Addio ad Antonia Terzi, mamma del “muso a tricheco” della Williams FW26
1 Novembre 2021Il mondo della Formula 1 piange la scomparsa di Antonia Terzi, ingegnere Williams dei primi anni 2000: una delle prime donne a ricoprire un ruolo così importante nella massima serie automobilistica.
In un mondo prettamente maschile come quello della Formula 1, donne tenaci del calibro di Claire Williams, Antonia Terzi e Lella Lombardi sono quasi delle apparizioni sporadiche. Ed è proprio una di queste donne tenaci, Antonia Terzi, che oggi il mondo della Formula 1 piange. Antonia, classe ’71, con i motori ci ha vissuto sin da bambina. Non poteva che essere così, essendo nata a San Felice sul Panaro, nel modenese; una terra dalla spiccata cultura automobilistica, in cui la passione per bielle e pistoni si tramanda di generazione in generazione, di padre in figlio o, in questo caso, di padre in figla.
Gli anni in Ferrari
Dopo la laurea in ingegneria aerodinamica, nel 1996, l’ascesa in Formula 1 nello stesso anno è stata quasi una formalità. Per Antonia si aprirono le porte di Maranello, presso la corte di Montezemolo, Todt e Schumacher. Erano gli anni della faticosa rinascita della Ferrari, in cui si stavano gettando le basi per uno dei cicli più vincenti della storia di questo sport. Anni di vittorie e di soddisfazioni, ma anche di cocenti delusioni. Figlie della sinergia tra Antonia e lo staff Ferrari, sotto l’attenta guida di Rory Byrne, sono la F399, la F1-2000 e la F1-2001, le tre monoposto famose per aver creato il mito Schumacher, spianando al Kaiser la strada verso il successo (e, come sostiene qualcuno, verso la gloria eterna, sportivamente parlando).

La parentesi in Williams e l’abbandono del circus
Dopo cinque anni di collaborazione con la Ferrari, per Antonia arriva una proposta allettante che difficilmente può rifiutare. Chiusa una porta si apre un portone: nel 2002 Antonia si trasferisce in Williams in qualità di capo aerodinamico. Presso la scuderia di Grove l’imperativo era rompere la supremazia Rossa ed affermare il proprio dominio, con Montoya e con i propulsori tedeschi marchiati BMW.

Ad Antonia vanno riconosciute le linee del team di Grove nel biennio 2002/2004 nonché l’iconico muso a tricheco, che puntava a massimizzare il carico aerodinamico e ridurre al minimo la resistenza. Una soluzione che, tuttavia, non ebbe gli effetti desiderati e che costò un demansionamento all’ingegnere modense. Relegata ad un ruolo marginale, Antonia lasciò la Williams e quindi la Formula 1 nel 2004, lavorando prima con Dallara e poi, in Olanda, con l’università tecnica di Delft.

Qualche considerazione
La presenza di Antonia nei box della Rossa (prima) e della Williams (dopo) fu quasi una sorpresa per un mondo in cui “l’elemento femminile era puramente decorativo“, come ha sottolineato Leo Turrini nel suo blog. Un mondo in cui le donne assumevano ruoli “marginali”: barricate in fabbrica o negli uffici, dedite allo sviluppo della vettura, ma mai in prima fila, nei box. Antonia Terzi è stata la prima “donna da Gran Premio“, la prima donna a destreggiarsi tra computer, radio e trasponder, partecipando attivamente alle gare e vivendo quella vita che aveva desiderato sin da bambina. Una vita dedicata al proprio lavoro, con passione e professionalità, tristemente (e troppo presto) conclusa in un incidente stradale avvenuto in Inghilterra.
Questo articolo, in occasione della scomparsa di Antonia, vuole essere un piccolo omaggio ad una donna che, col senno di poi, ha raccolto meno di quanto meritasse in Formula 1, ma che ha comunque lasciato il segno nella massima serie automobilistica.