Come Ferrari ha raggiunto la sua vittoria più importante di sempre
14 Giugno 2023Nessuno, in Ferrari, avrebbe pensato di vincere la 24 Ore di Le Mans in quel lontano (ma neanche poi così tanto) 24 Febbraio 2021, quando venne annunciata la partecipazione alla classe hypercar del WEC a partire dal 2023. Per la prima volta dopo 50 anni, la Ferrari tornava nella categoria regina del campionato endurance.
Il team dietro la 499P, che scese in pista per la prima volta a Fiorano lo scorso 6 Luglio prima di essere rivelata al mondo il 29 Ottobre, non è una squadra di rookies. AF Corse, infatti, da anni è al top nel WEC con le auto GT, ma manca il successo con i prototipi.
Anche i piloti hanno un pedigree di tutto rispetto. James Calado, Alessandro Pier Guidi e Nicklas Nielsen hanno vinto 3 titoli WEC tra LMP2 e GTE, con alcuni trionfi anche alla 24 Ore di Le Mans. Antonio Giovinazzi, oltre a un secondo posto in Formula 2, vanta 3 stagioni complete in Formula 1 con Alfa Romeo. L’omonimo Fuoco, poi, ha in curriculum un terzo posto in GP3 e nel WEC (classe LMGTE Pro assieme a Miguel Molina).

Il compito, però, non è per niente abbordabile: battere la Toyota, che dal 2018 domina incontrastata il panorama delle gare di durata. La stagione, però, inizia bene. Fuoco, con la vettura #50, ottiene la pole nella 1000 Miglia di Sebring, round inaugurale. In gara, invece, non c’è storia e bisogna accontentarsi di un terzo posto alle spalle delle due Toyota. I compagni della #51, partiti dalla quarta piazza, non vanno oltre il settimo posto, staccati di ben 11 giri.
Fuoco e compagni ottengono un altro podio a Portimao, questa volta al secondo posto, mentre la #51 arriva solo sesta. A Spa-Francorchamps, però, Giovinazzi, Pier Guidi e Calado arrivano terzi, conquistando il primo podio stagionale, mentre Fuoco sbatte e la #50 è costretta al ritiro. Fin qui, in ogni caso, le Toyota hanno portato a casa ogni round.

Ma ora arriva Le Mans. Già dalle prove, la 499P sembra più a suo agio sul circuito della Sarthe rispetto agli altri tracciati visitati finora. Le qualifiche lo dimostrano, con Fuoco che ottiene la sua seconda pole stagionale e la #51 che completa una prima fila tutta rossa. Ma la gara è ben altra storia. I tre round finora disputati non arrivano, sommati, alla durata della classica francese. Un progetto così giovane, poi, potrebbe peccare di affidabilità.
La gara parte e, come volevasi dimostrare, la #50 è presto fuori dai giochi: un problema tecnico fa perdere all’equipaggio di Fuoco, Molina e Nielsen ben 6 giri. Intorno alla mezzanotte, poi, la #51 perde il comando quando Pier Guidi si insabbia. Gli stint successivi dei due italiani Pier Guidi e Giovinazzi, però, riescono a riportare la vettura al comando con un discreto margine, nonostante un problema al pitstop che ha fatto perdere più di un minuto.
A due ore dalla fine, con l’incidente di Hirakawa, la vittoria sembra avvicinarsi sempre di più, finché a 20 minuti dalla bandiera a scacchi un altro problema al pitstop (questa volta più breve) tiene di nuovo tutti con il fiato sospeso. Risolto in breve tempo, la Ferrari può festeggiare una vittoria a Le Mans che mancava da 58 anni.

Questa non è solo una semplice vittoria. Questa è la vittoria più importante nella storia della Ferrari. Non ha solo posto fine al dominio Toyota a Le Mans, ma è arrivata con un equipaggio più italiano che mai. Dalla morte di Enzo Ferrari nel 1988, nessun successo in Formula 1 (paragonabile alla top class delle hypercar nel WEC) è arrivato con un team principal o un pilota italiano (alla guida del team vincitore del mondiale costruttori 2008 c’era Stefano Domenicali, ma dubito che quell’annata sia etichettata come di successo dal Cavallino).
L’ultimo mondiale italiano della Ferrari risale al 1953 con Alberto Ascari, l’ultima vittoria italiana al 1985 con Michele Alboreto. Da quel momento, tutti i successi sono arrivati grazie a personaggi stranieri. La vittoria della 499P a Le Mans, ha tra i suoi artefici principali Antonello Coletta nel ruolo che si può paragonare al team principal in Formula 1 (responsabile dell’attività GT) e due piloti italiani (Pier Guidi e Giovinazzi). Dopo anni difficili, la Ferrari a Le Mans ha riportato l’Italia dove merita di stare: sul tetto del mondo.