Perché Raikkonen è la ragione per cui Red Bull ha una squadra in F1

Perché Raikkonen è la ragione per cui Red Bull ha una squadra in F1

8 Dicembre 2021 0 Di Matteo Poletti

Nonostante il campione finlandese non abbia mai corso per Red Bull, senza di lui la scuderia non esisterebbe.

Siamo nella race week del Gran Premio di Abu Dhabi. L’ultima della stagione. L’ultima della carriera di Kimi Raikkonen. E quella che può consegnare a Red Bull il suo primo titolo piloti dal 2013.

Sebbene il pilota di Espoo non abbia mai corso per la scuderia austriaca, senza di lui quest’ultima non sarebbe mai nata.

Facciamo un viaggio nel tempo per scoprire perché.

Nel 1989, la compagnia di Dietrich Mateschitz firma un contratto di sponsorizzazione con il connazionale Gerhard Berger, pilota della Ferrari, ed entra nel mondo della Formula 1.

Un altro passo in avanti si registra nel 1995, quando Red Bull diventa lo sponsor principale della Sauber e per la prima volta può mettere il proprio logo su una monoposto di F1. 

La Sauber C14 del 1995, la prima monoposto di F1 sponsorizzata Red Bull.

Presto, però, Mateschitz capisce che non gli basta essere uno sponsor: vuole avere potere di decisione sui piloti da ingaggiare.

Il punto di svolta arriva nel 2001: Sauber preferisce il giovane e promettente Kimi Raikkonen ad Enrique Bernoldi, il candidato proposto da Red Bull. A questo punto, Mateschitz decide che, se vuole davvero avere il controllo, deve crearsi un proprio team.

I debuttanti della stagione 2001: Raikkonen, Montoya, Alonso e Bernoldi.

Così, nel novembre 2004, rileva la Jaguar per un dollaro e la rinomina Red Bull Racing.

È l’inizio della storia di una delle squadre più vincenti del nuovo millennio, che ha dominato il palcoscenico della F1 dal 2010 al 2013 con Sebastian Vettel e può tornare al vertice con Max Verstappen.

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