Le Mans 2016: Toyota a 3 minuti da un sogno

Le Mans 2016: Toyota a 3 minuti da un sogno

30 Novembre 2022 0 Di Francesco Gheza

Le Mans 2016 e il dramma di Toyota, rimarranno per sempre scolpiti nella storia di questo sport: facciamo un salto nel passato per riviverla.

Dal 2018 ad oggi, Toyota ha dominato la classifica della 24 ore di Le Mans grazie alle sue cinque vittorie consecutive, di cui quattro doppiette.

Il risultato storico, porta il costruttore giapponese  ad entrare di diritto fra i grandi protagonisti di questa gara, dietro solo a Porsche, Audi, Ferrari, Jaguar, Bentley e Ford.

Lo strapotere nipponico dell’ultimo lustro alla Le Mans è sotto agli occhi di tutto il mondo, ma facciamo un salto indietro nel tempo, a quel 2016 che è ancora ben scolpito nelle menti di Toyota e dei suoi tifosi, che ricorderanno a lungo quell’edizione come un vero e proprio incubo sportivo.

La partenza di Le Mans 2016

È il 18 giugno del 2016 e sul Circuit de la Sarthe si schierano le vetture pronte a conquistare la 24h di Le Mans.

Davanti a tutti ci sono le due Porsche 919 Hybrid, con la n.2 di Neel Jani, Romain Dumas e Marc Lieb in pole position, davanti al trio composto da Webber, Hartley, Bernhard.

La casa di Stoccarda ha scelto di affidarsi alla stessa vettura dell’anno precedente, e la scelta ha pagato con la vittoria nella gara di apertura a Sebring e il secondo posto a SPA proprio della n.2.

Dietro alle due Porsche si schierano le Toyota TS050 ibride con la n.6 di Sarrazin, Conway, Kobayashi a precedere la n.5 di Davidson, Buemi, Nakajima.

Il team del Sol Levante insegue il trionfo a Le Mans da 18 edizioni, ci è andata vicina, molto, ma non l’ha mai ottenuta.

Nonostante la velocità e l’affidabilità dimostrate nella gara di Sebring, Toyota è reduce da un ritiro e una brutta prestazione in Belgio, sintomo che ai box c’è ancora molto lavoro da fare.

Sulla quinta casella della griglia compare la prima delle due Audi R18 con al volante Lotterer, Fassler e Treluyer, mentre dietro a loro parte la gemella n.8 di Jarvis, Di Grassi, Duval che ha trionfato a SPA.

La casa dei quattro anelli ha scelto di adottare una strategia diversa da quella di Porsche, buttandosi su una vettura completamente nuova: la R18 è veloce, tanto, ma palesa alcune lacune in quanto ad affidabilità.

Le premesse per entusiasmare il pubblico ci sono tutte, a partire dalla sfida-rivincita di Porsche e Audi.

I semafori si spengono e le vetture, con un fragoroso aumento dei giri motore, affrontano le prime tornate.

Le vetture di Stoccarda scappano via, ma le Toyota rimangono in scia alle 919 Hybrid fino all’inizio della notte francese.

Le Mans 2016 e il dramma di Toyota, rimarranno per sempre scolpiti nella storia di questo sport: facciamo un salto nel passato per riviverla.

Le ore notturne e il primo colpo di scena

Durante il sopraggiungere della notte, la più veloce delle Porsche, la n.1 di Bernhard, staccata di circa 15 secondi dalla Toyota di Sarrazin, inizia ad accusare problemi di surriscaldamento e rientra ai box per un check.

Succede l’incredibile, la vettura viene portata all’interno del garage: la grande favorita per la vittoria, che fino a quel momento sembrava averne più degli altri, è condannata alle retrovie.

La lunga safety car di mezzanotte, concede alla Porsche n.2 di tornare al comando con Conway che prende la testa al posto di Sarrazin, che incalza da vicino davanti a Buemi.

Poco dopo la vettura tedesca rientra per il cambio pilota con Jani che lascia il posto a Dumas e la testa della corsa alle Toyota.

A notte inoltrata, in testa c’è la vettura giapponese n.6 di Kobayashi, Sarrazin, Conway davanti di circa un minuto alla n.5 di Buemi, Nakajima, Davidson a precedere la Porsche superstite che nel giro di poche tornate si riprende la seconda posizione.

L’oscurità passa tranquilla lasciando il posto alle prime luci dell’alba dopo un valzer di pit stop che avvantaggiano la Toyota n.5.

Le Mans 2016 e il dramma di Toyota, rimarranno per sempre scolpiti nella storia di questo sport: facciamo un salto nel passato per riviverla.
Porsche 919 Hybrid n.1: alla guida Timo Bernhard, Brendon Hartley e Mark Webber

La mattina e il problema a Kobayashi

Alle 10 del mattino Buemi precede la vettura gemella di circa trenta secondi.

L’episodio che sembra sconvolgere le gerarchie avviene alle 11.17 in punto, quando Kobayashi, intento a recuperare terreno su Lieb, va in testacoda dopo un lieve contatto con un doppiato, perdendo oltre un minuto.

Davidson guida così la gara, con un minuto di vantaggio sulla Porsche, a sua volta staccata di 70 secondi dalla Toyota di Kobayashi.

La vettura n.6 continua a perdere terreno accusando problemi alle sospensioni, pertanto Sarrazin opta per un pit stop risolutivo.

La vettura perde oltre tre giri per risolvere il problema, ma la gara delle Audi, mai realmente in lotta per la vittoria, anche a causa di un problema al turbo sulla vettura di Lotterer, Fassler, Treluyer, è così compromessa che la prima delle sue vetture è attardata di 10 giri: troppi per impensierire le ambizioni di podio della n.6.

Le ultime ore hanno poco da dire, Nakajima conduce una gara quasi perfetta, mantenendo un ottimo ritmo e un distacco ormai costante sulla Porsche n.2.

La Toyota n.6 accusa ben quattro giri di ritardo, ma si mantiene saldamente in terza posizione davanti alle Audi R18.

18 anni di fatiche, sofferenze e lavoro, stanno per ripagare quella Toyota che, malgrado non sia stata perfetta nelle prime gare della stagione, non sia stata tra le favorite e non sia stata la più veloce in pista, sta guidando in maniera impeccabile e senza accusare alcun problema da ormai diverse ore.

Quell’inferno che sembrava non volerla lasciar scappare verso la luce della vittoria, sfiorata, ma mai raggiunta, sta per terminare.

La Toyota n.5 con al volante Kazuki Nakajima imbocca il rettilineo principale per l’ultimo giro della gara, nei box i meccanici si rilassano e i sorrisi riempiono il loro viso, Toyota sta finalmente per vincere.

Le Mans 2016 e il dramma di Toyota, rimarranno per sempre scolpiti nella storia di questo sport: facciamo un salto nel passato per riviverla.

Un finale inaspettato

Certe volte il destino è crudele e beffardo, ancora una volta il fato decide di accanirsi sugli sforzi del costruttore giapponese.

La vettura inizia a rallentare vistosamente, “Toyota passa vicino al muretto per ringraziare, inizia il giro d’onore, ha molto vantaggio” si vocifera sugli spalti, ma il passo cala troppo tanto, troppo velocemente e il motore si ammutolisce proprio poco dopo aver superato la linea del traguardo.

Sulle tribune e sui divani a casa, il silenzio si fa assordante.

I secondi scorrono inesorabili e la Porsche n.2 passa e si invola verso la vittoria, mentre dal box Toyota chiedono a Nakajima di fare un reset.

Il problema viene risolto, ma è troppo tardi, Neel Jani ha già tagliato il traguardo.

Come se il destino non fosse già stato troppo crudele, le cose peggiorano: la n.5 ci ha messo troppo per finire l’ultimo giro, il suo tempo è oltre i 6 minuti previsti dal regolamento per completare un giro sul Circuit de la Sarthe, quindi il suo secondo posto è cancellato.

La vettura risulta “non classificata” e di conseguenza il secondo posto passa alla vettura gemella n.6, mentre il podio è completato dall’Audi di Duval, Jarvis e Di Grassi, che ringraziano il fato per il regalo concesso.

Dopo la gara, a mente fredda, si scoprirà che il problema è stato causato da un guasto in un collegamento nei condotti d’aspirazione fra turbo e intercooler.

Quanto distano la gloria, la felicità e i sogni?

Se chiedete a Toyota, la risposta sarà: meno di 14 km, 3 minuti e 25 secondi di tempo, il tutto in una gara, la più famosa e importante, da 24 ore.

Classifica completa della 24h di Le Mans 2016

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La Toyota n.5 ferma sul rettilineo del traguardo: il timer, impietoso, mostra quanto poco mancava alla realizzazione del sogno
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