F1 | 15 anni fa moriva la Formula Uno

F1 | 15 anni fa moriva la Formula Uno

28 Settembre 2023 0 Di Francesco Ramus

Il 28 settembre 2008 Piquet Jr lanciava la sua Renault contro un muro di Singapore causando il più grande scandalo nella storia dell’F1.

Il Crashgate

Oggi è il quindicesimo anniversario di uno dei momenti più bui nella storia della Formula Uno recente: il Crashgate. Durante il GP di Singapore 2008 a Piquet Jr viene chiesto di schiantarsi appositamente contro un muro in modo da favorire il suo compagno di squadra Alonso. Questo evento segnerà la fine di un’era, non solo per la F1, ma più in generale per l’intero Motorsport. Il Crashgate non è solo uno dei più gravi casi di frode nello sport mondiale.
È di più, molto di più. Il Crashgate segna la fine della Formula Uno e apre le porte a qualcosa che fino ad allora era sempre rimasto nascosto.

Le qualifiche

Il gran premio di Singapore 2008 è la quindicesima gara della stagione e la prima notturna della storia. In Renault corre il brasiliano Nelson Piquet Jr, figlio del tre volte campione del mondo. Per lui questa è la prima stagione da pilota ufficiale, essendo stato l’anno prima il pilota di riserva. Suo compagno di squadra è lo spagnolo Fernando Alonso, che in Renault aveva già corso dal 2002 al 2006 vincendo il mondiale nel 2005 e nel 2006.
Nonostante i buoni tempi di Alonso durante le prove libere, le qualifiche sono un vero disastro: Alonso partirà solamente quindicesimo, eliminato a causa di un problema meccanico. Piquet Jr farà ancora peggio: partirà sedicesimo.

La gara

Partenza del GP con Massa davanti ad Hamilton

Per permettere ad Alonso di recuperare, la sua gara deve essere perfetta, partendo dalla strategia. Normalmente i piloti che si qualificano in posizioni più arretrate tendono a partire con più benzina, in modo da fare meno pit stop. Alonso però fa il contrario: parte con poca benzina. Al giro 12 lo spagnolo è il primo a fermarsi per fare rifornimento e sostituire gli pneumatici: rientrerà in gara alle spalle dell’interno gruppo.

Tre giri dopo, Piquet Jr colpisce il muro alla curva diciassette, portando così all’ingresso in pista della safety car. All’epoca era vietato fermarsi ai box durante una safety car a meno che il gruppo non si fosse compattato. Molti piloti però, per evitare di finire il carburante, sono costretti a fermarsi commettendo così un’infrazione. Alonso riesce quindi a trovarsi tra i primi: chi è dietro di lui non riesce a superarlo nelle strette strade di Singapore, chi si trova davanti ha invece poca benzina e quindi dovrà effettuare un altro pit stop. Alla fine la gara la vince proprio Alonso, che commenta così: “Primo podio della stagione e prima vittoria, sono estremamente felice. Ancora non ci credo, penso di avere bisogno di qualche giorno per realizzare che abbiamo vinto una gara quest’anno”.

Inizialmente non viene presa alcuna azione dopo l’incidente. Flavio Briatore, direttore esecutivo Renault, e Pat Symonds, direttore esecutivo del reparto motori, parlano di una grande fortuna. Il giornalista Joe Saward parla invece di chi stava mettendo in discussione l’incidente, ma scarta queste ipotesi dicendo che “nessun team sarebbe mai così disperato da costringere un pilota a lanciare la propria macchina contro un muro”.
Renault però non vinceva una gara da quasi due anni ed era vicina ad abbandonare lo sport.

Alonso sul podio del GP di Singapore, a destra Briatore

Le accuse di Piquet Jr

Contro ogni aspettativa Piquet Jr viene riconfermato anche per la stagione 2009. Ma a causa dei suoi scarsi risultati, il 3 agosto 2009 viene licenziato e sostituito da Romain Grosjean.
Il 30 agosto dello stesso anno la stazione televisiva brasiliana Rede Globo pubblica un rapporto che afferma che Renault ordinò al suo pilota di schiantarsi appositamente.
È l’inizio della fine.
La FIA annuncia immediatamente l’inizio di un’indagine.
Il 4 settembre Renault viene accusata formalmente “per aver violato l’Articolo 151c del Codice Sportivo Internazionale, e che la squadra ha cospirato con il suo pilota Nelson Piquet Jr, per causare un incidente deliberato al Gran Premio di Singapore 2008 con l’obiettivo di provocare l’intervento della safety car a vantaggio dell’altro pilota, Fernando Alonso”.
Inizia così una lunga serie di azioni legali portate avanti un po’ da tutti: la FIA accusa Renault, poi Renault accusa Piquet Jr.
Intanto la Federazione prende la sua decisione: Renault riceve una squalifica sospesa per due anni (se dovesse commettere un reato simile entro due anni verrebbe bandita dalla F1). Symonds viene squalificato per cinque anni. Briatore riceve invece una squalifica a tempo indeterminato da tutti gli eventi FIA e dalla gestione di piloti. Alonso viene scagionato.
E questo è il lieto fine. E vissero tutti felici e contenti, no?

Abbiamo perso noi

No. Questo non è un lieto fine. Perché alla fine a perdere è stata la Formula 1 e noi fan.
Dopotutto Renault ha continuato a correre in F1 e continua tuttora con il nome Alpine.
Symonds ha vinto un processo e la sua squalifica è stata revocata, e già nel 2012 è tornato in F1 come consulente per Virgin Racing.
Anche Briatore ha vinto un processo e anche la sua squalifica è stata revocata.
Anche Piquet Jr ha vinto: nel 2010 era di nuovo alla guida, questa volta di una NASCAR.

A perdere è invece stato questo sport intero, che con questi eventi è morto. È morto perché chi ha sbagliato non ha pagato come avrebbe dovuto. Sono stati invece gli innocenti a perdere.
Per primi hanno perso i fan che hanno visto il marcio che stava sotto alla F1, la quale stava già smettendo di essere uno sport, diventando così uno spettacolo di puro intrattenimento.
Poi hanno perso i piloti. Per primo Alonso che, ignaro di tutto, ha rischiato la distruzione di tutta la sua carriera. E poi Felipe Massa che quel Gran Premio lo stava vincendo prima dell’incidente di Piquet Jr e prima di un errore durante il pit stop che gli ha fatto perdere molto tempo. Il mondiale quell’anno Massa lo perderà contro Lewis Hamilton, per un solo punto. E ancora oggi Massa sostiene che la vittoria di quel mondiale sia legittimamente sua.
La cosa peggiore però è che tutto questo avvenne in modo consapevole. Bernie Ecclestone, capo della Formula 1, e Max Mosley, presidente della FIA, erano a conoscenza di tutto quello che successe. Entrambi sapevano ma nessuno parlò. Come spiegato in un’intervista nel 2023, decisero di non fare niente “per proteggere e salvare lo sport da un enorme scandalo“.
Alla fine però hanno fallito anche loro.

Felipe Massa, che perderà il mondiale 2008 per un solo punto
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