Perché il Ricciardo visto in Messico non sarà un fuoco di paglia

Perché il Ricciardo visto in Messico non sarà un fuoco di paglia

3 Novembre 2023 0 Di Matteo Poletti

L’ottimo risultato di Ricciardo in Messico ha stupito tutti, ma non si tratta di un fuoco di paglia. Scopriamo perché l’australiano potrà continuare a fare bene nelle restanti gare del 2023.

Per Daniel Ricciardo, il weekend del Gran Premio del Messico è stato uno dei migliori da quando, nel 2021, lasciò la Renault per approdare in McLaren. Con una vettura che per tutto l’anno è rimasta relegata in fondo alla classifica costruttori (ma che in Messico era verosimilmente la quinta forza), l’australiano ha strappato una straordinaria quarta posizione in qualifica e un ottimo settimo posto in gara.

Portando a casa il miglior risultato della stagione per l’AlphaTauri, il nativo di Perth si è guadagnato anche i complimenti del suo ex team principal Christian Horner: “Sensazionale. Sembrava veder correre il vecchio Daniel”.

Il motivo per cui Ricciardo può davvero tornare a sorridere, però, non è tanto il weekend in sé, quanto il fatto che la sua performance in Messico non sembra essere un fuoco di paglia. Anche in McLaren, ad esempio, la domenica di Monza nel 2021 aveva illuso tutti che il vecchio Ricciardo fosse tornato, salvo poi constatare a malincuore l’opposto.

Una vettura adatta per il suo stile di guida?

Lo stile di guida di Ricciardo è molto diverso da quello di Tsunoda o Gasly, attorno al quale l’AlphaTauri ha sviluppato la propria monoposto per anni. In Messico, invece, per la prima volta (probabilmente da quando ha lasciato la Renault) Ricciardo ha visto una squadra che aggiustava la monoposto alle sue esigenze.

Daniel preferisce prendere le curve con una traiettoria a forma di U, portando tanta velocità all’interno della curva, anziché affrontarle con una traiettoria a forma di V, in modo più brusco, come fanno Tsunoda e Gasly. Per permettere a questo stile di guida di essere efficace, la vettura deve essere leggermente instabile al posteriore per affrontare l’entrata in curva, ma allo stesso tempo avere grip sufficiente per curvare.

Le differenze con la McLaren del 2022

La McLaren del 2022 poteva godere di molto downforce in certe condizioni, ma in altre era parecchio instabile e, di conseguenza, imprevedibile. Questo è stato letale per Ricciardo. Tuttora, in una vettura decisamente più competitiva, lo stesso Norris ammette che vorrebbe affrontare le curve con una traiettoria a forma di U ma la monoposto glielo impedisce.

Un difetto di Ricciardo è la poca predisposizione a cambiare stile di guida efficacemente per adattarsi alla macchina, come invece riescono Norris e Piastri. Tuttavia, con la giusta vettura, l’australiano riesce ancora ad esprimere tutto il suo talento.

Perché, dunque, Ricciardo non ha fatto così bene anche ad Austin? Essendo un weekend sprint, con una sola sessione di prove libere, il team aveva preferito non rischiare con il rientro dell’australiano e aveva impostato la sua vettura sul setup di Tsunoda (che ha sviluppato la macchina durante il suo infortunio). Ovviamente, però, Ricciardo non si era trovato a suo agio e aveva faticato.

Certo, è presto per trarre giudizi affrettati (l’Autodromo Hermanos Rodriguez a Città del Messico è un circuito molto atipico), ma il vecchio Ricciardo potrebbe davvero tornare in pianta stabile. Quella che era la sua kriptonite alla McLaren, l’instabilità al posteriore, ora sembra essere il suo punto di forza sull’AlphaTauri, una vettura con picchi di performance più contenuti ma molto più costante.

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