Mercedes, cosa è andato storto in Brasile?
11 Novembre 2023Il disastroso weekend di Interlagos patito dalla Stella nasce da un errore di assetto, che ha causato un degrado eccessivo delle gomme.
Proprio nel momento in cui sembrava aver ritrovato la bussola, dati i segnali incoraggianti riscontrati ad Austin e in Messico, in Brasile la Mercedes ha patito il weekend più disastroso della stagione. Questa debacle è stata definita dallo stesso Toto Wolff come il peggior fine settimana da quando lavora in Mercedes. Hamilton ha invece dichiarato, dopo la Sprint Race, di non aver mai sofferto prima un degrado simile. Le cause del tracollo sono da ricercare in un errore di assetto.
Un problema di fondo
Per evitare di incorrere in un’altra squalifica, i tecnici della Stella hanno infatti deliberato un’altezza da terra superiore a quella necessaria per rientrare nei parametri imposti dalla FIA, facendo sì che il fondo producesse meno carico aerodinamico. Per compensare il deficit di deportanza si è dovuti quindi ricorrere a delle ali più cariche, che aumentano però la resistenza all’avanzamento e hanno reso le W14 estremamente vulnerabili nei rettilinei. Inoltre, ciò non è riuscito a pareggiare i livelli ideali di downforce e ha alterato il bilanciamento della vettura, risultando in un’eccessiva usura delle gomme. Da Brackley hanno optato per una scelta così conservativa a causa del (controverso) format Sprint, che, disponendo di una sola sessione di prove libere e imponendo il regime di parco chiuso già da dopo le qualifiche del venerdì, non lascia ai team margine di errore per quanto riguarda il setup.

La ricostruzione dei fatti del weekend brasiliano
A ogni modo, a fare luce sulla questione, ci ha pensato Riccardo Musconi, responsabile delle prestazioni della Mercedes: “Il passo nel long run che abbiamo fatto nelle prove libere di venerdì mattina è stato abbastanza rassicurante. La macchina ci è sembrata buona, così non abbiamo cambiato molto e siamo andati in qualifica. Ci siamo ritrovati in terza fila e non eravamo pienamente soddisfatti, credevamo di poter ottenere qualcosa in più, ma il campanello d’allarme è scattato durante la gara sprint. Dopo i primi due giri completati a un ritmo incoraggiante, il degrado della nostra monoposto (soprattutto sull’asse posteriore) si è rivelato elevato.”
“A quel punto eravamo preoccupati in vista della gara di domenica, così abbiamo organizzato una sessione al simulatore in fabbrica, esaminando i parametri che avremmo potuto modificare tra sabato e domenica, dato che eravamo in regime di parco chiuso e non c’è molto che si possa cambiare. Speravamo di poter risolvere alcuni dei problemi riscontrati nella gara sprint, ma ciò che è emerso dai 71 giri di domenica è stato un quadro piuttosto desolante, simile a quello del sabato. Abbiamo migliorato un po’ il degrado sull’asse posteriore ma allo stesso tempo abbiamo iniziato a soffrire di sottosterzo, quindi la macchina faceva fatica ad entrare in curva.” ha proseguito l’imolese, spiegando nel dettaglio i problemi patiti dalle vetture anglo-tedesche.
Perché non hanno cambiato setup e hanno faticato con l’usura
Musconi ha poi rivelato che non hanno preso in considerazione la possibilità di modificare il setup perché, infrangendo le regole di parco chiuso, ciò avrebbe comportato una partenza dalla corsia box e ha spiegato per quale motivo sono stati così prudenti per quanto concerne l’assetto: “Cambiare il setup ci avrebbe ovviamente aiutato, ma partire dalla pit lane avrebbe comportato la necessità di dover raggiungere il gruppo e rimontare, e questo avrebbe portato ad avere ancora problemi con le gomme. Quindi da un punto di vista strategico, questa opzione era fuori discussione. Tra gli aspetti che abbiamo esaminato nel debriefing c’è la scelta di essere stati troppo conservativi con le altezze della monoposto. Il tutto è legato a quanto accaduto ad Austin e parte della risposta potrebbe essere lì.”

“Non pensiamo però che ciò spieghi il quadro completo di ciò che abbiamo visto nel fine settimana. Ancora una volta ci siamo trovati di fronte a un rebus con le gomme. Si accendevano e spegnevano in un intervallo di pochi gradi. Averle sotto controllo era davvero difficile. Non eravamo al meglio nella gestione del degrado come lo siamo normalmente.” ha aggiunto il tecnico italiano, indicando come ulteriore causa del disastro il fatto che le vetture della Stella abbiano faticato nel mettere i pneumatici nella giusta finestra di utilizzo.
Qualche lato positivo
Ma, come dice un noto proverbio, non tutti i mali vengono per nuocere. Infatti ci sono comunque delle note positive nel terribile weekend di Interlagos. In primis, la Mercedes ha capito di aver intrapreso la via migliore per quanto riguarda il 2024, avendo deciso di accantonare la filosofia della W14 e ripartendo da una nuova base. In secundis, il ritiro per surriscaldamento del motore patito da Russell non obbligherà la squadra a smarcare nuove componenti in quanto per la Power Unit che ha dato problemi il GP del Brasile era l’ultimo previsto dal programma di rotazione.
“Confermo che George aveva già nel piano originale l’utilizzo di altre Power Unit. Il motore di Interlagos era al suo ultimo fine settimana di gara. Abbiamo iniziato a vedere pressioni e temperature piuttosto preoccupanti e siamo arrivati a un punto in cui eravamo convinti che stesse per cedere. A quel punto, per evitare un possibile incendio che avrebbe comportato danni anche ad altre parti della monoposto, abbiamo deciso di ritirare la macchina.” ha concluso il responsabile delle prestazioni della Mercedes, parlando dei propulsori del #63.
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