Il Gran Premio dell’Azerbaijan di Pierre Gasly.
5 Maggio 2023Essere e tempo. La gara della vita.
Attenzione: quanto segue pur essendo ispirato a fatti realmente accaduti è puro frutto della fantasia.
Non dovevo correre.
Oggi non dovevo correre. In Australia mi hanno incolpato per un incidente di cui non era mia la responsabilità.Volevano punirmi. Impedirmi di correre.
Poi è cambiato tutto. Poi la squadra mi ha protetto. E allora ho corso…e allora l’ho messa a muro.

Devo dimostrare di meritarlo questo posto. Sempre. Dovevo farlo in Red Bull e devo farlo adesso, come se tutto fosse iniziato da lì. Come se io fossi iniziato da lì.
Cos’ero prima? Non lo ricordo.
Cosa sono ora? Ancora non lo vedo.
Dimostrare. Sempre. Non basta essere, non basta guidare. No. Io non devo essere solo un pilota. Io devo essere il pilota.
Il pilota che non può restare indietro. Il pilota che deve reggere il passo con LORO ma che non fa parte di LORO.
Colui che quando vince è merito della macchina e quando perde è colpa sua.
Non dovevo correre.
Basta. Tutti questi pensieri non mi fanno bene. Ci sono già passato. E’ la mia testa a guidare le mani sul volante. Se la perdo…vado a muro. Se la perdo sarà la paura a correre e non io. Di nuovo.
Pochi secondi e si comincia.
Sono penultimo. Una parola sola non basta per raccontare la posizione in cui mi trovo, occorre una definizione. Sono prima dell’ultimo. Indefinito. Come sempre.
Incastrato tra le due Alpha Tauri, sono ancora a casa. L’Alpine è la mia patria non è la mia dimora. Non adesso.
Partiamo.
Guido, ignaro di cosa stia succedendo lì davanti ma posso immaginarlo. LORO gareggiano. IO corro.
7 di 51. Qualcuno lamenta il graining. Di già. Questo vuol dire che le soste ai box saranno anticipate. Forse posso provare a fare qualcosa, a recuperare qualche posizione.
Niente. Non riesco a muovermi. La mia mente è assente.
9 di 51. Mi dicono che Alonso ed Hamilton stanno lottando. Loro i veterani. Poi vengono i campioni. Ed infine i novellini. Io dove sono?
Ho vinto una gara eppure non sono niente. Guido per una scuderia di serie eppure resto niente. Privo d’identità continuo la ricerca di me stesso. Utilizzo un’automobile come bussola, ignaro di dove mi porterà….io devo correre.

De Vries finisce a muro. Russell lo accarezza. Stroll sfiora le barriere. Magnussen lo sfiora.
Questo è l’effetto che fanno quelli lì davanti.
Proviamo in ogni modo a replicare le loro imprese, ad essere alla loro altezza ma non ci riusciamo. E il risultato è solo un insieme di trottole impazzite la cui ordinata direzione è stabilita dal caos.
26 di 51. Siamo a metà gara. Aspettiamo. Un segnale per poter capire cosa dobbiamo fare.
Niente. Ciò che ci circonda resta fermo.
La gara termina. Non mi sono neanche accorto di averla corsa. Forse non l’ho fatto.
Tutto sembra immobile. Tutto è fermo. Poi accade qualcosa e allora torna il movimento.
Io torno in movimento. Eppure non mi sono mai fermato.