere pone in essere una serie di problemi non indifferenti. Uno di questi è che il tempo per prepararsi al weekend. Esso viene limitato a 60 minuti, durante i quali i piloti che scendono in pista per la prima volta a Baku dopo quasi un anno (o nel caso dei rookie, per la prima volta in assoluto) devono prendere le misure con il circuito, provare il giro secco e provare il passo gara trovando il giusto setup prima di finire in regime di parco chiuso. Un compito quasi impossibile da portare a termine in un’ora.
Ma attenzione, perché nel caso di una bandiera rossa (come peraltro è successo a Baku), il tempo a disposizione per “provare” si riduce drasticamente a 35 o addirittura 30 minuti. E se da una parte questa può essere una variabile di imprevedibilità in vista di qualifiche e gare, dall’altra scatena quesiti non indifferenti sulla sicurezza.
I rookie che non hanno dimestichezza con Baku, ad esempio, sono finiti entrambi a muro, come ipotizzato dal sottoscritto e dai miei colleghi in live sul canale Twitch. Nyck De Vries e Logan Sargeant si sono visti il weekend rovinato a causa del fatto che sono finiti a muro, e questo perché probabilmente una sola sessione di libere basta forse a chi conosce molto bene il circuito (e anche qui qualche dubbio c’è), mentre penalizza chi non vi ha mai corso. Fortunatamente non ci sono state conseguenze maggiori e non sono stati coinvolti altri piloti.

Ma quest’estate la Sprint ci sarà anche a SPA, l’università delle quattro ruote. Corrervi con una F1 è un’altra cosa rispetto ad altre categorie, e non è pensabile ritrovarsi in qualifica ad andare “a occhio” perché si è avuta a disposizione solo un’ora. Soprattutto, andare a muro alla Radillon, ad esempio, non è una bella esperienza. Ho detto tutto e non aggiungo altro. Tra l’altro oggi è l’1 Maggio. E chi sa, sa.
Shootout?
Altro punto interrogativo sono le qualifiche. Non tanto quelle del venerdì, del tutto uguali alle solite qualifiche del sabato con l’unica variabile dei piloti catapultati subito in qualifica (a scapito anche della sicurezza, come detto prima), ma delle qualifiche del sabato mattina.
Svegliarsi la mattina sapendo di entrare in macchina per andare in qualifica sicuramente per i piloti non è facile, ma il punto è un altro. Questa nuovissima sessione è stata rinominata Shootout Qualifying per differenziarla da quella classica. Il nome presupporrebbe qualcosa di più corto, di più sprint. Ed effettivamente in inglese il termine Shootout, anche se non letteralmente, significa il più delle volte un faccia a faccia, oppure una situazione one shot.
Invece la Shooutout Qualifying non è stata altro che una classica qualifica del sabato accorciata nei tempi per ogni “Q” e con la variabile dell’utilizzo della gomma soft solo nel Q3. Una formula che di shooutout non ha nulla se non il nome.
Il nuovo formato sarebbe potuto essere l’occasione per introdurre una nuova qualifica, magari in stile Formula E. Oppure la formula del giro secco, che avrebbe potuto mescolare le carte in tavola, ovvero la griglia di partenza, andando di conseguenza a mettere un po’ più di pepe alla Gara Sprint. Anche perché è sembrato di assistere ad una ripetizione senza senso della qualifica del venerdì, piuttosto che ad un qualcosa di avvincente (come forse credeva Liberty Media).
Sprint? Mica tanto
Veniamo poi alla Gara Sprint. Nella teoria, essa dovrebbe essere una gara corta dove tutti vanno contro tutti con il coltello tra i denti, con il risultato di 17 giri di azioni da mani nei capelli e Big Drama. Peccato che la realtà sia un’altra, e che la Sprint non sia altro che un trenino di monoposto che improvvisano una garetta dove si prova il passo gara e dove di sorpassi ce ne sono pochi.

Il motivo è presto detto. Una gara di F1 si basa sulle strategie di gomma, sulla preparazione di un sorpasso, sulla gestione della gomma. In una Sprint non c’è nulla di tutto questo, se non sorpassi agevolati dal DRS. Non essendoci pit-stop non esistono strategie e i pochi giri di una sprint (a Baku 17) non permettono di sfruttare al meglio le gomme, che in alcuni casi hanno bisogno di qualche giro per entrare nella giusta finestra di utilizzo. Se si tolgono i giri di “introduzione gomma” e possibili giri passati sotto Safety Car, rimane poco con il quale imbastire qualcosa di godibile e spettacolare.
In più, come suggerito da Alex Albon, questa formula penalizza i team minori. Nel caso di Williams, ad esempio, l’anglo-tailandese con un’ottima qualifica e una discreta Sprint è riuscito, al sabato, a terminare 9°. Ma dal momento che solo i primi 8 piloti fanno segnare punti, questo buonissimo risultato per il team di Groove non è servito a nulla.
Così non va
Insomma, si è cercato di migliorare la Sprint (eliminando le inutili FP2 del sabato mattina) ma si è finiti per accentuare ancora di più i problemi di questo format, introducendo soluzioni dal senso ambiguo (come la shooutout qualifying) e privando piloti e team di tempo necessario per preparare al meglio il weekend di gara, ponendo inoltre questioni abbastanza importanti sul tema della sicurezza. Senza andare ad aumentare lo spettacolo come preventivato.
Questa nuova Sprint non ha giovato a nessuno e, anzi, probabilmente non ha rispettato le aspettative di Liberty Media, che nella sua newsletter si augurava “incidenti, contatti col muro e collisioni“, tutto favorito dalla conformazione del circuito di Baku. Qualcosa c’è stato, ma non abbastanza.
In questi casi un vecchio saggio direbbe: di questa nuova sprint, ne avevamo veramente bisogno?
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