I simulatori: quando l’innovazione fa la differenza
31 Gennaio 2022Impossibilitati a fare test, i team sono corsi ai ripari coi simulatori, anche se all’inizio non convinsero alcuni scettici.
Da ormai un sacco di anni la FIA vieta qualsiasi tipologia di test privato. Eppure lo sviluppo delle monoposto non si è mai fermato. I simulatori hanno giocato un ruolo importantissimo, permettendo agli ingegneri di continuare a raccogliere dati e migliorare le vetture. Non tutti i piloti però digerirono questo nuovo metodo di lavoro: tra tutti Lewis Hamilton e Kimi Raikkonen non hanno mai accettato l’idea di dover sviluppare la propria macchina tramite uno schermo e un PC. Le ragioni più frequenti erano la poca affidabilità dei dati raccolti e l’impossibilità di replicare le stesse condizioni della pista. Con il passare del tempo però questa tecnologia è migliorata divenendo un punto vitale di ogni team. Per esempio McLaren ha in cima alla lista delle cose principali una nuova galleria del vento e l’aggiornamento del simulatore mentre Ferrari ne ha acquistato uno di recente, peraltro già in uso.

Il 2021 ha visto Hamilton e Verstappen contendersi il titolo sino all’ultima gara. Ogni minimo dettaglio, ogni minimo lavoro sarebbe potuto essere decisivo nella lotta al titolo e ciò ha spinto il più grande detrattore dei simulatori, Lewis Hamilton, ad usufruirne: prima del Gran Premio di Gran Bretagna egli dichiarò di aver lavorato col team davanti agli schermi, lasciando tutti sbalorditi. Qualcosa era ovviamente cambiato.
Mike Elliot, direttore tecnico di Mercedes, ha spiegato come questi strumenti si sono evoluti agli occhi dei piloti: “Penso che man mano che questi strumenti migliorano e si avvicinano sempre di più alla realtà, diventano sempre più utili per i piloti. Smettono di vederli come un giocattolo nel peggiore dei casi, per diventare qualcosa che è un vero e proprio strumento di ingegneria che possono utilizzare per ottenere un vantaggio per il weekend di gara. Penso che la combinazione dei miglioramenti che abbiamo apportato a questa strumentazione e alcune fasi molto tirate del campionato abbiano obbligato i piloti a trascorrere molto più tempo davanti gli schermi. Penso che l’impegno sia sempre stato lì.“.