L’Ungheria prima, poi il Belgio: il ritorno di Daniel Ricciardo

ATTENZIONE: quanto segue pur essendo ispirato a fatti realmente accaduti è puro frutto della fantasia e dell’immaginazione

Ritorno.

Come dopo un lungo viaggio…quando in realtà il viaggio ha inizio adesso. Forse.

Ri-torno. Torno due volte.

Io non me ne sono mai andato. Forse.

Il mio corpo lo ha fatto, la mia mente è rimasta qui. Il mio spirito è rimasto qui.

Cammino per il paddock da pilota, sembra ieri l’ultima volta che l’ho fatto. Il mio corpo vive una resurrezione anzi una ri-nascita.

Cammino per il paddock da pilota. Sorrisi, strette di mano, abbracci…i regali di chi non ci ha mai creduto. Occhi, carezze e parole…i doni di chi c’è sempre stato.

Passo davanti alle vecchie scuderie, un sorriso tenero si affaccia sul mio volto. Il Nero. L’arancio. La prima mi ha cresciuto, la seconda mi ha accolto, in entrambe mi sono sentito a casa ma nessuna era CASA.

Ora sono alla fine. Genesi della preparazione.

Ora sono all’inizio. Origine della conclusione.

Non sono campione del mondo.

Non ci penso.

Ho preso il posto di un ragazzo che meritava di più.

Non ci penso.

Sono qui. Di nuovo. Ri-torno a casa, dove ho iniziato, dove sono nato.

Ritorno. Io non me ne sono mai andato.

Ritorno. Come il supereroe che non meritano ma di cui hanno bisogno.

Ritorno. Come l’icona di cui hanno bisogno ma che non meritano.

Poggiata sulla sedia la tuta mi guarda, mi aspetta. Piena, come se ci fosse qualcun’altro ad indossarla. Viva, come se ci fosse qualcos’altro ad indossarla. Quell’entità che non l’ha mai abbandonata, quella parte rimasta separata da me per troppo tempo.

L’ho protetta, l’ho custodita, ho aspettato in silenzio il momento di unirmi a lei, come la prima volta. Adesso è il momento. Adesso è la mia prima volta.

Bianca. Il colore dell’incontaminato. Pura.

Blu. Il colore del cielo, del mare, dello spazio. Il colore dell’infinito.

Un nuovo luogo in cui posso essere.

Un nuovo posto in cui posso diventare.

Un nuovo tempo in cui poter vivere.